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giovedì 26 gennaio 2023

Il rosso e il nero sulle bandiere anarchiche I°

L’Internazionale anarchica aveva una sua specificità anche nei colori: sempre richiamandosi alla bandiera della Comune – “diventata ora il vessillo intorno a cui si raccolgono tutti i socialisti rivoluzionari”, gli internazionalisti italiani vi avevano aggiunto il nero. L’ultimo proclama del Comitato italiano per la rivoluzione sociale aveva chiamato alla rivolta proprio sotto quell’insegna: “Compagni operai! E giunto il momento di vendicarci di tutte le oppressioni patite! Il vessillo sotto cui schierarci e vincere è rosso e nero. Egli significa: Morte ai tiranni e pace agli oppressi! Come i nostri nemici non ci daranno quartiere, noi non lo daremo a loro! Viva la rivoluzione sociale!” L’8 aprile 1877 la banda del Matese entrò a Letino spiegando una grande bandiera rosso-nera, che fu poi innalzata sulla croce sovrastante la piazza. Arrestata la banda, vennero trovate fra i suoi materiali bandiere e coccarde rosse e nere2. A Rimini nel 1880 l’anniversario della Comune fu commemorato con una beffa alla polizia, inalberando sull’arco di Tito “le drapeau rouge et noir de l’Internationale”. A distanza di vent’anni i militanti ricordavano che nella prima grande agitazione dei lavoratori della carta nelle Marche del 1884 era stata issata la bandiera rosso-nera dell’Internazionale. A quell’epoca l’Internazionale come organizzazione è quasi estinta5 e varie sono le direzioni in cui gli internazionalisti cercano di operare, volgendosi alcuni – e basti ricordare Costa – al socialismo evoluzionista, permanendo altri nell’indirizzo anarchico, a lungo fedele al nome stesso dell’Internazionale. Il rosso e il nero li seguono entrambi, anarchici e socialisti. Dal carcere di Livorno dov’era rinchiuso, nel luglio 1890 Gori sognava l’antica bandiera, insegna di un viaggio travagliato verso una luminosa meta: Correa la nave sotto plumbeo cielo / [...] Su l’albero maestro una bandiera / – rossa tra lembi neri – sventolava / sanguigna sotto i lampi, e gloriosa / sfidante il nembo. E la rivista cui egli stesso collaborava, “Il pensiero” di Roma, così esaltava quei colori, qualche anno dopo: “I prosciolti d’ogni patria della miseria e della tirannide, di questa idea rossa come l’aurora invincibile, e di questo sudano nero come la sciagura umana, sappiano farsi la simbolica bandiera della liberazione”. Ma quando gli anarchici stessi vorranno distinguersi con le proprie associazioni, i loro nuovi circoli, muteranno la disposizione dei colori, e la loro bandiera sarà nera, talora con bordi e iscrizioni rossi: nera come la bandiera della rivolta di Lione o del lutto di Parigi nel giorno della capitolazione ai prussiani e come “le drapeau noir crêpe de sang” di Louise Michel, divenuta anarchica dopo il fallimento della Comune. Dietro un’insegna simile – “la bandiera nera orlata di rosso” della Federazione anarchica rivoluzionaria – gli anarchici romani entrarono nella piazza di Santa Croce in Gerusalemme il 1° maggio 1891, che fu segnato dai sanguinosi scontri con la polizia. Queste bandiere, le cui iscrizioni esprimevano la negazione della società esistente – Demolizione, Né un soldo né un soldato / Né padroni né servi, Né dio né padrone – o l’utopia del futuro – Germinal, Società senza capi – facevano risaltare con il colore stesso la posizione di volontario isolamento che gli anarchici – sia individualisti sia associazionisti – avevano assunto anche rispetto alle forze organizzate del movimento operaio, in particolare i socialisti, che conducevano la loro lotta all’interno del sistema. Erede del grande sforzo organizzativo della Prima Internazionale, attraverso la filiazione marxista rappresentata dal gruppo Bignami-Gnocchi Viani, il Partito socialista ne ricevette anche gli antichi colori. Se le prime organizzazioni socialiste, infatti, avevano esitato a riprendere ufficialmente il rosso, per non attirarsi misure repressive – la bandiera del Partito operaio italiano, infatti, era internazionalista più nel motto L’emancipazione dei lavoratori deve essere opera dei lavoratori stessi che nei colori, bianco e nero alternati a strisce, e quella del Partito socialista rivoluzionario di Romagna era verde “per evitare gli assalti della PS” – esse continuarono tuttavia a richiamarsi, almeno idealmente, al rosso della Comune e al rosso e nero dell’Internazionale. 


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