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giovedì 30 maggio 2024

L’Anarchia nel XX secolo – Parte XXII

1921 

8 febbraio - Muore a Mosca Petr Kropotkin, figura ormai storica (era nato nel 1842) dell'anarchismo russo e internazionale. Di famiglia nobiliare, aveva aderito giovanissimo al movimento rivoluzionario e scelto l'esilio e scritto numerose opere per diffondere gli ideali libertari, ma nel 1914, per il suo appoggio alla causa degli alleati, era stato abbandonato  dalla maggioranza degli anarchici. Tornato dall'Inghilterra in Russia nel marzo 1917 dopo 40  anni d'esilio non si riconobbe nel mutato clima politico. Per seguire i suoi funerali gli anarchici vennero rilasciati e subito dopo rinchiusi in galera. 

23 marzo - Scoppia una bomba al teatro Diana di Milano, ritrovo della borghesia spensierata; numerosi i morti e i feriti. Agenti provocatori (forse inseriti dal questore Gasti in un gruppo di anarchici individualisti) hanno indotto gli attentatori a rispondere in tal modo alle continue violenze fasciste contro le organizzazioni socialiste; pare che al primo piano sopra il teatro si riunisca un gruppo di picchiatori fascisti. Forse la bomba è diretta proprio al questore che però quella sera è assente. I fascisti ne approfittano per scatenarsi; vengono assalite e distrutte sedi sindacali e di sinistra, tra cui la redazione del giornale "Umanità Nova". La polizia intanto procede ad arresti in massa tra gli anarchici. 

 
Marzo - Sanguinosa repressione della rivolta dei marinai di Kronstadt contro la dittatura bolscevica, nel quadro dello sviluppo e del rafforzamento dello stato sovietico voluto da Lenin e Trotzki. Cibo e combustibili insufficienti, sospensione delle licenze, amministrazione  burocratica  della flotta, avevano fatto si che nel gennaio del 1921 non meno di 5000 marinai del Baltico dessero le dimissioni dal partito comunista.  Nel febbraio Kronstadt, base navale del golfo di Finlandia, è matura per la rivolta, che scoppia alla fine del mese non tanto per le macchinazioni di cospiratori emigrati e di agenti occidentali (come sostengono i bolscevichi) quanto per l'eco suscitata in Kronstadt dalle sollevazioni contadine in tutto il paese e dalle azioni degli operai affamati nella vicina Pietrogrado. Le parole d'ordine dei rivoltosi («onore e gloria della rivoluzione», come li aveva definiti Trotzki nel 1917) sono «liberi soviet» e «abbasso il potere dei commissari ». Si mescolano nella rivolta  istanze libertarie e richieste di migliori condizioni di vita. Mentre non vengono presentate prove convincenti di contatti con i controrivoluzionari, Lenin ammette al X congresso del partito (15 marzo) che a Kronstadt «non vogliono né guardie bianche né il nostro potere». Egli considera la rivolta (che in pubblico insiste nel dichiarare «organizzata dai russi bianchi in esilio») come un segno del profondo fossato che divide ormai il suo partito dal popolo russo. E Trotzki  stesso, comandante dell'Armata rossa, ammetterà nel 1940 poco prima di morire: «È sufficiente dire che tutto ciò che il governo russo fu obbligato a fare contro Kronstadt fu un'atroce necessità; è evidente che il governo rivoluzionario non poteva permettersi di regalare Kronstadt ai marinai insorti della fortezza che protegge Leningrado, per il solo fatto che tra loro esistevano alcuni anarchici e socialisti rivoluzionari  di dubbie intenzioni, alla testa di un pugno di contadini reazionari e di soldati in rivolta. Analoghe considerazioni valgono anche per Makhno e per altri elementi potenzialmente rivoluzionari e che, probabilmente, avevano le migliori intenzioni, ma che agivano in modo nettamente negativo». L'assalto finale contro Kronstadt è sferrato dal maresciallo Tukacevski il 17 marzo e termina  con un'audace vittoria sul ghiaccio. Una  parte dei ribelli fugge in Finlandia, altri si lasciano fucilare gridando «Viva la  rivoluzione mondiale»; alcuni gridano «Viva l'internazionale comunista!». Centinaia di prigionieri sono condotti a Pietrogrado e consegnati alla Ceka, «che alcuni mesi più tardi li fucilava  ancora a piccoli gruppi, stupidamente e criminalmente » (Victor Serge, Memorie di un rivoluzionario) Per evitare altre rivolte il potere bolscevico decide di eliminare gli anarchici di Pietrogrado, Mosca, Kharkov e Odessa. In settembre saranno fucilati nella prigione della Ceka di Mosca Fanya Baron e altri otto anarchici. Per togliere la base materiale del malcontento Lenin adotterà la Nuova Politica Economica (NEP). 

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TEMPI MODERNI

Nell'epoca in cui sarti e barbieri hanno ancora un'enorme importanza e ci si guarda con piacere allo specchio, si immagina anche sovente un luogo dove si vorrebbe passare la vita, o almeno un luogo dove sarebbe di stile vivere, pur sentendo magari che non ci si starebbe volentieri. Così da tempo si è giunti necessariamente al concetto di una specie di città super-americana, dove tutti corrono o s'arrestano col cronometro in mano. Aria e terra costituiscono un formicaio, attraversato da vari piani delle strade di comunicazione. Treni aerei, treni sulla terra, treni sotto la terra, posta pneumatica, catene di automobili sfrecciano orizzontalmente, ascensori velocissimi pompano in senso verticale masse di uomini dall'uno all'altro piano di traffico; nei punti di congiunzione si salta da un mezzo di trasporto all'altro e il loro ritmo che tra due velocità lanciate e rombanti  ha una  pausa, una sincope, una piccola fessura di venti secondi, succhia e inghiotte senza considerazione la gente, che negli intervalli di quel ritmo universale riesce appena a scambiare in fretta due parole. Domande e risposte ingranano come pezzi di una macchina, ogni individuo ha soltanto compiti precisi, le professioni sono raggruppate in luoghi determinati, si mangia mentre si è in moto, i divertimenti sono radunati in altre zone della città, e in altre ancora sorgono le torri che contengono moglie, famiglia, grammofono, e anima. 

