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giovedì 26 settembre 2024

L’Anarchia nel XX secolo – Parte XXXV

1936 

8 settembre - Juan Lopez, dirigente della CNT, annuncia la collaborazione degli anarco-sindacalisti col governo centrale di Madrid e il loro appoggio al programma governativo. 

26 settembre - La CNT entra nel governo regionale catalano con 3 ministeri di poco conto. 

10 ottobre - La CNT approva lo scioglimento del Comitato centrale delle milizie. 

9 ottobre - La CNT approva i decreti che sciolgono tutti i consigli e comitati in Catalogna. 

20 novembre - Muore davanti a Madrid in circostanze misteriose il leggendario comandante anarchico Buenaventura Durruti. Operaio metalmeccanico, aveva combattuto per la rivoluzione fin dalla prima giovinezza. Era salito sulle barricate, aveva assaltato banche per finanziare il movimento, fondato librerie, lanciato bombe, rapito giudici. Era stato condannato a morte almeno tre volte in Spagna, in Cile e in Argentina. Aveva peregrinato per innumerevoli prigioni ed era stato espulso da otto paesi. Era nato a Léon, cittadina tra Madrid e Oviedo, nel 1896, in una famiglia proletaria: padre ferroviere, otto fratelli. Scolaro intelligente, d'animo buono e spavaldo insieme, comincia a lavorare a 14 anni per 25 céntimos al giorno. Il ragazzo protesta, la madre gli dice di ringraziare il padrone che gli insegna un mestiere. Studia la sera, va a lavorare in una fonderia, poi nelle ferrovie; partecipa allo sciopero del 1917 e viene licenziato. Allora va a  Parigi e vi rimane fino al 1920; renitente alla leva, viene arrestato al ritorno in Spagna. Ancora prima di conoscere la galera, ha conosciuto l'ingiustizia sociale e le idee anarchiche: a 14 anni, in fabbrica, è diventato amico di operai che venivano da lontano, dalle

Asturie, e che i giorni di festa dovevano raggiungere la famiglia a piedi, andare e tornare senza altri mezzi; tale era la vita dei lavoratori, in quei tempi, in Spagna. Nel 1917 è già il capo della rivolta armata al suo paese contro la Guardia civil. Licenziato e messo nelle liste nere, non trova più lavoro. Il sindacato, dominato dai socialdemocratici parlamentaristi, lo espelle. Durruti passa alla  CNT. In Francia, Durruti perfeziona la conoscenza delle idee socialiste e libertarie. Lavorando a Parigi tre anni come meccanico, ha modo di imparare dagli anarco-sindacalisti. Quando sente parlare di azioni guerrigliere contro la monarchia spagnola, ripassa il confine e s'aggrega a una banda anarchica. Prima di venire arrestato conosce Francisco Ascaso, Gregorio Jover e Garcia Oliver, cameriere e futuro ministro della giustizia della repubblica spagnola al tempo della guerra civile. Un giorno l'anarchico Manuel Buenacasa dice al giovane ribelle: «Tu puoi vivere solo a Barcellona, perché solo a Barcellona esiste una coscienza proletaria». Durruti si trasferisce a Barcellona. Qui da circa un decennio era stata fondata la CNT, l'unico sindacato al mondo in cui ciascuno dei gruppi locali gode di un'autonomia assai estesa, e in cui la base non è tenuta a obbedire ciecamente alle direttive della direzione. La CNT non tratta con la «controparte» per ottenere  miglioramenti economici; il suo programma consiste nel condurre una lotta di classe permanente dei salariati contro il capitale fino all'eliminazione di quest'ultimo. Non esiste apparato burocratico, nessuno è stipendiato con le quote degli iscritti (che sono minime nelle città e pressoché nulle nelle campagne: nel 1936, con un milione di aderenti, la CNT avrà un solo funzionario pagato). I quadri direttivi vivono del loro lavoro di operai, o sostenuti dai rispettivi gruppi di base. Non ci sono, cosi, «capi operai» isolati dalle masse, e il controllo nella base  è una realtà quotidiana. metodi di lotta vanno dall'autodifesa al sabotaggio, all'esproprio e alla rivolta armata. Questo pone il problema del passaggio alla clandestinità. Ma tutto un sindacato non può passare alla clandestinità. La CNT resta un'organizzazione di massa anche sotto le dittature militari, mentre quadri segreti organizzati, i Solidarios, si assumono i compiti dell'autodifesa, della raccolta delle armi e dei fondi, del terrorismo, della liberazione dei compagni incarcerati. La divisione dei compiti viene formalizzata nel 1927 con la creazione della FAI (Federación Anarquista Ibérica). Il prestigio della FAI è enorme tra gli operai, che specialmente a Barcellona mantengono l'abitudine della difesa armata, e fraternizzano sovente coll'ambiente portuale internazionale e con i vari ceti anche sottoproletari che vi gravitano, eredi di una lunga tradizione ribellistica violenta e banditesca. Per questo la polizia diffama il movimento anarchico definendolo prima un'accozzaglia di delinquenti comuni, poi una banda «al soldo di Mosca».



