Translate

giovedì 23 maggio 2024

La musica come potere ideologico di espressione

Dare una definizione dei sentimenti è sempre stata una preoccupazione delle religioni e del potere, ed è ormai molto tempo che la musica, con la sua apparente indifferenza nei confronti della realtà esterna, ha sviluppato un potere ideologico di espressione in precedenza sconosciuto. In origine la musica era uno strumento per fissare i ritmi di lavoro e i ritmi delle danze secondo le necessità rituali. Sappiamo come essa fosse considerata un simbolico rafforzamento vitale dell’“armonia” nell’antica società gerarchica cinese, allo stesso modo in cui per Platone e Aristotele essa incarnava le funzioni morali fondamentali dell’ordine sociale. La dottrina pitagorica secondo cui “l’intero cosmo è armonia e numero” partiva dal dato di fatto dei fenomeni naturali acustici per arrivare a un idealismo filosofico onnicomprensivo, e fu ripresa circa mille anni dopo dall’enciclopedista Isidoro di Siviglia, vissuto nel VII secolo, il quale affermava che l’universo “è retto da una certa armonia di suoni, e che gli stessi cieli girano spinti dalle sue modulazioni”. Come Sancio Panza disse alla duchessa (un altro migliaio d’anni più tardi), che sentendo il suono lontano di un’orchestra nella foresta si era preoccupata, “Signora, dove c’è musica non ci può essere cosa cattiva”. In effetti, molte cose sono state dette per caratterizzare l’elusivo elemento che noi conosciamo come musica. Stravinsky, per esempio, era piuttosto serio quando negava ogni suo aspetto espressivo ed emozionale: “Il fenomeno della musica ci è dato al solo scopo di creare l’ordine tra le cose, in primo luogo tra l’uomo e il tempo”. Appare chiaro che la musica placa il senso di oppressione causato dal tempo, offrendo con i suoi modelli di tensione e distensione un diverso mondo temporale. Secondo le parole di Lévi-Strauss: “Grazie all’organizzazione interna dell’opera musicale, l’atto di ascoltarla immobilizza il passare del tempo; essa lo afferra e lo avvolge così come si afferra e avvolge un vestito sbattuto dal vento”. Ma, contro Stravinsky, c’è chiaramente qualcosa di più nella musica, nel suo fascino irresistibile, di cui Omero diceva, “soltanto l’ascoltiamo ma nulla sappiamo”. Un elemento della sua misteriosa risonanza, se vogliamo, è dato dalla sua simultanea universalità e immediatezza. Il notevole livello di introspezione che si trova nella musica è appropriato per molti scopi e diverse filosofie. Per il marxista Bloch la musica è un regno dove l’orizzonte utopico “comincia proprio ai nostri piedi”. Essa ci fa sentire quello che non abbiamo, come nella poetica formulazione di Marcuse, secondo il quale la musica è “un ricordo di quello che sarebbe potuto essere”. Sebbene la rappresentazione sia già una riconciliazione con la società, c’è sempre un momento di desiderio nella musica. “Qualcosa manca e il suono almeno afferma con chiarezza questa mancanza. Il suono ha esso stesso qualcosa di buio e di arido attorno a sé e vi gira attorno invece di fermarsi in un dato punto, come in un quadro”, per citare Bloch ancora una volta. Adorno insiste sul fatto che la verità della musica è “garantita in gran parte dal suo rifiuto di ogni significato nella società organizzata”, consono a un ritiro nell’estetica quale sua scelta di ultimo luogo di negazione in un mondo amministrato. La musica, come tutte le arti, deve la sua esistenza alla divisione sociale del lavoro. Pur essendo in genere vista come isolata, come creazione personale e sfera autonoma, il significato e i valori sociali sono sempre codificati nella musica. Questa verità coesiste con il fatto che la musica non si riferisce a nient’altro che a se stessa, come si suol dire, e che ciò che significa è sempre determinato solamente dalle sue relazioni interne. È giusto sottolineare, secondo Adorno, che la musica può essere intesa come “un genere analogo a quello della teoria sociale”. Se essa mantiene aperto “il passaggio irrazionale” attraverso cui intravediamo “l’impetuosità e lo struggimento della vita”, secondo Aaron Copland, la sua componente ideologica deve venire identificata, in modo particolare quando essa afferma di trascendere la realtà sociale e i suoi antagonismi.


Nessun commento:

Posta un commento