 

LA MUSICA E IL CORPO

Vi sono relazioni molto importanti fra il corpo e la musica. E sono cose alle quali oggi si fa particolare attenzione. Si è sempre trascurato questo aspetto, ma credo sarebbe importante approfondirlo, innanzitutto perché c'è un dominio comune, nel quale la musica e il corpo sono, per dir così, "parti interessate": la danza. La musica è fatta per la danza, anzi è danza allo stato nascente. Non a caso una parte della musica  europea e straniera è nata proprio da questa partecipazione del corpo, perché il ritmo è un elemento essenziale della musica che, al contempo, interessa direttamente anche il corpo. È  il corpo, dunque, il luogo d'incontro della musica e della danza. Peraltro nella musica l'elemento ritmico e metrico implica una partecipazione del corpo e dei suoi organi. In certi casi si batte involontariamente, istintivamente il piede, senza nemmeno accorgersene. E poi si è trasportati dalle onde, dalle onde musicali, che implicano la presenza del corpo. Ma anche per un altro aspetto il corpo fa comodo e gioca un ruolo importantissimo. Come sappiamo, l'uomo ha l'angoscia della morte, perché - ora direi, in modo differente - l'uomo ha paura di tutto ciò che è invisibile, e cerca costantemente di rendere visibile ciò che non lo è. Ora, la musica è invisibile, perché è qualcosa che si sviluppa nel tempo – che è impalpabile e imponderabile. È questo il suo paradosso, in quanto arte del tempo.


giovedì 23 maggio 2024

L’Anarchia nel XX secolo – Parte XXI

1920 

5 maggio - Vengono arrestati nel Massachusetts gli anarchici italiani Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, accusati dell'assassinio di un cassiere e di una guardia di una banca avvenuto tra Bridgewater e South Braintree il15 aprile 1920. Nonostante l'alibi che li scagiona completamente e i numerosi testimoni a difesa i due anarchici saranno condannati a morte nel luglio del 1921. Comincia in tutto il mondo un'appassionata campagna per strappare i due innocenti alla sedia elettrica. 

22 maggio - "Solidarity"  afferma che «l'IWW non crede né ha mai creduto alla distruzione e alla violenza quali mezzi per compiere la riforma industriale». Duramente provata dalle persecuzioni del periodo bellico, l'IWW si avvia a un lento declino umanitario. 

26 giugno - I bersaglieri di Ancona si rivoltano contro la spedizione in Albania. Gruppi di operai entrano nelle caserme e s'impadroniscono delle armi. Soldati e lavoratori occupano parte della città. Il governo invia forti contingenti di truppa per soffocare la rivolta con la violenza. 

1- 4 luglio - Secondo congresso nazionale dell'Unione anarchica italiana a Bologna, che approva il programma presentato da Malatesta. - Armando Borghi si reca nell'URSS in rappresentanza dell'Unione Sindacale Italiana. Assiste alla repressione degli anarchici esercitata da Lenin e Trotzki. S'incontra con Lenin. Le possibilità d'intesa sembrano minime. 

31 agosto - Comincia l'occupazione delle fabbriche nell'Italia settentrionale. Malatesta parla a nome degli anarchici in numerose fabbriche. Il movimento di occupazione si rafforza nel mese di settembre. A Milano vengono occupate oltre trecento fabbriche. Sono particolarmente combattivi gli operai metallurgici, in risposta all'atteggiamento padronale: «Gli industriali sono contrari alla concessione di qualsiasi miglioramento». Il 31 agosto la direzione chiude le officine Romeo, a Milano, che gli operai occupano; il movimento si estende a tutte le officine di una certa entità, che vengono occupate e autogestite dai lavoratori. Operai armati vigilano ai cancelli delle fabbriche. L'atteggiamento del primo ministro Giolitti è cauto: egli ordina alla forza pubblica di non attaccare gli operai, sperando che il movimento, confinato nei luoghi di lavoro, si estingua da sé. È quello che accade il 4 ottobre quando sindacati riformisti e industriali firmano davanti a Giolitti «l'accordo di pace». Il movimento di occupazione delle fabbriche sconta l'ignavia dei dirigenti sindacali riformisti, spaventati dall'ampiezza dell'agitazione, e l'errata impostazione data alla lotta, che anziché investire il sociale resta confinata nelle fabbriche. 

Settembre - La proibizione di una manifestazione organizzata in Patagonia dalla Società operaia argentina, di tendenza anarchica, provoca scioperi locali, boicottaggi di commercianti, arresti, chiusura di tipografie. La tensione sfocia in uno sciopero generale. Sindacalisti e rappresentanti dei peones chiedono miglioramenti contrattuali a partire dal 1° novembre. L'estremo sud dell'Argentina, la desolata Patagonia regno degli ovini è una regione battuta da venti gelidi, spopolata, che produce lana, carne e cuoio. Tra il 1914 e il 1919 la guerra fa salire enormemente il prezzo della lana, e le pecore invadono tutte le terre disponibili. Si creano immensi latifondi, sovente di proprietà inglese. Il dopoguerra provoca la caduta dei prezzi della lana. I peones lavorano all'aperto con 18 gradi sottozero, i tosatori fino a 16 ore giornaliere, gli addetti alle celle frigorifere 12  ore. I lavoratori chiedono di alloggiare non più di tre dipendenti in un vano di metri 4 x 4, con un letto o un pagliericcio fornito dal padrone, al posto dei tavolacci. Chiedono anche, a carico del padrone, un pacchetto di candele al mese per illuminazione (nelle estancias le candele che a Buenos Aires costano 5 centavos al pacco vengono fatte pagare 80 centavos); libertà al sabato sera per fare il bucato personale; divieto di lavori all'esterno in caso di bufere di vento; le scritte sulle cassette di pronto soccorso in castigliano anziché in inglese. La Società Rurale rifiuta di accogliere queste richieste. I lavoratori rispondono con lo sciopero generale; la replica padronale è il licenziamento degli scioperanti, che costretti a errare per la campagna in cerca di sopravvivenza vengono braccati dalla polizia e dai vigilantes. Gli operai rispondono al fuoco. Morti e feriti da entrambe le parti (gennaio 1921). 