IL DOLORE

La sensazione del dolore è determinata da messaggi che giungono al cervello. L'esperienza che ne deriva è legata al corredo genetico e da alcuni fattori funzionali, oltre che dalla natura e intensità dello stimolo: cultura, ansia, attenzione, interpretazione. Tutti questi fattori sono modellati da determinanti sociali: ideologia, struttura economica, carattere della società. Sono quindi il risultato di questo addestramento e delle convinzioni conseguenti che determinano il grado di dolore sopportabile. Sono spesso rimedi superstiziosi che inducono un sollievo magicamente maggiore che nella religione colta. Di fronte alla medicalizzazione tutte le determinanti sociali vengono distorte. Per la cultura il dolore è un disvalore, mentre per la medicina è una reazione organica, sistemica, che si può misurare, regolare e controllare. C'è una obiettivazione per cui il dolore diventa oggetto di controllo. Naturalmente sono i medici a decidere quali sono i dolori autentici, quali immaginati e quali simulati. L'elaborazione del dolore è un fattore culturale, ma l'esperienza in sé è assolutamente personale. La compassione che proviamo per chi sta male è determinata proprio dal fatto che siamo consapevoli che il suo dolore riguarda specificatamente solo lui, gli altri possono solo immaginarlo. Se un medico obbiettiva il dolore reificandolo, il senso che abbiamo indicato viene meno. Viene meno proprio l'unicità di chi esperisce tale condizione dolorosa. I medici d'altronde hanno studiato come manipolare il dolore unico che ciascuno prova in modo esterno e standardizzato; si interessano ad una indagine sistemica, cioè organica, che è l'unico modo oggettuale aperto alla verifica operativa. Così il risvolto personale sfugge a questa indagine operativa. Il controllo sperimentale ignora l'aspetto unico che costituisce il paziente reale che ha davanti a sé. Di solito le proprietà analgesiche di un prodotto sono sperimentate sugli animali, pensate un poco voi come, poi se ne verifica la validità sulle persone. A volte anche queste ultime sono usate come cavie da laboratorio.  

In laboratorio le persone sono come i topi, fuori no. Il limite estremo di questa esperienza è costituita dalle persone lobotomizzate, queste sentono il dolore solo come disagio perché hanno perso la capacità di soffrirne. Il risultato è che l'ipertrofia dell'intervento tecnico ha sostituito tutte le altre dimensioni culturali che contribuivano ad arginare l'esperienza del dolore: parole, droghe, miti e modelli. Le parole da dire, le sostanze da prendere, le narrazioni da ricordare e gli esempi da seguire sono drasticamente sostituiti dal nuovo mito, dalla nuova narrazione, dalle nuove sostanze, tutte rigorosamente determinate dal monopolio medico. Questa concezione, secondo Illich, ha un prerequisito filosofico che ha cambiato la mentalità dell'uomo moderno. Data da Cartesio questa nuova percezione e si basa sulla divisione tra res cogitans e res extensa (con res cogitans si intende la realtà psichica a cui Cartesio attribuisce le seguenti qualità: inestensione, libertà e consapevolezza. La res extensa rappresenta invece la realtà fisica, che è estesa, limitata e inconsapevole).

Situa da allora il momento in cui il dolore inizia a perdere la sua dimensione personale diventando il segnale di qualcosa che non funziona. E' così che il corpo difende la sua integrità meccanica. 


Ralph Rumney su Debord

Ralph Rumney è stato tra i fondatori dell'Internazionale situazionista e, come quasi tutti i fondatori del gruppo, espulso da Debord. In un'intervista, alla domanda su quali fossero i rapporti tra Debord e gli altri situazionisti rispose: "C’era un'amicizia assai stretta, eppure questo non ha impedito le espulsioni. I due pittori che io chiamo i predecessori, Dufrene e Wolman furono esclusi in modo brutale. Mi domando se Dufrene si sia mai ñpreso. Mi ricordo di avere incontrato Debord poco dopo a Parigi, e mi disse: «sai ho incontrato Dufrene per strada, gli ho detto “ciao, a partire da oggi non ti rivolgerò mai più la parola”. Dufrene, che considerava Debord come il suo migliore amico, c'è rimasto assai male. Wolman che era stato il delegato lettrista mandato in avanscoperta ad Alba per il congresso del '56 fu escluso subito dopo. Lui anche l'ha presa male, credo per tutta la vita. E' che non eri soltanto escluso dall'amicizia di Debord, ma anche da un gruppo di amici stretti. lo fui escluso per primo. Ma Debord aveva un'impazienza, lui ha preso una direzione e tutti noi esclusi un'altra, ma abbiamo continuato. Non è certo perché uno è scomunicato che cambia camicia. Sono critico nei confronti di Guy ma lo rispetto moltissimo e lo tengo in altissima stima, e non ho voglia di fare pettegolezzi, ognuno ha i suoi difetti e anche Guy ne aveva. Comunque, senza animosità. Devo dire che progressivamente Debord si è circondato di gente di mediocrità crescente, credo, per non sentirsi minacciato, doveva essere molto meno sicuro di sé di quanto non appaia negli scritti.

Insomma, dispiace dirlo, ma alla fine della sua vita la gente che era attorno a lui io trovo difficile stimarla. E un po' crudele questo, ma non voglio togliere niente a quello che ha fatto Debord, che è grandissimo". 


