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giovedì 27 febbraio 2025

L’Anarchia nel XX secolo – Parte LVII

1953 

Un gruppo operaio della Renault, promotore spontaneo di iniziative autonome, pubblica "Tribune ouvrière", che "Socialisme ou Barbarie" saluta come il primo tentativo, «dopo i comitati di lotta apparsi in alcune fabbriche nel 1947, di creazione a livello di fabbrica di un embrione di organizzazione operaia permanente e indipendente dalle burocrazie sindacali e politiche» (n.15/16). Il collegamento con gli operai della Renault cambierà il volto della rivista e il lavoro del gruppo, che cercherà di privilegiare l'inchiesta operaia, l'analisi delle contraddizioni capitalistiche nel mondo della produzione. La rivista si configura come il tentativo teorico di ricerca di una strategia rivoluzionaria per i paesi a sviluppo capitalistico avanzato. Questo lavoro di fabbrica darà come risultato la pubblicazione di una serie d'articoli, successivamente raccolti in volume: Il diario di un operaio di Daniel Mothé. 

Maggio - A Parigi scoppiano gravi dissidi al congresso della Fédération Anarchiste (l'unica organizzazione nazionale anarchica, ricostituita nel 1946, che comprende le principali tendenze, individualista, educazionista, anti-organizzatrice, umanista-libertaria, e con una forte componente massone-tradizionalista). L'Organisation Pensée Bataille (OPB), segretario generale Georges Fontenis, che nel maggio 1950 aveva già dato alla Fédération Anarchiste un «patto associativo» e che si era assicurata il controllo assoluto della regione parigina, fa approvare la norma della «responsabilità collettiva », che limita in pratica il diritto di autonomia delle minoranze. Il tentativo efficientista ha come fine un rilancio dell'organizzazione, che nelle mani degli anziani del Comitato Nazionale s'era ridotta a un circolo di parolai teorici, di conferenzieri senza alcun vero rapporto con le masse. Le dimissioni  dalla Federazione sono numerose (se ne vanno soprattutto gli anziani). Il gruppo di Fontenis darà (fine 1953) alla FA il nuovo nome di Fédération Communiste Libertaire e un orientamento neo-marxista, mentre gli anziani ricostituiranno la Fédération Anarchiste, avendo come organo di stampa  "Le Monde Libertaire". 

16 novembre - Muore a Roma Gigi Damiani. Nato nel 1876 nella stessa città, conobbe fin da ragazzo persecuzioni e arresti. Durante   gli anni della reazione (1894-1898) fu condannato al domicilio coatto nelle isole Tremiti, Favignana e Lipari. Liberato, emigrò in Brasile ove rimase per lunghi anni e diresse numerose pubblicazioni anarchiche ("La Battaglia", "La Plebe", "Guerra sociale" ecc.). Alla fine della prima guerra mondiale, a causa della sua attività di militante anarchico, venne deportato in Italia. Si stabili a Milano, quale redattore del quotidiano "Umanità Nova" al fianco di Errico Malatesta. Diede qui il meglio di sé, al punto di essere considerato il miglior giornalista anarchico di lingua italiana. Devastato il giornale dagli squadristi di Mussolini nel marzo 1921, si spostò a Roma ove il 3 luglio "Umanità Nova" riprese le pubblicazioni. Dopo la nuova distruzione del quotidiano operato dai fascisti (settembre 1923) fondò a Roma il settimanale anarchico "Fede", che fu tra gli ultimi a cedere di fronte alla dittatura fascista. Fuggito all'estero, passò dalla Francia al Belgio alla Spagna. Restò in Tunisia fino alla caduta del fascismo. Tornò a Roma nel febbraio del  1946, assunse la direzione del settimanale "Umanità Nova" che resse fino alla morte. Autore di opuscoli e di poesie satiriche, ha lasciato il suo testamento  politico nel libretto intitolato La mia bella Anarchia