14 ottobre - In tutta Italia manifestazioni di massa in sostegno alla rivoluzione russa e per la liberazione di detenuti politici. A Bologna comizio di Malatesta: la polizia attacca i dimostranti e spara provocando morti e feriti. L'indomani Malatesta viene arrestato a Milano assieme ai redattori di "Umanità Nova". Armando Borghi è già in carcere, essendo stato arrestato qualche giorno prima al suo ritorno dall'Unione  Sovietica. Tra il 18 e il 21 vengono arrestati altri dirigenti dell'Unione Sindacale Italiana. 


La controcultura americana degli anni '60

La cosiddetta «controcultura» era il prodotto di una critica dell'esistente che fondeva un momento etico e un momento epistemologico. Da un lato si proponeva la trasgressione programmatica dei valori morali correnti (la famiglia, le norme sessuali, l’etica del lavoro, i doveri sociali, eccetera), prospettando una diversa organizzazione della convivenza civile e delle relazioni umane, sia a livello macrosociale (comunismo, comunitarismo, socializzazione delle forme di produzione e distribuzione), sia a livello microsociale (contestazione del matrimonio, allargamento della famiglia mononucleare, adozione di principi comunitari, eccetera). Dall’altro si confutavano i modelli dominanti della tradizione scientifica occidentale (giudicati funzionali all’ideologia repressiva messa in atto dalle istituzioni controllate dalle classi egemoni), rivalutando forme di conoscenza meno compromesse con il razionalismo conservatore (per esempio paradigmi gnoseologici non strettamente basati sulla comunicazione intellettiva) e riferendosi spesso a tradizioni olistiche (le filosofie orientali, o magari la psichedelia di uno dei massimi «santoni» hippy, Timothy Leary). Al centro di questo coacervo di esperienze politiche, sociali e intellettuali ritroviamo i costituenti della tradizione libertaria. La controcultura degli anni Sessanta si configura infatti come uno dei più complessi esperimenti di liberazione individuale e collettiva del secolo. Le trasgressioni dei beat, degli hippy, degli psichedelici, dei cultori del libero amore, eccetera, lungi dall’essere semplice ritualizzazione apolitica delle forme di opposizione al sistema, si proponevano invece come una soluzione epocale dei problemi tipici non solo della società tardo-capitalistica, ma di quella Weltanschauung occidentale imperniata sull’autoritarismo della ragion strumentale, sulla strategica (e artificiosa) distinzione postcartesiana tra soggetto e oggetto (persona / natura, mente / corpo, eccetera), e infine sulla gestione precipuamente politica dei modelli di interazione. In altri termini, non è impossibile interpretare la controcultura americana come uno dei momenti più alti di strutturazione degli elementi della cultura libertaria: come molti hanno riconosciuto all’epoca, alcune dottrine e alcuni atteggiamenti intellettuali tipici dello stesso anarchismo - autonomia del sociale, democratizzazione radicale delle istituzioni e loro totale decentralizzazione, preminenza dell’individuo eccetera – sono alla base delle elaborazioni dei più noti esponenti del movimento. La diffusione delle droghe psichedeliche diventa, nella prospettiva di un Timothy Leary, un metodo per liberare gli individui dalle catene create dalla società, dallo stato, dal partito. La democrazia dei consigli di Cohn-Bendit si configura come l’attuazione del sogno anarchico di una società fondata sulla libera associazione dei singoli. Lo svelamento delle funzioni repressive delle istituzioni consolidate si unisce, nell’analisi di Ivan Illich, alla riscoperta di forme alternative di interazione e socializzazione. Per Alan Watts «la via dello Zen» indica uno dei percorsi possibili per una nuova (de)valutazione dei valori dominanti del capitalismo, mentre per Carlos Castaneda le forme di conoscenza associate alla tradizione razionalistica occidentale non esauriscono certamente le possibilità dell’essere umano, ma anzi ne limitano artificiosamente la portata. Al di là delle elaborazioni dei «santoni» del movimento, nei tardi anni Sessanta gli «esperimenti pratici» si moltiplicarono, producendo una significativa costellazione dell’immaginario anarchico: comunitarismo, libero amore, decentralizzazione, ripudio dell’etica del lavoro, valorizzazione del principio del piacere...


La musica come potere ideologico di espressione

Dare una definizione dei sentimenti è sempre stata una preoccupazione delle religioni e del potere, ed è ormai molto tempo che la musica, con la sua apparente indifferenza nei confronti della realtà esterna, ha sviluppato un potere ideologico di espressione in precedenza sconosciuto. In origine la musica era uno strumento per fissare i ritmi di lavoro e i ritmi delle danze secondo le necessità rituali. Sappiamo come essa fosse considerata un simbolico rafforzamento vitale dell’“armonia” nell’antica società gerarchica cinese, allo stesso modo in cui per Platone e Aristotele essa incarnava le funzioni morali fondamentali dell’ordine sociale. La dottrina pitagorica secondo cui “l’intero cosmo è armonia e numero” partiva dal dato di fatto dei fenomeni naturali acustici per arrivare a un idealismo filosofico onnicomprensivo, e fu ripresa circa mille anni dopo dall’enciclopedista Isidoro di Siviglia, vissuto nel VII secolo, il quale affermava che l’universo “è retto da una certa armonia di suoni, e che gli stessi cieli girano spinti dalle sue modulazioni”. Come Sancio Panza disse alla duchessa (un altro migliaio d’anni più tardi), che sentendo il suono lontano di un’orchestra nella foresta si era preoccupata, “Signora, dove c’è musica non ci può essere cosa cattiva”. In effetti, molte cose sono state dette per caratterizzare l’elusivo elemento che noi conosciamo come musica. Stravinsky, per esempio, era piuttosto serio quando negava ogni suo aspetto espressivo ed emozionale: “Il fenomeno della musica ci è dato al solo scopo di creare l’ordine tra le cose, in primo luogo tra l’uomo e il tempo”. Appare chiaro che la musica placa il senso di oppressione causato dal tempo, offrendo con i suoi modelli di tensione e distensione un diverso mondo temporale. Secondo le parole di Lévi-Strauss: “Grazie all’organizzazione interna dell’opera musicale, l’atto di ascoltarla immobilizza il passare del tempo; essa lo afferra e lo avvolge così come si afferra e avvolge un vestito sbattuto dal vento”. Ma, contro Stravinsky, c’è chiaramente qualcosa di più nella musica, nel suo fascino irresistibile, di cui Omero diceva, “soltanto l’ascoltiamo ma nulla sappiamo”. Un elemento della sua misteriosa risonanza, se vogliamo, è dato dalla sua simultanea universalità e immediatezza. Il notevole livello di introspezione che si trova nella musica è appropriato per molti scopi e diverse filosofie. Per il marxista Bloch la musica è un regno dove l’orizzonte utopico “comincia proprio ai nostri piedi”. Essa ci fa sentire quello che non abbiamo, come nella poetica formulazione di Marcuse, secondo il quale la musica è “un ricordo di quello che sarebbe potuto essere”. Sebbene la rappresentazione sia già una riconciliazione con la società, c’è sempre un momento di desiderio nella musica. “Qualcosa manca e il suono almeno afferma con chiarezza questa mancanza. Il suono ha esso stesso qualcosa di buio e di arido attorno a sé e vi gira attorno invece di fermarsi in un dato punto, come in un quadro”, per citare Bloch ancora una volta. Adorno insiste sul fatto che la verità della musica è “garantita in gran parte dal suo rifiuto di ogni significato nella società organizzata”, consono a un ritiro nell’estetica quale sua scelta di ultimo luogo di negazione in un mondo amministrato. La musica, come tutte le arti, deve la sua esistenza alla divisione sociale del lavoro. Pur essendo in genere vista come isolata, come creazione personale e sfera autonoma, il significato e i valori sociali sono sempre codificati nella musica. Questa verità coesiste con il fatto che la musica non si riferisce a nient’altro che a se stessa, come si suol dire, e che ciò che significa è sempre determinato solamente dalle sue relazioni interne. È giusto sottolineare, secondo Adorno, che la musica può essere intesa come “un genere analogo a quello della teoria sociale”. Se essa mantiene aperto “il passaggio irrazionale” attraverso cui intravediamo “l’impetuosità e lo struggimento della vita”, secondo Aaron Copland, la sua componente ideologica deve venire identificata, in modo particolare quando essa afferma di trascendere la realtà sociale e i suoi antagonismi.