 

giovedì 19 settembre 2024

L’Anarchia nel XX secolo – Parte XXXIV

1936 

Ma gli anarco-sindacalisti e gli altri gruppi rivoluzionari minoritari, anziché presentare al secondo turno candidature operaie rivoluzionarie capaci di raccogliere un numero con siderevole di voti, preferiscono astenersi, lasciando coli il passo ai radicali. Come segno della loro carica antiborghese, le masse possono cosi  impor re, al posto del ministero Daladier, soltanto un  ministero Blum (Léon Blum è un vecchio social democratico che il fronte popolare ripresenta al le masse come autentico socialista). Ma il 24 maggio la manifestazione in memoria dei comunardi supera in grandezza tutte le manifestazioni popolari che Parigi ha visto finora. A Tolone e a Brest manifestazioni di piazza danno il primo segnale d'allarme. Le proteste dei soldati contro il rabiot (prolungamento del servizio militare) costituiscono una forma d'azione diretta di massa. Mentre Blum si accinge a formare il ministero un'ondata di scioperi dilaga per la Francia. Non trovando una direzione politica, gli operai avanzano senza di essa e procedono all'occupazione delle fabbriche. Il nuovo ministro degli Interni nel governo Blum, il sindaco socialista di Lilla, Salengro, dichiara (prima ancora di assumere il potere) che difenderà «l'ordine  contro l'anarchia». Anche  Blum, dice alle masse: «Io non sono Kerenskij. Se non cessate l'occupazione verrà non Lenin ma il fascismo». Nel luglio Salengro fa evacuare dal la polizia le fabbriche occupate dagli operai. Gli staliniani, guidati da Thorez e Cachin, appoggia no a fondo il governo Blum senza però entrarvi. Il movimento dell'occupazione, incastrato tra re pressione governativa e cedimenti sindacali, è in una strada senza uscita. Il colonnello La Rocque (noto dirigente dell'organizzazione reazionaria della Croix de feu che scatenò i moti del 6 febbraio 1934: alcune migliaia di fascisti e monarchici armati di pistole, manganelli e rasoi imposero il governo reazionario di Domergue, Tardieu e Pétain con l'appoggio di radicali come Herriot provocando una risposta antifascista), dopo il maggio '36 fonda il Partito sociale francese. La sua rivincita, agevolata dal fallimento del fronte popolare e dall'insipienza politica delle sinistre, si avrà con la seconda guerra mondiale, che di lì a pochi anni vedrà l'invasione nazista della Francia e l'avvento al potere del vecchio maresciallo Philippe Pétain. 

Anarchici di tutto il mondo accorrono, assieme ad altri antifascisti, a difendere la Spagna aggredita da Francisco Franco. 

1 - 6 agosto - Carlo Rosselli, uno dei fondatori del movimento antifascista e socialista libertario «Giustizia e Libertà» raggiunge Barcellona dalla Francia e stringe accordi per la costituzione di una colonna di combattenti italiani. Dell'apparato statale repubblicano resta in piedi solo la facciata: alla notizia dell'insurrezione fascista, le forze popolari guidate dagli anarchici e dai socialisti di sinistra (marxisti che si sarebbero associati al POUM, il partito comunista d'ispirazione luxemburghiana e trotzkista) hanno provveduto all'espropriazione dei mezzi di produzione e di ogni tipo di azienda, che vengono gestite direttamente dai lavoratori. I partiti di sinistra, i sindacati, i comitati di fabbrica e di quartiere, in cui sono al primo posto gli anarchici che non fanno parte del fronte popolare, organizzano la vita economica, la polizia, le milizie antifasciste per il fronte. Rosselli aveva convocato a Parigi una riunione antifascista per decidere l'intervento in Spagna, ma socialisti e comunisti, legati dal patto d'unità d'azione, avevano rifiutato di partecipare per «evitare di fare di

una questione interna spagnola una questione internazionale». Due o tre giorni dopo l'insurrezione franchista, «Giustizia e Libertà» decide di intervenire da sola con l'appoggio di gruppi minori, di socialisti di sinistra e anarchici, che vedevano proprio nel carattere internazionale della lotta al fascismo un requisito rivoluzionario indispensabile. La colonna dei volontari italiani viene inquadrata (l'inquadramento è legge generale delle milizie popolari) in quelle della CNT-FAI. Comandanti sono Carlo Rosselli e il repubblicano Mario Angeloni. 