Joshua Slocum il marinaio

Per sentirsi anarchico non è necessario aver letto Bakunin, Kropotkin e Proudhon. Allo stesso modo, non c’è bisogno di essere un esperto di letteratura nautica per mettersi a posto una barca e diventare un velista giramondo, (tipo la vita a bordo come via d’uscita dalle costrizioni sociali, il navigare con pochi soldi, l’autocostruzione di barche, ecc.)  Persino Joshua Slocum, il primo uomo a compiere un giro del mondo in solitario, nel 1895, aveva avuto la sua barca in regalo, quando era poco piú che un relitto, e la ricostruì da solo. Nonostante la sua carriera di capitano di lungo corso, quando decise di intraprendere la sua famosa circumnavigazione non gli restavano nemmeno i soldi per un cronometro, e si accontentò di basarsi sulla navigazione stimata per la longitudine, usando solo un orologio economico per l'ora approssimata, e rilevamenti del sole a mezzogiorno per la latitudine. Per molti aspetti, era un fenomeno da baraccone: in un'epoca in cui i mari erano solcati solo da mercantili, pescherecci e navi da guerra, nessuno poteva immaginarsi che un uomo volesse navigare per puro piacere, e affrontare un giro del mondo in solitario non poteva che essere considerato delirante. Nel suo libro “Sailing Alone around the World”, il capitano Slocum scrive: All'allontanarmi sempre più dal centro della civilizzazione, ascoltavo sempre meno commenti circa cosa fosse e cosa non fosse redditizio. La signora Stevenson, parlando del mio viaggio, non mi chiese nemmeno una volta che cosa ne avrei ricavato. Quando arrivai in un villaggio Samoano, il capo non mi chiese il prezzo del gin, né quanto avrei potuto pagare per del maiale arrosto, ma disse “Dollari, dollari: l'uomo bianco conosce solo i dollari. ” “Non pensare ai dollari. La tapo ha preparato l'ava; beviamo e godiamocelo, il nostro taro è buono; mangiamo. Sull'albero c'è frutta. Lascia scorrere il giorno; perché mai dovremmo rimpiangerlo? Ci sono milioni di giorni a venire. L'albero del pane è giallo nel sole, e la veste di Taloa è ottenuta dall'albero dei vestiti. La nostra casa, che è bella, non ci è costata nient'altro che il lavoro di costruirla, e la porta non ha serratura alcuna” Mentre i giorni scorrono ameni in queste isole del Sud, noi nel Nord stiamo lottando per le mere necessità della vita. Essi hanno un'ottima ragione per amare il loro Paese e temere il giogo dell'uomo bianco, perché una volta che l'abbiano al collo, la loro vita non sarà più così poetica.


Senza Padroni

Io sono un sostenitore convinto dell'uguaglianza economica e sociale, poiché so che al di fuori di questa uguaglianza, la libertà, la giustizia, la dignità umana, la moralità ed il benessere degli individui, allo stesso modo che la prosperità delle nazioni, non saranno mai altro che menzogne. Ma, essendo anche sostenitore della libertà, condizione prima dell'umanità, io penso che la uguaglianza debba stabilirsi nel mondo tramite l'organizzazione spontanea del lavoro e della proprietà collettiva delle associazioni produttrici liberamente organizzate non tramite l'azione suprema e tutelare dello Stato. (Bakunin)

La libertà di ogni individuo maggiorenne - uomo o donna - deve essere assoluta e completa. La libertà di andare e venire, di professare apertamente tutte le opinioni, di essere fannullone o attivo, immorale o morale, insomma di disporre a piacimento della propria persona e dei propri beni, senza renderne cono a nessuno; libertà di vivere sia onestamente del proprio la voro, sia sfruttando vergognosamente la carità o la fiducia del singolo, purché siano volontarie e prodigate da individui maggiorenni. (Bakunin)


giovedì 20 febbraio 2025

L’Anarchia nel XX secolo – Parte LVI

1951

Al IV congresso della FAI (Ancona dicembre 1950) si dibatte dell'intervento sindacale. Prevale la linea di Armando Borghi, contraria sia alla riattivazione dell'Unione Sindacale Italiana (USI), sia all'entrismo nella CGIL. A  seguito del deliberato che «conferma il concetto tradizionale di movimento anarchico  aperto non esclusivamente politico», si verifica la fuoriuscita degli «orientatori». Questi, forti di circa trecento militanti, si costituiscono (1951) in GAAP. Contro l'immobilismo degli anarchici italiani, il documento programmatico della nuova organizzazione - estensori Arrigo Cervetto e Masini rilancia l'iniziativa della Federazione Francese per un Terzo Fronte antiimperialista. In campo internazionale propone invece una curiosa apertura alla «eresia titoista». 

Nella prima metà degli anni '50 del XX secolo, in una dimensione internazionale caratterizzata dalla dura contrapposizione tra i due blocchi egemoni (USA vs URSS), i Gruppi Anarchici di Azione Proletaria cercarono di sottoporre a una rigorosa analisi la mutata struttura dello sfruttamento capitalistico, sforzandosi di coglierne no vita e linee di tendenza, analizzarono l'azione dell'imperialismo internazionale, comunque mascherato, cercando di coglierne le caratteristiche e tentarono di formulare una proposta strategica capace di opporsi al disegno complessivo dell'imperialismo. Particolare attenzione venne posta all'analisi della cosiddetta fase di transizione dalla società capitalistica a quella post-rivoluzionaria, con un'attenta analisi del ruolo dello Stato, apparato di classe, da liquidare nella  fase rivoluzionaria. Iniziato nel 1949 all'interno della Federazione  Anarchica  Italiana, il percorso di questi operai comunisti  anarchici si separerà in modo lacerante dalla FAI nel 1950. Dal 1951 al 1956 i GAAP avranno una costante presenza all'interno del movimento operaio, perseguiranno una strategia di alleanze con tutte le forze rivoluzionarie, per la costituzione di un Terzo Fronte di avanguardie politiche antimperialiste, che li porterà ad approdi distanti dal comunismo anarchico. 