giovedì 16 maggio 2024

L’Anarchia nel XX secolo – Parte XX

1919

24 dicembre - Torna in Italia Errico Malatesta, sbarcando clandestinamente a Taranto. Una folla immensa lo saluta all'arrivo a Genova mentre suonano in segno di benvenuto le sirene delle navi.  

30 dicembre - Rudolf Rocker, un artigiano intellettuale anarchico che durante la guerra era stato internato in Inghilterra, fatto ritorno a Berlino organizza la FALTD (Freie Arbeiter Union Deutschlands) di cui resta uno dei maggiori esponenti fino all'avvento della dittatura nazista. Rocker aveva raggiunto l'Inghilterra nel gennaio del 1895. A Londra aveva imparato l’yiddish (Rocker non è ebreo) per scrivere sul giornale  "Der Arbeter Fraint", portavoce dell'anarchismo ebraico redatto a Whitechapel, che Rocker successivamente  diresse (dal 1898 al 1914, anno del suo internamento da parte delle autorità inglesi). - Il movimento anarchico bulgaro si organizza sotto il nome di Federazione anarco-comunista bulgara (FACB); organo di stampa, il "Rabotnitche Skamisal" (Il pensiero operaio). Gli anarchici hanno una lunga tradizione di lotta: dopo aver preso parte attiva ai movimenti di liberazione della Macedonia e della Tracia orientale e occidentale, sotto il giogo turco del congresso di Berlino del 1878, hanno tenuto il loro primo congresso nel 1889 (il partito operaio socialdemocratico viene fondato solo nel 1892). Perseguitata dalla reazione fascisteggiante negli anni 20 e 30, la FACB potrà operare in legalità dal 9 settembre 1944 al 25 dicembre 1948, quando il V° congresso del partito comunista bulgaro metterà fuori legge gli anarchici, costringendoli alla clandestinità. 

1920 

Gennaio - Zinoviev, presidente del comitato esecutivo centrale della III Internazionale, lancia da Mosca un appello all'IWW: «Anche noi vogliamo abolire lo stato. La dittatura del proletariato è solo temporanea. Anche noi come voi siamo contro i politicanti socialisti "gialli", legati al voto. Noi invece siamo per il partito rivoluzionario. Il nostro fine è identico: un commonwealth senza stato, senza governo, senza classi, in cui i lavoratori amministreranno i mezzi di produzione e distribuzione per il beneficio comune di  tutti. Venite con noi, formiamo i Soviet». L'appello è riportato da "Solidarity", rivista dell'IWW, il 14 agosto 1920. 

26 febbraio - "Umanità Nova", quotidiano anarchico diretto da Errico  Malatesta, inizia le pubblicazioni a Milano. Redattore, Luigi Damiani; collaboratori: Luigi Fabbri, Carlo Molaschi, Nella Giacomelli  e Camillo Berneri, un giovane filosofo proveniente dal partito socialista. Costretto all'esilio dal fascismo, Berneri sarà ucciso durante la guerra civile spagnola, a Barcellona, dagli stalinisti. Il 24 marzo 1921, sull'onda dell'isterismo anti-anarchico provocato dallo scoppio al teatro Diana, i fascisti assalteranno la sede di "Umanità Nova", che uscirà successivamente a Roma. 

29 febbraio - Errico Malatesta parla per la prima volta a Milano. Dopo il comizio, scontri tra carabinieri e dimostranti, due dei quali restano sul terreno. 

7 marzo - Viene arrestato a New York dal Bureau of Investigation (prima denominazione dell'FBI) l'operaio tipografo di origine italiana Andrea Salsedo che aveva stampato un opuscolo anarchico. Trattenuto in isolamento senza alcuna garanzia legale, sottoposto a percosse durissime nei locali dell'FBI al 14° piano di un edificio comune sito al numero 21di Park Row (New York) nel clima di brutalità poliziesca instaurato dall'esordiente Hoover (i «Red Raids», spedizioni punitive contro i «rossi»), Salsedo, che più che un militante anarchico è un semplice simpatizzante del movimento libertario, dopo due mesi è ridotto in condizioni pietose. Non sa neppure che cosa dovrebbe confessare. Ammette soltanto di avere preso parte alla stampa dell'opuscolo. Il 3 maggio un collega di Salsedo, lo stampatore Roberto Elia, anch'egli detenuto per «attività sovversiva», viene svegliato dal secondino con queste parole: «Your comrade is dead. He has jumped from the window» (Il tuo compagno è morto. È saltato dalla finestra). «Saltato» per sfuggire alle torture, perché non ne poteva più, o «buttato» per confondere le carte (Salsedo poteva essere deceduto durante un «interrogatorio» più pesante del  solito?)  La stampa socialista e anarchica parla di «suicidio poliziesco». Il caso non viene risolto, e anticipa l'analogo misterioso «volo» dalla finestra della questura milanese dell'anarchico Giuseppe Pinelli nel dicembre 1969. 