28 agosto - Primo combattimento tra franchisti e volontari libertari italiani. Cadono il comandante Mario Angeloni e gli anarchici italiani Michele Centrone, Fosco Falaschi e Vincenzo Perrone, ma l'offensiva fascista sul fronte d'Aragona viene bloccata. Comandante della colonna italiana è ora Carlo Rosselli. I primi scontri vittoriosi con i franchisti danno prestigio ai volontari italiani, che vengono richiesti anche da altre formazioni più deboli e vengono usati, per la loro compattezza e pratica di guerra, in funzione di gruppi d'assalto. La maggioranza della colonna Rosselli è comunque anarchica; non manca una minoranza comunista. Sorgono i primi contrasti, né mancano dissidi interni tra gli anarchici che accettano la nuova linea della collaborazione governativa, e gli intransigenti. Mentre il fronte d'Aragona ristagna, i generali fascisti ricevono aiuti da Mussolini e da Hitler. Francia, Inghilterra e Unione Sovietica non muovono un dito. Solo in ottobre Stalin manda un telegramma a Manuel Azatia affermando che la causa del popolo spagnolo è quella di tutta l'umanità progressiva. L'uso della parola «progressiva» allude all'alleanza con la borghesia; infatti, parallelamente all'invio di materiale e dell'organizzazione delle Brigate internazionali, si assiste alla distruzione della rivoluzione spagnola, alla revoca della socializzazione di tutte le industrie e della collettivizzazione, avvenuta in molte zone, della terra. Stalin ottiene anche il controllo effettivo, da parte dei comunisti legati al Comintern, delle leve del potere, a cominciare dal movimento operaio. Ciò significa la fine della creatività delle masse, e l'inizio - parallelamente a quanto avviene in Russia - dell'eliminazione di ogni critica da sinistra alla dittatura stalinista. E la caccia ai comunisti «eretici», definiti trotzkisti. Ciò significa, in Spagna, eliminazione del POUM e degli anarchici. Spaventato dall'avvento di Hitler (cui lui stesso ha contribuito combattendo i socialisti tedeschi) Stalin cerca di accaparrarsi in tal modo, le simpatie delle borghesie al potere in Francia e Inghilterra. Delegato a controllare il rispetto delle condizioni poste dall'URSS per l'invio di materiale bellico per la difesa di Madrid, il partito comunista spagnolo, fino a quel momento minoranza di poco conto, diventa il partito del potere e si adopera per ricostruire l'apparato e le gerarchie statali ed eliminare dal governo ogni posizione rivoluzionaria. Poco per volta la Catalogna e il movimento anarco-sindacalista vengono diffamati, isolati, repressi. I partiti italiani (socialista, comunista e repubblicano) si accordano per costituire una legione italiana unitaria, che affidano al comandante designato dagli stalinisti, Randolfo Pacciardi. Nasce cosi il battaglione Garibaldi delle Brigate internazionali. Avviene quindi la «militarizzazione» dei volontari antifascisti, che vengono posti alle dipendenze dell'esercito regolare. 



SURE YOU CAN ASK ME A PERSONAL QUESTION – Diane Burns

Come va?

No, non sono cinese, no, non sono spagnola.

No, sono americana indiana, nativa americana.

No, non dall’India. No, non Apache. No, non Navajo.

No, non Sioux. No, non siamo estinti.

Sì, indiano. Oh? Ecco perché hai gli zigomi alti.

La tua bisnonna, eh?

Una principessa indiana, eh?

Capelli laggiù?

Lasciami indovinare. Cherokee?

Oh, quindi hai avuto un amico indiano?

Così vicino?

Oh, quindi hai avuto un amante indiano?

Così stretto?

Oh, quindi hai avuto un servitore indiano?

Così tanto?

Sì, è stato terribile quello che ci avete fatto.

È davvero decente da parte tua scusarti.

No, non so dove puoi trovare il peyote.

No, non so dove puoi trovare tappeti Navajo davvero economici.

No, non l’ho fatto. L’ho comprato a Bloomingdales. Grazie.

Mi piacciono anche i tuoi capelli.

Non so se qualcuno sa se Cheris è davvero indiano.

No, stasera non ho fatto piovere.

Sì. Uh Huh. Spiritualità.

Uh Huh. Sì. Spiritualità.

Uh Huh. Madre Terra. Sì.

Uh Huh. Uh Huh. Spiritualità.

No, non ho studiato tiro con l’arco.

Sì, molti di noi bevono troppo.

Alcuni di noi non possono bere abbastanza.

Questo non è uno sguardo stoico.

Questa è la mia faccia.


Uscire dall’isolamento

In un bar noioso, dove la gente si strugge e si avvilisce, un giovane uomo ubriaco spezza il suo bicchiere, afferra una bottiglia e la fracassa contro il muro. Nessuno si muove; deluso nella sua aspettativa, egli si lascia buttar fuori. Eppure il suo gesto era virtualmente in tutte le teste. Lui solo ha concretizzato, lui solo ha varcato la barriera radioattiva dell’isolamento: l’isolamento interno, questa separazione introversa del mondo esterno e dell’io. Nessuno ha risposto a un segno che egli aveva creduto esplicito. Egli è restato solo come resta solo il teppista che incendia una chiesa o assalta un supermercato, in accordo con se stesso ma votato all’esilio finché gli altri vivranno esiliati dalla propria esistenza. Non è sfuggito al campo magnetico dell’isolamento, ed eccolo bloccato nell’imponderabilità. Tuttavia, dal fondo dell’indifferenza che lo accoglie, egli percepisce meglio le sfumature del suo grido; anche se è torturato da questa rivelazione, egli sa che bisognerà ricominciare su un altro tono, con maggior forza; con maggior coerenza.

Non esisterà che una comune dannazione finché ogni essere isolato rifiuterà di comprendere che un gesto di libertà, per quanto debole e maldestro possa essere, è sempre portatore di una comunicazione autentica, di un messaggio personale appropriato.

