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giovedì 19 settembre 2024

Uscire dall’isolamento

In un bar noioso, dove la gente si strugge e si avvilisce, un giovane uomo ubriaco spezza il suo bicchiere, afferra una bottiglia e la fracassa contro il muro. Nessuno si muove; deluso nella sua aspettativa, egli si lascia buttar fuori. Eppure il suo gesto era virtualmente in tutte le teste. Lui solo ha concretizzato, lui solo ha varcato la barriera radioattiva dell’isolamento: l’isolamento interno, questa separazione introversa del mondo esterno e dell’io. Nessuno ha risposto a un segno che egli aveva creduto esplicito. Egli è restato solo come resta solo il teppista che incendia una chiesa o assalta un supermercato, in accordo con se stesso ma votato all’esilio finché gli altri vivranno esiliati dalla propria esistenza. Non è sfuggito al campo magnetico dell’isolamento, ed eccolo bloccato nell’imponderabilità. Tuttavia, dal fondo dell’indifferenza che lo accoglie, egli percepisce meglio le sfumature del suo grido; anche se è torturato da questa rivelazione, egli sa che bisognerà ricominciare su un altro tono, con maggior forza; con maggior coerenza.

Non esisterà che una comune dannazione finché ogni essere isolato rifiuterà di comprendere che un gesto di libertà, per quanto debole e maldestro possa essere, è sempre portatore di una comunicazione autentica, di un messaggio personale appropriato.

La repressione che colpisce il ribelle libertario si abbatte su tutti gli uomini. Il sangue di tutti gli uomini gronda con il sangue dei Durruti assassinati. Dovunque la libertà arretra di un palmo, aumenta di cento volte il peso dell’ordine delle cose. Esclusi dalla partecipazione autentica, i gesti dell’uomo deviano nella fragile illusione di essere insieme o nel suo contrario, il rifiuto brutale e assoluto del sociale. Essi oscillano dall’uno all’altra in un movimento da bilanciere che fa scorrere le ore sul quadrante della morte.


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