27 marzo - Sull'"Ordine Nuovo", il quotidiano della sinistra marxista che Antonio Gramsci dirige a Torino, appare il manifesto Per il Congresso dei Consigli di Fabbrica. Agli operai e contadini di tutta Italia, sottoscritto anche dal Gruppo libertario torinese. A Torino gli anarchici partecipano al movimento dei consigli di fabbrica: Pietro Ferrero e Maurizio Garino collaborano anche all’"Ordine Nuovo". La collaborazione tra marxisti e anarchici avviene sul terreno dei fatti, dando luogo a sporadiche polemiche di principio


LA SCUOLA È FINITA – Alice Cooper

Allora non abbiamo scelta,

tutti quanti, ragazze e ragazzi

Facciamo tutto sto casino

perché hanno trovato nuovi giochi

Bene, vi possiamo salutare

non posso trovare una bandiera

se questa non vi piace

Questo è un ostacolo


La scuola è finita per l’estate

la scuola è finita per sempre

la scuola è stata fatta a pezzi


Niente più matite

niente più libri

niente più brutti insegnanti, sì!

Allora, non abbiamo la classe

e non abbiamo presidi

e non siamo innocenti

Non possiamo neanche pensare

a una parola che faccia rima


La scuola è finita per l’estate

la scuola è finita per sempre

la scuola è stata fatta a pezzi


Niente più matite

niente più libri

niente più brutti insegnanti, sì!


Finita per l’estate

fino all’autunno

non dovremmo tornarci per niente


La scuola è finita per sempre

la scuola è finita per l’estate

La scuola è finite con la febbre

la scuola è completamente fuori




ANDARE CONTRO

C’è un modo di interpellare la realtà del mondo, la datità delle cose, che è quello di andarvi contro. Contro, dal latino cŏntra, indica una posizione e un movimento. La posizione è quella del “dirimpetto”, di fronte, davanti, del fronteggiarsi l’un l’altro. Il movimento è quello di operare in via opposta e contraria, porsi nella direzione dello scontro frontale.

Non solo le narrazioni e le storie possono andare contro: lo fanno anche le parole stesse. È questa l’idea dell’avanguardia storica e delle neoavanguardie, che non raccontano né dicono la crisi sociale e antropologica, né a inizio Novecento né alla sua metà, ma la mettono in scena sulla pagina scritta rivolgendogliela addosso – è la parola stessa a farlo, nel suo plurilinguismo e mistilinguismo babelico. Ideologia e linguaggio sono due poli interconnessi e inscindibili. È il laborintus infernale sanguinetiano: il montaggio schizofrenico e indifferenziato di materiali linguistici eterogenei rappresenta, è esso stesso l’alienazione neocapitalista, il caos di significati e significanti. La “controparola”è dunque un “gesto” che va scagliato davanti a sé; un atto performativo di sovversione materiale dell’esistente, che smette di essere solo parola per diventare prassi. Gli anni ’70 italiani conoscono una stretta collaborazione tra esponenti delle neoavanguardie e sinistra rivoluzionaria. Ed è nel mezzo di queste esperienze interconnesse che possiamo forse individuare due momenti opposti della “controparola”, passando dal Gruppo 63 al détournement situazionista, la “dialettica radicale” di Giorgio Cesarano, poeta, saggista e rivoluzionario. Usando le sue parole: «Che cosa garantisce questo stesso scritto di sfuggire all’integrazione automatica, all’azzeramento che scatta su ogni discorso pronunciato nelle forme squalificate della cultura? Niente del tutto. La cultura ha l’onnivoracità dell’ingordo che sa di avere alle spalle il vomitorio. Ma la dialettica radicale può fottersene dei rischi corre: non parla della verità a qualcuno, ma parla la verità di ciascuno; non chiede d’essere ascoltata, divulgata, tradotta in spiccioli, ma pretende di verificarsi; sa d’essere consaputa e, se parla, è perché chi parla fa l’uso della cultura che l’arrabbiato fa della strada e della vetrina: l’espressione della propria collera creatrice. Niente di più, ma assolutamente niente di meno. Nessuno delira più di cinghie di trasmissione, d’intellettuali arruolati in funzione di pedagoghi. Semplicemente, ognuno fa del luogo in cui è collocato il terreno della sua insurrezione. La dialettica radicale non getta la parola come una bottiglia vuota: una comune sapienza insegna ogni giorno agli insorti di quale uso creativo si ricarichino le bottiglie. È questa stessa la sapienza che qui prende la parola: essa non ha da comunicare ad altri che al suo bersaglio». Che è ciò che di più vicino possiamo indicare per questa variante della nostra idea di “controscrittura” all’altezza degli anni ’70 – mai strategica e mai ragionativa ma iconoclasta, spregiudicata, sovversiva, materica, tattica e non addomesticabile.