La repressione che colpisce il ribelle libertario si abbatte su tutti gli uomini. Il sangue di tutti gli uomini gronda con il sangue dei Durruti assassinati. Dovunque la libertà arretra di un palmo, aumenta di cento volte il peso dell’ordine delle cose. Esclusi dalla partecipazione autentica, i gesti dell’uomo deviano nella fragile illusione di essere insieme o nel suo contrario, il rifiuto brutale e assoluto del sociale. Essi oscillano dall’uno all’altra in un movimento da bilanciere che fa scorrere le ore sul quadrante della morte.


giovedì 12 settembre 2024

L’Anarchia nel XX secolo – Parte XXXIII

1936 

Al congresso del maggio 1936 la CNT ha proposto all'altra grande organizzazione dei lavoratori, la socialista UGT, di concludere «un patto rivoluzionario» con lo scopo di «distruggere completamente il regime politico e sociale che regola la vita del paese», lasciando la questione dell'organizzazione del nuovo regime sociale «alla libera elezione dei lavoratori liberamente riuniti». Il congresso ha elaborato anche un dettagliato programma riguardante la struttura e il funzionamento della società «comunista libertaria» che deve emergere dalla rivoluzione, ma la CNT continua a opporsi a qualsiasi alleanza con i partiti politici. Anche il partito comunista spagnolo (PCE) auspica l'unità sindacale UGT-CNT, ma su presupposti radicalmente diversi da quelli della CNT. Per il PCE non si tratta di giungere alla rivoluzione proletaria ma di «fare pressioni» sul governo repubblicano perché applichi il programma del fronte popolare. Poi, per il PCE la direzione dell'azione deve essere nelle mani dei partiti della sinistra e non dei sindacati. In particolare il PCE vuole sviluppare l'unita d'azione già stabilita col partito socialista e prefigurante l'unificazione. Tale impostazione unitaria pare rispondere alle esigenze della situazione oggettiva, dominata dal pericolo del colpo controrivoluzionario. Ma la stessa situazione oggettiva s'incarica di denunciare, all'indomani del colpo franchista, i limiti della politica comunista. Infatti le masse spagnole sono molto più avanzate di quanto il PCE immagini e di quanto la stessa direzione della CNT possa sperare. Alla notizia della ribellione militare, infatti, gli operai e i contadini spagnoli rispondono con una rivoluzione sociale, e questa rivoluzione ha un carattere largamente anarchico, anche se la UGT è numericamente grande quanto la CNT. Nei primi mesi successivi al golpe i avoratori socialisti di Madrid agiscono sovente con uno spirito rivoluzionario pari a quello dei lavoratori anarco-sindacalisti di Barcellona: essi formano le loro milizie e pattuglie stradali ed espropriano un certo numero di fabbriche d'importanza strategica ponendole sotto il controllo dei comitati operai. I contadini socialisti della Castiglia e dell'Estremadura formano dei collettivi, molti dei quali sono libertari come quelli creati dai contadini anarchici d'Aragona e del Levante. In questa fase iniziale e «anarchica » della rivoluzione, tanto simile alle fasi iniziali di precedenti rivoluzioni, le «masse» cercano di assumere il controllo diretto della società rivelando un notevole slancio nell'inventare (o riprendere dalla tradizione) le loro forme libertarie di amministrazione sociale. Questo era

successo già nella Comune di Parigi e nella rivoluzione russa. Ma ciò che rende unica l'esperienza spagnola è la presenza di una grande organizzazione e tradizione anarchiche, che rende più durevoli questi tentativi di autogestione e che offre una certa resistenza alla controrivoluzione stalinista. Infatti la rivoluzione del 1936 segna il culmine di più di 60 anni di agitazione anarchica in Spagna. Lo stesso partito socialista e la UGT si erano diffusi più nell'area amministrativa di Madrid che nelle grandi città operaie come Barcellona. Ciò che spinge la classe operaia ad agire contro Franco è la difesa di quanto ottenuto immediatamente espropriando fattorie e fabbriche. E questo che i comunisti legati a Mosca non possono accettare quando impostano l'azione antifranchista sul piano esclusivamente militare e di alleanza repubblicana. D'altro canto i vertici della CNT commettono l'errore di partecipare al governo di coalizione antifascista di Madrid da una posizione subordinata e inefficiente. Di fronte all'inerzia dei capi del partito socialista e del partito comunista e delle centrali sindacali più forti, le masse operaie francesi creano una situazione rivoluzionaria con l'azione diretta. I partiti della sinistra sono come paralizzati dalla brusca svolta del Comintern, che dal VI al VII congresso è passato dalla teoria del «socialfascismo» (fascismo e socialdemocrazia sono fratelli gemelli) alla teoria e alla prassi dei fronti popolari, che riabilitano le socialdemocrazie in tutto il mondo nonché i radicali e altre forze della borghesia cosiddetta «progressista» per fare argine contro il fascismo. Ma la crisi si manifesta nel fatto che, per quanto riguarda la Francia, il popolo è nauseato dei radicali e della III Repubblica. Le elezioni svoltesi il 26 aprile e il 3 maggio 1936 vedono infatti il trionfo dei due partiti di sinistra, che assieme ottengono oltre 3 milioni e mezzo di voti: il partito socialista 146 seggi (contro 97 nella camera precedente) e il partito comunista, con un milione e mezzo di voti, 72 (contro 16). Ma è una forza che resta inutilizzata e si esaurisce, priva di una guida politica, nel movimento dell'occupazione delle fabbriche. Infatti socialisti e comunisti si rendono garanti dei radicali di fronte all'elettorato popolare e appoggiano il ministro Daladier: al secondo turno partito socialista e partito comunista ritirano i loro candidati a favore dei borghesi radicali, alterando la volontà politica dei lavoratori francesi; ciononostante i radicali perdono oltre un terzo dei loro mandati.  Alle accuse della destra che dice che il crollo radicale è dovuto all'alleanza con le sinistre, Daladier replica: «Senza il fronte popolare avremmo perduto di più». Ciò è indubbiamente vero, e dimostra che la politica del fronte popolare è imposta dall'alto: dalla borghesia radicale, dagli affaristi legali al partito socialista e dai diplomatici sovietici. Il più disonesto di tutti i sistemi elettorali non riesce a nascondere il fatto che le mas se non vogliono una coalizione con i radicali come sostiene il cosiddetto fronte popolare, ma vogliono il raggruppamento dei lavoratori contro tutta la borghesia. 



