L'atto formale di uscita di Merlino dal movimento anarchico si ebbe con una lunga e giustamente famosa polemica con Malatesta che, iniziatasi nel gennaio 1897, proseguì su vari giornali per tutto il corso dell'anno (5). Partita da un invito rivolto da Merlino agli anarchici perché abbandonassero il tradizionale astensionismo e partecipassero alle elezioni, la polemica si allargò man mano ad altri temi, investendo tutta la problematica dell'anarchismo e della democrazia. Nonostante la passione che li animava, i protagonisti riuscirono a mantenere il dibattito su un tono elevato di confronto teorico, evitando con eleganza ogni facile scadimento personalistico. Merlino, disilluso sul movimento anarchico e incalzato dalla sua esigenza di concretezza, sottopose il suo contraddittore a un bombardamento di quesiti e di obiezioni. Influiva forse sul suo atteggiamento la difficile situazione politica italiana di fine secolo, caratterizzata da un attacco repressivo alle libertà statutarie fondamentali, di fronte al quale sembrava a molti naturale fare fronte comune tra tutti i partiti e i movimenti della sinistra, accantonando temporaneamente i contrasti ideologici. Non vanno escluse poi le suggestioni che potevano derivare dal successo che le posizioni socialdemocratiche sembravano ottenere su scala europea. Malatesta intuì la sincerità di intenzioni del vecchio amico, riconobbe che esso sollevava dei problemi reali con cui non si poteva fare a meno di confrontarsi, e colse l'occasione della polemica per stabilire alcuni punti fermi che servissero di chiarificazione e di orientamento per i compagni. Malatesta si rendeva conto che, al di là dell'apparente somiglianza dei percorsi politici, con Merlino non ci si trovava di fronte a un nuovo caso Costa. A parte ogni considerazione sulla levatura intellettuale dell'uomo, in questo caso non c'era un partito costituito o da costituire, e del resto l'anarchismo aveva ormai acquisito una robustezza e uno spessore teorico sufficiente per assorbire senza traumi e lacerazioni una perdita pure dolorosa quale quella di Merlino. Rileggendo i documenti della polemica, respirando il clima di relativa serenità in cui essa si svolse, si ha l'impressione di assistere a uno sforzo comune di sviscerare il complesso groviglio degli stessi problemi, collocandosi i protagonisti uno all'interno e l'altro all'esterno, ma muovendo da ispirazioni vicine più che opposte. L'uscita di Merlino dal movimento anarchico, per i modi e i termini nei quali venne espressa, non comportò la fine dei rapporti di amicizia e di rispetto con i vecchi compagni. Questi rapporti vennero anzi rinsaldati nel tempo per la generosa disponibilità sempre manifestata da Merlino nell'assumere la difesa legale degli anarchici, come avvenne dopo il regicidio di Monza, con la coraggiosa accettazione della difesa di Bresci (rifiutata invece da Filippo Turati).
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