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giovedì 6 maggio 2021

Max Stirner in birreria

Max Stirner era il suo nome di battaglia, in realtà il suo vero nome era Johann Kaspar Schmidt, nato il  25 ottobre 1806 a Bayreuth. Il suo pseudonimo di Stirner è un soprannome dovuto alla sua fronte pronunciata  (Stirn in tedesco). Nome conservato per L’unico e la sua proprietà e le sue altre  produzioni. Max amava frequentare il  famoso gruppo del circolo berlinese  dei « Liberati ». Un particolare gruppo davvero questo circolo o federazione che teneva le sue riunioni  presso un certo Hippel, barista famoso per la buona qualità delle bevande ch'egli preparava e la cui casa era situata in una delle vie più frequentate della Berlino di  allora. Senza statuto, senza presidente si disprezzavano tutte le correnti critiche e ci si faceva beffe di ogni tipo di censura. Qui si svolgevano discussioni molto appassionate in mezzo al fumo che emanavano le lunghe pipe di maiolica ben conosciute da coloro che hanno frequentato le birrerie al di là del Reno; si discuteva vuotando molti gotti di birra. Qui s'incontravano e si affiancavano svariati tipi umani, i frequentatori fissi e il circolo intimo, fedeli al loro posto per degli  anni, infine c'erano degli ospiti saltuari che venivano, se ne andavano, tornavano, sparivano. Per comprendere bene la storia di questo gruppo, che è fino a un certo punto anche il  luogo di nascita de L’Unico e la sua proprietà, bisognerebbe mettersi nei panni del  mondo intellettuale  tedesco dal 1830 al  1850. La Germania era allora sconvolta da cima a fondo, sia dalla critica della religione — la Vita di Gesù di Strauss è di questo periodo — sia dalle aspirazioni verso la libertà politica che dovevano concludersi con la rivoluzione tedesca del 1848. Presso i «Liberati» si  discuteva  di tutto e  su tutto: su la politica, sul socialismo (nella sua forma comunista), sull'antisemitismo (che cominciava ad affermarsi), sulla teologia, sul concetto di autorità. Dei teologi come Bruno Bauer si frequentavano con dei giornalisti liberali, dei poeti, degli scrittori, degli studenti felici di sfuggire all'insegnamento accademico e persino  qualche ufficiale capace  di parlare di  altri argomenti oltre che di cavalli e di donne e dotato d'abbastanza tatto per lasciare arroganza e frustino sulla porta. Si scorgeva anche qualche donna del bel mondo. Marx ed Engels lo frequentarono, ma non vi si trattennero. Scioperati e iconoclasti  com'erano, i «Liberati» non ebbero mai buona stampa, né buona fama. Si è insinuato  che presso Hippel  si svolgessero sempre delle vere e proprie  orge alla tedesca. Uno dei loro visitatori occasionali, Arnold Ruge gridò loro un giorno: «voi volete essere dei liberati e non notate nemmeno la melma puzzolente dove vi siete tuffati.  Non è  con delle sconcezze che si liberano gli uomini e i popoli. Purificate voi stessi  prima di accingervi  a un tale compito». Max Stirner frequentò per dieci anni i « Liberati ». Egli vi portava il suo sorriso ironico, lo sguardo  sognatore  e  penetrante che emettevano, dietro gli occhiali d'acciaio, i suoi  occhi blu.  



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