La strage degli studenti di piazza delle Tre Culture fu il momento più alto e più tragico del ’68 messicano. Oggi la si ricorda come “la noche triste”.
La scintilla che fece esplodere il ’68 a Città del Messico fu come sovente accade per i grandi incendi, minore. Il 22 luglio scoppia una bagarre fra studenti di due licei rivali che si contendevano una ragazza. Intervennero i granaderos, il corrispettivo dei carabinieri, con la solita selvaggia brutalità. Una settimana dopo Messico era in fiamme. Era stato fra l’altro violato uno dei sacri principi della “democrazia” messicana; l’autonomia della università e delle scuole, da sempre considerati luoghi franchi dove polizia ed esercito non potevano intervenire. Il 30 luglio l’esercito, nel frattempo chiamato a sistemare le cose dal presidente Diaz Ortaz, investì a colpi di bazooka
Il 18 settembre l’esercito espugna il campus dell’Università autonoma, il rettore Javier Barros Sierra, protesta e si dimette. Gli arresti fra studenti e professori si contano a centinaia sulla base dell’accusa di “attività antisociali e probabilmente criminali”. L’inglese Daily Telegraph scrive che essi hanno ormai tutte le apparenze di una guerra civile in piena regola.
Nella notte fra il 2 e 3 ottobre gli studenti convergono verso piazza delle Tre Culture per chiedere il ritiro dei soldati dal Politecnico, anch’esso occupato manu militari. “A Tlateloco piazza che fu la tomba di indios e conquistadores, si chiude la trappola. L’esercito blocca tutte le uscite con carri e mitragliatrici. Sullo spiazzo, pronti al sacrificio si accalcano gli studenti. Chiude la morsa un muro compatto di fucili con la baionetta innestata. Le luci di bengala, uno verde e uno rosso, danno il segnale”.
Il ministro della difesa parlerà di “franchi tiratori” che hanno cominciato a sparare dalle finestre del ministero degli esteri e dell’opera di “agitatori professionali” che hanno costretto l’esercito a reagire. Ma l’inviato del New York Times scriverà che le truppe hanno preso a sparare su quella che era stata una pacifica manifestazione degli studenti nella piazza.
(Non si conosce il numero esatto delle vittime. Nonostante le cifre fornite da fonti al momento della strage, il governo parlò di 34 morti, ma le stime più attendibili indicano oltre 300 le vittime. Nel secolo XVI Tlatelolco era già stato luogo di un massacro compiuto dai conquistadores spagnoli e i loro alleati indigeni contro gli aztechi il 13 agosto 1521, durante il quale vennero uccise circa 40.000 persone, decretando de facto la fine della civiltà azteca e il termine della guerra di conquista spagnola).
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