Translate

giovedì 6 aprile 2023

Reclus gli anarchici e i marxisti – parte II°

Il marxista che studiò di più Reclus fu Giorgio Plechanov nell'articolo in russo E. Reclus teorico dell'anarchismo. Plechanov constatava che nel 1906 Evoluzione, Rivoluzione e Ideale anarchico (pubblicato nel 1897) era alla sua sesta edizione e dichiarava: "non c'è motivo di meravigliarsi per questo successo dovuto alla fama ed al talento letterario di Reclus. Ma occorre analizzare i punti deboli del libro che sono anche quelli dell'anarco-comunismo". La prima critica di Plechanov verte sulla definizione che Reclus dà dell'evoluzione e della rivoluzione. Plechanov la rigetta, insistendo soprattutto sulla concezione di Reclus che citava Linneo, secondo cui la natura non fa salti. Al contrario, secondo Hegel, "la natura compie salti". Plechanov critica la visione dell'eroe di Reclus. Quest'ultimo non scriveva forse: "Se da un lato vediamo l'uomo isolato sottoposto alla influenza della società intera colla sua morale tradizionale, la sua religione, la sua politica, dall'altro noi assistiamo allo spettacolo dell'individuo libero che, per quanto limitato nello spazio e nella durata delle epoche, riesce tuttavia a lasciare la sua impronta personale sul mondo che lo circonda. È facile ritrovare distintamente nella storia la traccia di migliaia e migliaia di eroi che han saputo cooperare personalmente in modo efficace all'opera collettiva della civiltà. Senza voler qui esagerare il valore proprio dell'uomo divenuto cosciente delle sue azioni e risoluto ad utilizzare la sua forza nel senso del suo ideale, è certo che quest'uomo rappresenta tutto un mondo in confronto a mille altri che vivono nel torpore di una semi-ebbrezza o nel sonno assoluto del pensiero e che arrancano senza la minima rivolta interiore nelle file di un esercito o in una processione di pellegrini. A un dato momento, la volontà di un uomo può intralciare il moto di panico di tutto un popolo". Pur riconoscendo che Reclus respinge la confusione possibile di questi eroi con una gerarchia, una aristocrazia e che si oppone alle "élites", al potere, Plechanov domanda "Ma allora gli ideologi da dove prendono le idee? È impossibile andare oltre nell'idealismo". In realtà, Plechanov non ha voluto cogliere il fatto che Reclus respinge il determinismo e dimostra coi fatti che la seduzione religiosa è sempre presente, malgrado l'annuncio della sua scomparsa da parte degli enciclopedisti del XVIII secolo: "Storicamente, il terrore dell'ignoto, origine della Religione, mi pare abbia preceduto il regime della proprietà privata. Se l'uomo fatica tanto a rivoltarsi contro l'ingiustizia, è perché si sente sempre dominato dal mistero". Plechanov sembra leggere Reclus all'inverso. Laddove Reclus sottolinea la potenza della reazione, la fragilità delle illusioni, Plechanov conclude: "Il fondamento di tutta questa argomentazione favorisce un'idea, ossia che in fin dei conti l'intelligenza trionferà sempre". Plechanov assimila Reclus ad un enciclopedista del XVIII secolo, senza voler vedere che Reclus li critica ed è diversissimo da loro e, ritiene che abbia scritto in sociologia delle "puerili impotenze" ripetendo il "grande errore" dell'anarchismo. Infine, Plechanov ritiene Reclus un antimarxista e cita il seguente testo: "Così, vedete com'è stata trattata quest'individualità poderosa, Marx, in onore del quale dei fanatici, a centinaia di migliaia, alzano le braccia al cielo, promettendo di osservare religiosamente la sua dottrina! Tutto un partito, tutto un esercito con parecchie dozzine di deputati al Parlamento tedesco, non interpretano forse adesso questa dottrina marxista proprio in senso contrario al pensiero del maestro? Egli dichiarò che il potere economico determina la forma politica delle società e adesso si afferma a suo nome che il potere economico dipenderà da una maggioranza di partito nelle assemblee politiche". Ma Plechanov interrompe questo testo che così prosegue: "Egli (Marx) proclamò che lo Stato, per abolire il pauperismo, deve abolire se stesso poiché l'essenza del male sta nell'esistenza stessa dello Stato. E ci si mette devotamente alla sua ombra per conquistare e dirigere lo Stato! Certo, se la politica di Marx dovesse vincere, sarà, come la religione del Cristo, a condizione che il maestro, in apparenza adorato, venga rinnegato nella pratica". Si deve diffidare non solo del potere già costituito, ma anche di quello che è in germe. "Le rivoluzioni sono sempre state a duplice effetto: si può dire che la Storia offra in ogni cosa il suo diritto e il suo rovescio".



Nessun commento:

Posta un commento