HEROIN – The Velvet Underground

Non so proprio dove vado

ma proverò a raggiungere il regno se ci riesco

perché mi sento un vero uomo

quando infilo l’ago in vena

poi dico che le cose non sono affatto le stesse

quando mi sto godendo la mia pera

e mi sento come il figlio di Gesù

e mi sembra di non sapere niente

e mi sembra di non sapere proprio niente

Ho preso una grande decisione

proverò ad annullare la mia vita

perché quando il sangue comncia a scorrere

quando sale il collo della siringa

quando mi sto avvicinando alla morte

E non potete aiutarmi, certo non voi, ragazzi

né voi, ragazzine con le vostre paroline

potete andare tutti a farvi una passeggiata

e mi sembra di non sapere niente

e mi sembra di non sapere proprio niente

Vorrei essere nato mille anni fa

vorrei aver navigato per mari oscuri

su un grande veliero

navigare da una terra all’altra

ah, in abito e cappello da marinaio

Via dalla grande città

dove un uomo non può essere libero

dai mali di questa città

e da se stesso e da quelli attorno a lui

e credo di non sapere niente

e credo di non sapere proprio niente

Eroina, che tu sia la mia morte

eroina, è mia moglie, è la mia vita, ha ha

perché un ago nella mia vena

porta al centro del mio cervello

e sto meglio che se fossi morto

Perché quando la roba entra in circolo

non me ne frega più niente di voi

Tizi e Cai di questa città

e di tutti i politici che schiamazzano come pazzi

e di quelli che insultano tutti gli altri

e tutti i morti ammucchiati uno sull’altro

Perchè quando la botta comincia ad arrivare

allora non mi importa proprio più nulla

Perché quando l’eroina è nel mio sangue

e il sangue è nella mia testa

ringrazio Dio, sto meglio che se fossi morto!

ringrazio il vostro Dio che non sono cosciente

ringrazio Dio che non me ne frega più niente

e credo di non sapere niente

e credo di non sapere proprio niente



Anarchia o Anarchismo

Dire che gli anarchici aderiscono all'anarchismo è come dire che i pianisti aderiscono al pianismo. Non c'è Anarchismo, ma c‘è l’anarchia, o meglio, ci sono le anarchie.

Da quando il potere esiste, anche lo spirito dell'anarchia è esistito con noi, con o senza nome, unendo milioni di persone o rafforzando la determinazione di un singolo. Gli schiavi e i selvaggi che lottarono contro i Romani per la loro libertà vivendo la libertà, l'uguaglianza e la fraternità in armi; le madri che educarono le loro ?glie ad amare il proprio corpo malgrado le pubblicità insistenti e sempre più onnipresenti dei dietologi, i rinnegati che si dipinsero il volto e gettarono il thé nel porto di Boston e tutti quelli che presero nelle loro mani la loro vita: loro erano anarchici, nonostante si de?nivano Ranters, Taboriti, Comunardi, Abolizionisti, Yippies, sindacalisti, Quacqueri, Madri di Plaza de Mayo, Food Not Bombs, libertari o anche Repubblicani, cosi come noi siamo tutti anarchici, accomunandoci per il fatto che facciamo le stesse cose nello stesso spirito.

Ci sono tanti anarchici oggi quanti sono gli studenti che rompono con la scuola, genitori che aggirano le tasse, donne che si insegnano a vicenda come riparare le biciclette, amanti che spingono i loro desideri fuori dagli schemi prestabiliti.

Per essere anarchici non hanno bisogno di votare per un partito anarchico o per una linea di partito che li renderebbe incapaci, quantomeno in quel momento; l’anarchia è un modo di essere, una maniera di reagire alle circostanze e di relazionarsi con gli altri, è la classe del saper vivere senza opprimersi a vicenda... e non la classe “lavoratrice”!

Dimentica tutto ciò che dice la storia sull'anarchia come ideologia—dimentica gli intellettuali barbuti. Una cosa è sviluppare un linguaggio per descrivere una determinato approccio-—un‘altra e viverlo interamente.

Non riguarda teorie o formule, eroi o biografie riguarda la tua vita. L’Anarchia e ciò che conta, ovunque si presenti; non l'anarchismo da salotto, lo studio specialistico della libertà!