giovedì 9 maggio 2024

L’Anarchia nel XX secolo – Parte XIX

1919

Una violenta azione contro disertori e renitenti viene scatenata nel paese, in particolare a New York. Durante la guerra i militanti dell'IWW sono linciati, deportati, assassinati, torturati dalla polizia, lasciati morir di fame, trattenuti senza assistenza legale, rapiti, multati in modo sproporzionato. Molti di essi muoiono in galera in attesa del processo. Antimilitaristi d'ogni tendenza, semplici operai vengono catturati all'uscita del lavoro, cittadini in età di leva fermati nelle strade e nei locali pubblici da pattuglie dell'esercito e trattenuti per giorni interi, senza mangiare e senza poter vedere un avvocato. Il 2 giugno 1919 scoppia per rappresaglia una bomba davanti alla casa del nuovo procuratore generale, A. Mitchell Palmer. Non ci sono vittime, ma Palmer ne approfitta per creare un nuovo ente repressivo, la General Intelligence Division al comando del ventiquattrenne J. Edgar Hoover, futuro capo del FBI e fanatico anticomunista. Hoover dichiara che negli scritti di Marx, Engels, Trotzki e Lenin esiste un piano generale per la diffusione del comunismo nel mondo. Gli anarchici vogliono la soppressione di qualsiasi governo. L'IWW  vuole uno stato controllato dagli operai. Quindi questi tre gruppi di estremisti di sinistra devono essere messi fuori legge. La stampa americana scrive che i cospiratori sono da ricercarsi tra i nove milioni di stranieri residenti negli Stati Uniti. L'"Evening  News" di Buffalo scrive che «è giunto il momento di insegnare l'americanismo a questi stranieri». Uno dei primi bersagli è l'Unione dei lavoratori russi. Cominciano cosi le cosiddette «retate rosse» di Palmer. Il 21 dicembre a New York Emma Goldman e Aleksandr Berkman (che durante la guerra erano stati condannati a due anni di carcere e 10 000 dollari di multa per incitamento alla diserzione) vengono caricati sulla nave Buford, subito battezzata dalla stampa «l'Arca dei sovietici», con altri 249 «stranieri» e inviati in Russia. 

7 settembre - A Milano muore dilaniato da una bomba che si accingeva a collocare presso il Circolo dei nobili, in Galleria, il giovane anarchico individualista Bruno Filippi. La rivista "Iconoclasta" di Pistoia pubblicherà l'anno successivo suoi scritti. 

11novembre - A Centralia (Washington) si scatena la caccia all'uomo ai danni dei boscaioli aderenti all'IWW. Reduci di guerra dell'American Legion assaltano la sede dell'IWW; i militanti si difendono e alcuni squadristi cadono. Gli IWW vengono arrestati, ma la folla istigata dall'American Legion assalta le carceri e lincia (guidata dal figlio del proprietario dei boschi), il giovane Wesley Everest, un lavoratore appena tornato dal servizio militare (aveva combattuto in Francia). L'IWW si difende da anni da simili attacchi, nel tipico atteggiamento sintetizzato nella formula: l'IWW è contraria alla violenza, salvo che per legittima difesa. L'anno precedente la sede di Centralia era stata devastata da fanatici di destra e i militanti percossi ed espulsi dal paese. Nell’estate del 1919 l'edicolante cieco Tom Lassiter, aderente all'IWW, era stato bastonato a sangue; la sua edicola era stata distrutta. L'attacco alla sede dell'IWW era stato progettato diversi giorni prima dell'Armistice  Day, in un momento di tensione tra la compagnia proprietaria dei boschi e i lavoratori. La compagnia vuole dare una lezione, spezzare le reni all'IW'W. La mattina dell’11 novembre Wesley Everest, ancora in uniforme, dichiara: «Ho combattuto per la democrazia in Francia; combatterò per la democrazia anche qui». Nella sera si scatena l'assalto dell'American Legion protetta dalla polizia e dai magistrati. Alcuni boscaioli rispondono sparando. Vigilantes e legionari assumono poteri di polizia, arrestano tutti i lavoratori che capitano loro sottomano, e lasciano che si compia il linciaggio dei prigionieri. Durante la notte infernale molti lavoratori spariscono nelle acque del fiume. Wesley Everest, lasciato agonizzante dopo un primo pestaggio, viene rapito da un comando a bordo di un'automobile, finito a rasoiate e appeso a un lampione. I corpi di altri militanti vengono bruciati in un inceneritore. Nel caos  dell'assalto alla sede dell'IWW il legionario McElfresh viene ammazzato da una randellata alla testa sferrata da un suo camerata; anche il legionario Casagranda fa la stessa fine. Ma tutto viene imputato agli IWW, che sono processati nella vicina Montesano e condannati anche se la loro responsabilità nella morte dei legionari assalitori non è stata mai accertata. Degli 11 IWW imputati di omicidio, 7 vengono condannati a pene dai 25 ai 40 anni. Di essi, Loren Roberts impazzisce in seguito alle torture poliziesche e allo choc dei linciaggi; verrà rilasciato nel 1930. Elmer Smith, l'avvocato dell'IWW  che aveva detto ai militanti che era loro diritto difendersi, viene cacciato dall'albo degli avvocati: morrà in miseria nel 1932, all'età di 46 anni, dopo avere dedicato la sua  esistenza alla liberazione degli IWW detenuti. 



CIAO – Gregory Corso

È disastroso essere un cervo ferito.

Sono il più ferito, lupi incalzano,

e ho anche i miei difetti.

La mia carne è artigliata dall’Inevitabile Uncino!

Da bambino vedevo molte cose che non volevo essere.

Sono la persona che non volevo essere?

La persona-che-parla-da-sola?

La persona-presa-in-giro-dai-vicini?

Sono colui che, sui gradini di un museo, dorme coricato sul fianco?

Porto l’abito di un fallito?

Sono lo svitato?

Nella grandiosa serenata delle cose

sono il brano più cancellato?


Gli slogan al potere

Tra gli aspetti più creativi del ’68 va annoverata anche una proliferazione di slogan, alcuni dei quali sono divenuti frasi-simbolo dell’epoca. Qui di seguito segnaliamo quelli più famosi, taluni più politici altri più poetici, ma anche quelli a nostro avviso più divertenti, di sapore decisamente surrealista. 

Siate realisti chiedete l’impossibile

Vietato vietare

L’immaginazione al potere

Rivoluzione, ti amo

Sotto il selciato la spiaggia

La barricata sbarra la strada ma apre la via

Il sogno è realtà

La poesia è nelle strade

Qui si spontaneizza

Mettere un poliziotto sotto il vostro motore

Io proclamo lo stato di felicità permanente

Ho qualcosa da dire ma non so cos’è 

Esagerare vuol dire cominciare a inventare

Un poliziotto dorme in ognuno di noi. Uccidiamolo

Sono marxista tendenza groucho

Maggio ’68: la rivoluzione mondiale all’ordine del giorno

Ogni potere abusa Il potere assoluto abusa assolutamente

Non liberatemi, lo faccio da me

L’azione non deve essere una reazione ma una creazione

Io non sono al servizio di nessuno Che il popolo si serva da sé

Io non sono al servizio di nessuno (nemmeno del popolo e ancor meno dei suoi dirigenti)

Siamo tutti indesiderabili

Il potere è sulla canna del fucile (Mao) Il fucile è sulla canna del potere?

