IL ’68 … Pasolini e il Movimento (capitolo XXXVII)
[…] “Avete facce di figli di papà. Vi odio come odio i vostri papà. Buona razza non mente. Avete lo stesso occhio cattivo. Siete pavidi, incerti, disperati (benissimo!) ma sapete anche come essere prepotenti, ricattatori, sicuri e sfacciati: prerogative piccolo-borghesi, cari.” “Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti! Perché i poliziotti sono figli di poveri. Vengono da periferie, urbane o contadine che siano. Quanto a me, conosco assai bene, il loro modo di essere stati bambini e ragazzi, le preziose mille lire, il padre rimasto ragazzo anche lui, a causa della miseria, che non dà autorità. La madre incallita come un facchino, o tenera, per qualche malattia, come un uccellino; i tanti fratelli; la casupola tra gli orti con la salvia rossa (in terreni altrui, lottizzati); i bassi sulle cloache; o gli appartamenti nei grandi caseggiati popolari, ecc. ecc. E poi, guardateli come si vestono: come pagliacci, con quella stoffa ruvida che puzza di rancio fureria e popolo. Peggio di tutto, naturalmente, è lo stato psicologico cui sono ridotti (per una quarantina di mille lire al mese): senza più sorriso, senza più amicizia col mondo, separati, esclusi (in una esclusione che non ha eguali); umiliati dalla perdita della qualità di uomini per quella di poliziotti (l'essere odiati fa odiare). Hanno vent'anni, la vostra età, cari e care. Siamo ovviamente d'accordo contro l'istituzione della polizia. Ma prendetevela contro la magistratura, e vedrete! I ragazzi poliziotti che voi
per sacro teppismo (di eletta tradizione risorgimentale) di figli di papà avete bastonato, appartengono all'altra classe sociale. A Valle Giulia, si è così avuto un frammento di lotta di classe: e voi, amici (benché dalla parte della ragione) eravate, i ricchi, mentre i poliziotti (che erano dalla parte del torto), erano i poveri". "Una sola cosa gli studenti realmente conoscono: il moralismo del padre magistrato o professionista, la violenza conformista del fratello maggiore (naturalmente avviato per la strada del padre), l'odio per la cultura che ha la loro madre, di origini contadine, anche se già lontane. Questo, cari figli, sapete. E lo applicate attraverso due inderogabili sentimenti: la coscienza dei vostri diritti (si sa, la democrazia prende in considerazione solo voi) e l'aspirazione al potere. Si, i vostri slogan vertono sempre la presa di potere". “Sì, i vostri orribili slogan vertono sempre sulla presa di potere. Leggo nelle vostre barbe ambizioni impotenti, nei vostri pallori snobismi disperati, nei vostri occhi sfuggenti dissociazioni sessuali, nella troppa salute prepotenza, nella poca salute disprezzo (solo per quei pochi di voi che vengono dalla borghesia infima, o da qualche famiglia operaia questi difetti hanno qualche nobiltà: conosci te stesso e la scuola di Barbiana!) Riformisti!” "Ecco, gli Americani, vostri adorabili coetanei, coi loro sciocchi fiori, si stanno inventando, loro, un linguaggio rivoluzionario 'nuovo'! Se lo inventano giorno per giorno! Ma voi non potete farlo perché in Europa ce n'è già uno: potreste ignorarlo? Sì, voi volete ignorarlo (con grande soddisfazione del 'Time' e del 'Tempo'). Lo ignorate andando, con moralismo provinciale, 'più a sinistra'. Strano, abbandonando il linguaggio rivoluzionario del povero, vecchio, togliattiano, ufficiale, Partito Comunista, ne avete adottato una variante ereticale ma sulla base del più basso idioma referenziale dei sociologi senza ideologia. Così parlando, chiedete tutto a parole, mentre, coi fatti, chiedete solo ciò a cui avete diritto (da bravi figli borghesi): una serie di improrogabili riforme, l'applicazione di nuovi metodi pedagogici, e il rinnovamento di un organismo statale. Bravi! Santi sentimenti! Che la buona stella della borghesia vi assista!" […]
Abbiamo deciso di non infierire su Pasolini dato che la sua poesia è stata smentita dalla storia. Tuttavia pensiamo che Pasolini, prima di scriverne un’altra, debba conoscere un po’ meglio i giovani di cui parla, andando per esempio sulle barricate (le occasioni non mancano, in tutta Europa), oppure leggere qualche riga. Citeremo un classico, per brevità, perché i classici sono chiari e risparmiano parole inutili. Lenin, ai primi del secolo nel Che fare?: «La dottrina del socialismo è sorta da quelle teorie filosofiche, storiche, economiche, che furono elaborate dai rappresentanti colti delle classi possidenti, gli intellettuali. Dal punto di vista sociale, i fondatori del socialismo scientifico contemporaneo, Marx ed Engels, erano degli intellettuali borghesi […]». Vorremmo inoltre che Pasolini rivolgesse speciale attenzione a questa frase: «Avevamo dunque contemporaneamente un risveglio spontaneo delle masse operaie, risveglio alla vita e alla lotta cosciente, e la presenza di una gioventù rivoluzionaria che, armata della teoria socialdemocratica, nutriva il desiderio ardente di avvicinarsi agli operai» […]. Quanto ai poliziotti, beh, Pasolini dovrebbe sapere che cos’è lo stato. E se non lo sa, dovrebbe leggersi Stato e rivoluzione di Lenin, dove si spiega abbastanza chiaramente come fa un’infima minoranza di sfruttatori a dominare più classi sfruttate.
Comunicato studentesco pubblicato in Vi odio cari studenti
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