Ci sono anarchici autoproclamati infarciti di letture che non hanno sperimentato l’Anarchia neanche per un giorno solo in tutta la loro vita e noi sappiamo bene quanto peso dare alla loro parola! (CrimethInc)


giovedì 5 settembre 2024

L’Anarchia nel XX secolo – Parte XXXII

1936 

28 giugno - Muore suicida in Francia Aleksandr Berkman. Nato nel 1870 in Lituania (allora sotto la Russia), lasciò l'agiata famiglia per unirsi al movimento rivoluzionario degli anarchici russi emigrati in America. Nel 1892 sparò al finanziere Henry Clay Frick, uno dei re dell'acciaio, per sostenere uno sciopero. Scontò 18 anni di carcere e fu espulso dagli Stati Uniti nel 1919 con Emma Goldman e altri anarchici. 

18 luglio - Radio Tenerife trasmette un messaggio del generale Francisco Franco alla nazione spagnola: l'esercito si è assunto il «glorioso compito di salvare la Spagna dalla sovversione e dall'anarchia ». L'indomani Franco atterra a Tetuin e assume il comando dell'Esercito d'Africa. La guerra civile spagnola comincia, cosi ufficialmente, con l'adesione di Franco alla sedizione militare del generale Mola e altri congiurati contro la repubblica. In realtà è cominciata molto tempo prima. La reazione spagnola non si esaurisce con il generale Franco, ma basta osservare le vicende dell'esistenza di quest'ultimo per averne un'immagine sufficientemente rappresentativa. Francisco Franco Bahamonde è nato il 4 dicembre 1892 nel porto militare galiziano di El Ferrol. Entrato all'accademia militare di Toledo, prende parte attiva alla repressione dei movimenti di liberazione nel Marocco spagnolo. I suoi metodi brutali gli assicurano una rapida carriera: è capitano a soli 22 anni, maggiore a 23, colonnello a 32 e generale a 33. Nel 1917 si distingue nella caccia all'uomo contro i minatori delle Asturie in sciopero (maggio-giugno). Il 13 settembre 1923 il generale Miguel Primo De Rivera s'impadronisce del potere. La carriera di Franco subisce un'accelerata: nel 1926 è nominato generale di brigata e trasferito a Madrid. Il 28 gennaio 1930 crolla la dittatura di Primo De Rivera, minata dalla crisi economica mondiale; il dittatore fugge a Parigi e vi muore poco dopo. Franco si tiene in disparte e non si lascia coinvolgere; il re lo protegge, il generale Berenguer, nuovo capo del governo, anche. Le elezioni del 12 aprile 1931 segnano la fine della monarchia (i monarchici vincono soltanto nelle campagne). La borghesia sceglie la repubblica e scarica come capro espiatorio il re: Alfonso XIII se ne va in esilio; il 14 viene proclamata la seconda repubblica della storia spagnola. Ma la carriera di Franco non si arresta: è comandante ell'accademia militare di Saragozza dal 1927 al 1931. Le elezioni del 1933 per il rinnovo delle Cortes segnano una vittoria della destra unita, favorita da una legge elettorale che premia le coalizioni a detrimento dei singoli partiti. Comincia il Biennio Nero (1933-35) caratterizzato da una ancor più feroce repressione in campo sociale, sindacale, culturale. La chiesa cattolica mantiene i suoi privilegi che la legge della repubblica dovrebbe limitare; gli espropri vengono revocati e i proprietari risarciti. La sinistra reagisce con uno sciopero generale rivoluzionario. A Barcellona gli autonomisti guidati da Luis Companys proclamano l'indipendenza della Generalitat catalana. Franco è chiamato a schiacciare la rivolta. Gli autonomisti catalani sono costretti all'espatrio; solo nelle

Asturie  la rivoluzione divampa, animata dai minatori anarchici e socialisti. Gli anarchici sostengono i minatori delle Asturie e non gli autonomisti della Catalogna che considerano nazionalisti borghesi. Per piegare anarchici e socialisti Franco deve far venire dal Marocco l'esercito d'Africa; il 24 ottobre entra in Oviedo da vincitore dopo avere schiacciato la rivoluzione. Nel febbraio del '35 è nominato capo dell'esercito del Marocco, tre mesi dopo dell'esercito spagnolo grazie all'appoggio di Gil Robles entrato nel governo come ministro della guerra. Franco elimina tutte le riforme iniziate da Azana nel 1931, caccia gli ufficiali repubblicani, richiama i monarchici come Mola, che in seguito a una congiura ordita nel 1932 erano stati allontanati dall'esercito. Ma ecco che nel dicembre 1935 cade il reazionario governo Lerroux; comincia una nuova, violentissima campagna elettorale. La sinistra si concentra nel Fronte Popular, cui danno il loro appoggio, oltre che i socialdemocratici e gli stalinisti, anche gli anarchici della FAI-CNT e i comunisti «eretici» del POUM (Partido Obrero de Unificación Marxista) d'ispirazione in parte trotzkista. La vittoria parlamentare tocca questa volta in misura schiacciante alle sinistre, che hanno 286 seggi contro i 132 della destra e i 42 del  centro (i nazionalisti baschi ottengono 10 seggi). Franco ordina ai congiurati tipo Mola di tenersi pronti. Ma Azana interviene e spedisce  Franco in semi esilio alle Canarie e Mola dal Marocco a Pamplona. L'insurrezione è fissata per le ore 17 del 17 luglio: alle «cinque della sera» comincia la sedizione fascista, cui Franco aderisce dopo prudenti pensamenti e valutazioni del pro e contro. Alla notizia dell'insurrezione gli anarchici della Catalogna rispondono con estrema decisione, guidati dal vecchio gruppo dei Solidarios (Durruti, Ascaso, Garcia Oliver ecc.): i militari filo-franchisti vengono circondati e catturati, tutta la regione è nelle mani 
della CNT-FAI, che però spartisce in pratica il potere col presidente autonomista Companys, borghese progressista, che aveva in passato condiviso la galera coi Solidarios.



