Translate

giovedì 27 giugno 2019

L'anarchismo antiorganizzatore

Come è noto, la critica di Bakunin nei confronti dell'Internazionale marxista coinvolge i concetti di autorità, burocrazia e centralismo, tutti elementi ritenuti dannosi per il movimento rivoluzionario. Da lì in avanti gli anti-autoritari dibattono e sviluppano ulteriormente il tema dell'organizzazione.
La sezione italiana della Prima internazionale è una associazione allo stesso tempo socialista, anarchica, comunarda, collettivista, atea, rivoluzionaria e federalista. Organizza diversi congressi regionali tra il 1871 e il 1880, anche se dal 1880 è indebolita a causa della continua repressione. Include quattro diverse tendenze: l'evoluzionista, la socialista rivoluzionaria, la comunista anarchica, l'individualista.
L'anarchismo nasce dalle sue ceneri, è un movimento plurale che comprende militanti favorevoli all'organizzazione, oltre ai cosiddetti anti-organizzatori, individualisti e amanti della “propaganda del fatto”.
Un processo di organizzazione in “partito”, come lo definisce anche Malatesta, nel senso di “associazione fra anarchici”, comincia al congresso di Capolago del 1891. È però una dinamica lenta e Capolago è una tappa di un cammino molto lungo e difficile: il convegno nazionale successivo si sarebbe svolto sedici anni dopo a Roma (1907), e dopo di esso sarebbero passati altri otto anni prima di un nuovo appuntamento nazionale (Pisa, gennaio 1915). La fine della prima guerra mondiale e la rivoluzione russa sono tra i fattori che contribuiscono ad accelerare il processo di organizzazione: alla fine degli anni Dieci si tengono vari convegni e congressi che sfociano nella fondazione dell'Unione comunista anarchica italiana nel 1919, che diventerà l'Unione anarchica italiana nel 1920.
La maggioranza degli anarchici italiani è anti-organizzatrice fino alla fine degli anni Dieci e molti anche dopo. Bisogna dire però che da una parte costoro, nonostante tale definizione, non rifiutano di organizzarsi, dall'altra grosse differenze li separano dagli individualisti, cui spesso vengono erroneamente accomunati. Questi ultimi sono influenzati dalle idee di Max Stirner, spesso mescolate con influenze nicciane. Più che Stirner e Nietzsche a formare il retroterra politico degli anti-organizzatori sono invece Bakunin, Kropotkin, Gori, Reclus ecc. Al contrario degli individualisti, gli anti-organizzatori riconoscono il valore dell'azione collettiva e il ruolo del proletariato nel processo rivoluzionario.
Anche se il tema dell'organizzazione è sempre oggetto di dibattito nel movimento, ben pochi anarchici rifiutano nei fatti il concetto di organizzazione. Infatti gli antiorganizzatori negano la validità di qualsiasi struttura formale stabile e continua perché in essa vedono i primi segni dell'elitismo e della burocrazia, ma ciò non toglie che essi ritengano utile organizzarsi praticamente per migliorare la propria azione rivoluzionaria. 

Nessun commento:

Posta un commento