La politica si fa nelle strade

Corri compagno, il vecchio è dietro di te

Compagni, state inculando le mosche

Il sesso va bene, ha detto Mao, ma non troppo spesso

Ti amo!!! Oh! Ditelo coi sampietrini

 

giovedì 2 maggio 2024

L’Anarchia nel XX secolo – Parte XVIII

1919

Aprile-maggio - Rivoluzione dei Consigli operai in Baviera. Contro il parere e contro la volontà dei comunisti il 7 aprile viene proclamata una repubblica dei consigli a Monaco. (Dopo la caduta della monarchia sorgono spontaneamente in diverse località consigli di operai e di soldati, in alternativa al sistema statale prussiano.) L'amministrazione viene organizzata dal basso; su scala locale e sempre con la partecipazione della base vengono strutturati la difesa e l'approvvigionamento. Molte città tedesche si dichiarano comuni indipendenti, mentre le «repubbliche dei consigli» cercano di federarsi tra loro. Il tentativo fallisce anche per il tradimento del partito socialista. (È, il ministro socialdemocratico della Difesa, Gustav Noske, che ha fatto uccidere dai freikorps, il 15 gennaio, i leader spartachisti tedeschi Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht). Lottando per la Repubblica dei Consigli di Monaco cade un illustre pensatore dell'anarchismo, Gustav Landauer, nato il 7 aprile 1870 da famiglia borghese d'origine ebraica nella Germania sud-ccidentale, a Karlsruhe. (Nella stessa zona in cui erano nati e cresciuti Johann Most e Rudolf Rocker.) Landauer, che si considerava un anarco-socialista, era stato da giovane nel partito socialdemocratico tedesco da cui era stato espulso per l'atteggiamento ribelle. Discepolo di Kropotkin aveva diretto per alcuni anni a Berlino "Der

Sozialist"; nel 1900 si era accostato al pacifismo di Tolstoj sostenendo la resistenza passiva e le proudhoniane imprese cooperative. Spirito integro, appassionato difensore della verità, alla fine della guerra viene trascinato, come altri due intellettuali libertari tedeschi, Erich Miihsam e Ernst Toiler, dal fervore popolare: si occupa attivamente di politica e diventa uno degli esponenti del Soviet bavarese. Dopo l'assassinio di Eisner, di poco successivo a quello della Luxemburg, Landauer, che non aveva fatto parte del governo di Eisner, accetta di diventare ministro dell'educazione nella repubblica dei consigli proclamata il 7 aprile 1919. Discepolo di Ferrer, entusiasta della poesia di Walt Whitman che cerca di introdurre nelle scuole, viene cacciato dopo una settimana dai comunisti che prendono il potere. Il 1° maggio 1919 Noske manda da Berlino i freikorps (gruppi squadristici) a schiacciare la rivoluzione bavarese. A Landauer, come a Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, questi nazisti inquadrati dalla socialdemocrazia fracassano il cranio col calcio dei fucili nel cortile della prigione (2 maggio). Comanda la soldataglia un aristocratico prussiano, il maggiore barone von Gagern, che non sarà mai processato per l'assassinio di Landauer. Noske anzi si congratula con lui per «il modo discreto ed efficientissimo con cui è stata condotta l'operazione a Monaco». - Nel quadro dei tentativi rivoluzionari della primavera 1919, è da ricordare la partecipazione degli anarchici alla Comune di Budapest. Il 22 marzo l'Ungheria diventava una repubblica dei soviet con l'abdicazione del governo borghese del conte Karolyi. Il comunista  Béla Kun, mandato a Budapest da Lenin e Zinoviev, s'allea coi socialisti per prendere il potere. La sua parte personale nella disfatta dei Soviet ungheresi è notevole: da marzo a luglio Béla Kun commette errori, esita, reprime la sinistra nel partito comunista e lascia che il complotto militare prenda piede in tutto il paese. Alcuni anarchici dell'Unione dei Socialisti rivoluzionari avevano partecipato alla fondazione del partito comunista (mentre la minoranza costituiva un'Unione anarchica) e gli avevano dato alcuni dirigenti. Tra questi, il poeta Otto Korwin che ora dirige la polizia del partito comunista ungherese e che sarà travolto con altri comunisti e anarchici nel crollo del movimento consiliare. Il popolo di Budapest si mobilita per respingere gli eserciti reazionari rumeno e cèco, ma la rivolta dei militari costringe Béla Kun a dimettersi il 10 agosto. Budapest è occupata dai rumeni. Korwin sarà impiccato, assieme all'ex anarchico ora comunista Tibor Szamuely e altri, alla fine di dicembre 1919 dalla reazione vittoriosa: l'alta società di Budapest andrà a godersi lo spettacolo dell'impiccagione. Georg Lukacs, commissario del popolo all'istruzione, scamperà al massacro, mentre gli anarchici tolstoiani del gruppo Krausz, già colpiti dai bolscevichi, saranno dispersi dalla feroce repressione militare. 

Giugno - Espulsione di anarchici dagli Stati Uniti, nel clima di isterismo che caratterizza il dopoguerra, reazione alle attese suscitate nei popoli dalla rivoluzione russa. L'accusa è di complotto per rovesciare con la violenza il governo. Gruppi di vigilantes (super-patrioti con funzioni di milizia privata) assaltano le sedi dell'IWW e ne linciano gli aderenti. A Butte, Montana, il meticcio indiano Frank Little, membro del comitato esecutivo dell'IWW dalla fondazione, il primo agosto 1917 era stato trascinato fuori dalla pensione in cui viveva e impiccato a un palo della ferrovia. I teppisti sono protetti dal Congresso, dalla polizia e dalla classe padronale. Il 5 settembre 1917 agenti di polizia avevano assalito la sede centrale dell'IWW  a Chicago e confiscato registri, incartamenti, documenti e materiale propagandistico: il dirigente W.D. Haywood e altri militanti dell'IWW  erano stati arrestati. Analoga incursione era stata compiuta nella sede centrale del partito socialista a Chicago. La campagna antimilitarista dell'IWW  continua nonostante la repressione a dare i suoi frutti: si calcola che al 10 giugno 1918 non si siano presentati alle leve ben 308.489 uomini. 