THE WILD ANGELS 1966 / I SELVAGGI - LES ANGES SAUVAGES - Roger Corman

In California, una banda di motociclisti Hell's Angels è capeggiata da Heavenly Blues. Loser, uno della banda, si fa rubare la moto da dei motociclisti rivali, e perde anche il posto di lavoro a causa degli emblemi nazisti che porta addosso. Decisi a riprendersi la moto, gli Angels attaccano il ritrovo dei rivali e compiono la loro vendetta ma, durante l'inseguimento, Loser viene ferito seriamente da un poliziotto e portato all'ospedale. Heavenly e i suoi, nel corso di un'orgia, decidono di andare a riprendere il loro compagno, e  cosi fanno. Ma Loser, privato della necessaria assistenza medica, muore di li a poco.  Incuranti del rischio che comporta per loro esporsi in pubblico, gli Angels lo vogliono seppellire al suo paese natale: durante la cerimonia funebre, i convenzionali discorsi del pastore scatenano la reazionedella banda che, in chiesa, se la prende con il sacerdote facendolo finire nella bara. La giovane vedova viene violentata e il corpo di Loser preso per essere avvolto in un drappo nazista. La gente del posto, esasperata dall'atteggiamento degli Angels, li attacca, scatenando una rissa furibonda. All'arrivo della polizia, tutti i motociclisti si danno alla fuga: il solo Heavenly Blues, mormorando le parole “Non c'è posto in cui andare”, sceglie di restare, consapevole dell'inutilità della vita condotta fino ad allora. Verrà arrestato. “Ho voluto rivedere il film di Benedek The Wild One (Il selvaggio) che all'epoca avevo amato molto, per essere ben certo di non andare nella stessa direzione. Il film di Benedek mi è parso oggi vuoto di senso,  gratuito, ma soprattutto trovo che è invecchiato enormemente. Restano, è chiaro, i saggi di bravura di Marlon Brando e di Lee Marvin. Solo per questo il film ha ancora qualche valore. Detto questo, il mio intento era tutt'altro quando ho cominciato a girare The Wild  Angels, a partire anche solo dal fatto che ho girato totalmente in esterni e in ambienti naturali, mentre il film di Benedeck è stato girato quasi interamente in studio”. (R. Corman) 

Giusto tre anni antecedenti all’uscita del cult "Easy Rider", Roger Corman, già qualificato per il suo cinema indipendente fermamente di nicchia, realizza un biker-movie in cui vorrebbe fare risplendere tutto il fascino ed il senso di emancipazione di questa sub-cultura fuorilegge duramente imposta contro il sistema e l’ordinarietà della monotona vita quotidiana di chi non ne fa parte. Regolamenti di conti a suon di cazzotti, molestie (due scene sfiorano la violenza carnale ed in una ci si arriva pure) e assalti a gang rivali fanno parte delle abitudini di questo feroce club di briganti, tra fiumi di birra e gare clandestine su due ruote. Non ci si annoia di certo, e la camera di Corman incornicia le pose migliori di Peter Fonda e Bruce Dern mentre si dilettano senza sosta fra queste scelleratezze, almeno finché uno dei membri non ci lascerà la pelle.



L'ESIGENZA AMOROSA

Come insegnano ormai i bambini, il piacere di vivere non deve più affermarsi pagando un tributo alla retorica della sua sconfitta. A dispetto delle antiche oppressioni, l’amore di sé, quale lo scoprono l’infanzia e la nuova coscienza degli amanti irradia da una potenza di cui la potenza industriale, perfettamente concentrata nell’irradiazione nucleare, sarà stata il mortale surrogato. È il motivo per cui noi consideriamo l’esigenza amorosa di essere tutto, in ogni tempo e ovunque, come l’unica alternativa alla società mercantile. O l’economia porterà a compimento la perdizione del vivente, o la società si fonderà sulla predominanza dei desideri affrancati dall’universo mercantile. O noi periremo nella stupidità crescente del profitto e del prestigio promozionale, o il primato del godimento porterà alla rovina il lavoro attraverso la creatività, lo scambio mediante il dono, il senso di colpa tramite l’innocenza, la volontà di potenza grazie alla volontà di vivere, gli appagamenti angosciati per mezzo del ritmo naturale del piacere e del dispiacere. Una scommessa è aperta. Tra la tendenza ad abbandonare il meglio per il peggio, e la trasmutazione dell’Es individuale. Tra il disprezzo di sé, questa virtù, di cui si onora lo schiavo, di rimettersi ad una guida uomo politico, prete, medico, psicanalista, pensatore, istituzione, governo, e un arte di godere, pazientemente decantata dalle impregnazioni della morte.