LA RAGAZZA DEL PUNK INNAMORATO - John Cameron Mitchell,

"Sai che nel DNA di ogni persona c'è il rimasuglio di ogni virus che ha infettato l'essere umano dalla nascita dell'uomo? Penso che adattarsi per sopravvivere ai virus è ciò che alla fine ha trasformato i batteri in esseri umani

1977, Inghilterra: in tutto il paese si festeggia il Giubileo d'argento per i primi 25 anni del regno di Elisabetta II. Nello stesso periodo i Sex Pistols lanciano il loro nuovo singolo, God Save the Queen, personalissima e provocatoria celebrazione dell'anniversario della regina che sciocca  un'intera nazione e rende celebre il movimento punk britannico in tutto il mondo. Tutto questo è storia nota. Quello che fino ad oggi non sapevamo, è che quasi contemporaneamente tre ragazzini di un sobborgo londinese chiamato Croydon riuscivano a fare molto di più di quanto Johnny Rotten & co. potessero anche solo immaginare: far conoscere il punk perfino agli alieni e portarne così gli insegnamenti oltre i confini conosciuti della nostra galassia. Tutto comincia quando il timido Enn e i suoi due amici, una sera in un locale un po' ambiguo, si imbattono in un gruppo di strani ballerini stranieri, non stanno certo a pensare di avere a che fare con un gruppo di alieni in procinto di portare a termine quel processo di passaggio che consentirà loro di assumere fattezze completamente umane al punto da potersi integrare in società senza essere smascherati. Enn addirittura troverà in una bella ballerina del gruppo, l'eterea e un po' particolare Zen, la persona con cui vivere la sua prima esperienza sentimentale completa, che comporterà una fuga di entrambi dagli ambienti l'uno, e dagli schemi preordinati l'altra, in grado di lanciarli verso un'avventura decisamente più grande di loro. Una tragicommedia sentimentale fanta-punk! che parte con un ben ricostruito spaccato dell'ambiente punk inglese di fine anni '70 con le loro ribellioni ed il loro anticonformismo. Poi si passa al fantascientifico ma in maniera tenue delicata, senza

esagerazioni o chissà quali effetti speciali; si analizza in maniera filosofica e mistica vari rapporti umani come quello genitori-figli o quello con il pianeta piuttosto che l'amore, si arriva così ad una contrapposizione tra cultura e modi punk e quello che potrebbe essere riconducibile al new age. Il texano John Cameron Mitchell scrive la sceneggiatura insieme a Philippa Goslett basandosi sul racconto omonimo dello scrittore e fumettista Neil Gaiman, appartenente a quella generazione di autori inglesi che hanno rivoluzionato i romanzi a fumetti e alcuni personaggi della DC comics e della Marvel. Gaiman è anche autore di libri per ragazzi e il suo più famoso è forse "Coraline" da cui è tratto l'omonimo film di animazione.  Regista parco e sempre curioso, John Cameron Mitchell sceglie la logica del disordine, cifra vitalistica di una follia magari senza troppa motivazione che non sia legata alle ragioni anagrafiche dei protagonisti, immersi in un racconto di formazione volutamente psichedelico e nostalgico nel quale collimano ovviamente il punk ma anche il glamrock, il queer, il camp, il fumetto, il sesso. Assolutamente pazzesca queen Nicole Kidman, capo della fucina di talenti dove avviene la memorabile sequenza del concerto. Memorabile il concerto eseguito da Enn e Zan di fronte al pubblico punk e alieno (in cui le differenze si annullano) in una sequenza vibrante e psichedelica, simbolo dell'unione di due anime all'interno dell'Universo che li trasforma in adulti. 



La Memoria

Quando parliamo di memoria non ci riferiamo soltanto alla dimensione soggettiva che costituisce la base dell’identità di ciascuno di noi ma, ci riferiamo anche a quella produzione culturale in senso proprio, che prende forma, si struttura e muta nel tempo e nello spazio sociali. La concezione che il ricordare, da un punto di vista sociale, non è altro che il frutto di complessi processi di interazione e comunicazione deriva direttamente dalla sociologia della memoria. Quest’ultima ha contribuito a mettere in luce l’energia trasformativa di cui la memoria è portatrice e il fatto che da tale energia possa derivare una valenza potenzialmente conflittuale della memoria che può trasformarla in memoria contesa: una memoria “viva”, capace di mostrare il segno delle soggettività che l’hanno costituita» ma, soprattutto, capace di «fomentare divisioni potenti e devastanti. Inoltre, ha mostrato che il ricordare e il dimenticare, la memoria e l’oblio, sono azioni sociali che permettono di plasmare una determinata rappresentazione del passato e la memoria, in quanto forma culturale, si esprime ed oggettiva nelle pratiche: manufatti, musei, biblioteche, testi. All’interno di tale prospettiva teorica, la memoria diviene quindi matrice di simboli e di significati condivisi – o per lo meno riconoscibili – dai membri di una data società o di un dato gruppo. Considerarla come un oggetto socio-politico, significa osservare in che modo gli individui, i gruppi o l?intera società si rivolgono al passato; in che modo esso viene elaborato, ricostruito, raccontato o, in certi casi, cancellato. Esiste una sfera della vita delle moderne società democratiche all’interno della quale tutte le idee, le interpretazioni e iconvincimenti dei cittadini in merito a questioni che hanno una certa importanza per l’intera collettività si confrontano e si influenzano reciprocamente, modificandosi man mano e contribuendo al formarsi dell’opinione pubblica. La sfera pubblica ospita anche quelle pratiche discorsive e rappresentative riguardanti il passato che prendono il nome di memoria pubblica la quale si differenzia dalla memoria collettiva che altro non è che la memoria condivisa da un gruppo. La memoria pubblica è il “luogo” in cui le diverse memorie collettive che vivono all’interno di una società si confrontano sottoponendosi reciprocamente a critiche e cercando di imporre ognuna la propria rappresentazione di quel passato. Essa non è solo la memoria che le istituzioni propongono ai cittadini, ma è costituita da tutti i discorsi e dagli artefatti culturali riguardanti il passato che si collocano nello spazio comunicativo di una società, dove i cittadini dialogano con le istituzioni ma anche fra loro.