Dopo la scissione, la consistenza della FAI è così raffigurata da Fedeli: «Umanità Nova» stampa sulle quindicimila copie e «Il Libertario» attorno alle dodicimila, il «Seme Anarchico» di propaganda semplice ottomila e la rivista «Volontà» attorno alle duemila. La FAI si compone di almeno trecento gruppi sparsi in tutta Italia e riuniti in Federazioni locali e in Federazioni regionali, delle quali le più importanti sono: la Federazione Toscana, con sede in Livorno, quella Romagnola, con sede in Ravenna, la Marchigiana con sede in Ancona, la Federazione Ligure, in Genova, ecc. C'è in questo periodo una grande attenzione dell'opinione pubblica sul processo ai tre giovani anarchici aderenti al gruppo genovese «Inquietudine» - Gaetano Busico, Eugenio De Lucchi e Gaspare Mancuso - colpevoli di aver assaltato e devastato, per protestare contro il regime franchista, il consolato spagnolo a Genova. Insigni giuristi  come Giuliano Vassalli ne prenderanno le difese. Ciò mentre, dopo il caso di Pietro Pinna, nuovi clamorosi rifiuti intransigenti del servizio militare - quelli di Pietro Ferrua, Mario Barbani e Angelo Nurra - interrogano e scuotono dal torpore conformistico le coscienze più sensibili. I temi dell'antimilitarismo necessario e della guerra quale «follia omicida degli Stati»  rimangono costantemente all'ordine del giorno. La lotta sociale e la dimensione etica della disobbedienza individuale sono  le uniche concrete risposte da dare ai «guerrafondai di ogni colore». Insieme a questo vi è la denuncia aperta delle scoperte collusioni fasciste da parte del regime democristiano. 


NUVOLE SOPRA LA MIA CASA di Nima Yushij

Nuvole sopra la mia casa

nuvole sul mondo intero.

Dallo stretto passo precipita

un vento che porta distruzione, tristezza e torpore.

il mondo intero è desolato

come i miei sensi.

O suonatore di flauto

che hai perso la strada rapito dalla tua melodia,

dove sei?

Ci sono nuvole sopra la mia casa,

nuvole sul punto di piangere.

Nel ricordo dei giorni luminosi scivolati tra le mie dita

mi appare il sole sulla soglia dell’oceano

ma il mondo intero è rattristato e flagellato dal vento

e sulla strada il suonatore continua suonare il suo flauto,

lungo è ancora il cammino davanti a lui

in questo mondo sotto una coltre di nuvole.

 

Nima Yushij, nacque nel novembre del 1897. Fu un poeta iraniano considerato contemporaneo e padre/fondatore della poesia nuova persiana.


LA PARTECIPAZIONE

Ciò che rende così potenti i movimenti veramente popolari, è il fatto che essendo il prodotto di una grande passione unanime, essi trascinano tutti, i deboli come i forti, le donne, i vecchi, i bambini come i giovani e gli uomini maturi; è che l'assenza stessa di ogni ordine formale e di ogni regola artificiale, imposta da una autorità superiore, rende possibile questa partecipazione di tutte le età e di tutti i sessi al movimento generale; mentre la repressione definitiva delle forze popolari, che sempre scompaiono e sempre si ricreano, diventa proprio per questo motivo quasi impossibile.



giovedì 13 febbraio 2025

GUERRA

La guerra: macello di animali, di uomini, d'acciaio. L'aria è spazzata non dal vento ma dai vortici impazziti delle bombe-missile, da innaturali rapaci di ferro, volano paracaduti e non insetti; dio è stanco, forse muore: non ha più occhi per suo figlio, per i suoi figli. Il fiume della vita si disperde in rivoli incontrollabili. 

Sopravvivere diventa l'unico costante pensiero, l'unica azione impellente, qualcosa che sta incomprensibilmente fra l'istinto, la rassegnazione e la rabbia di doversi per forza dimenticare di fronte alla costrizione di una realtà imposta ferreamente dall'esterno.

Bisogna solo sopravvivere, adesso; è questa l'urgenza, l'imperativo più pressante: si può pensare solo a non morire, a nascondersi, a rifugiarsi.

La vita, come diceva proprio allora André Breton, è altrove.


VENUS – Shocking Blue

Dea sulla cima della montagna

Brucia come una fiamma d’argento

Il vertice della bellezza dell’amore

E Venere era il suo nome


Lei ha quel non so che

Eh già, tesoro, lei ha quel non so che

Sono la tua Venere, sono il tuo fuoco

Al tuo desiderio

Bene, sono la tua Venere, sono il tuo fuoco

Al tuo desiderio


Le sue armi erano i suoi occhi di cristallo

che facevano impazzire ogni uomo

Lei era oscura come la notte buia

Aveva quello che nessun altro aveva

wah!


Lei ha quel non so che

Eh già, tesoro, lei ha quel non so che

Sono la tua Venere, sono il tuo fuoco

Al tuo desiderio

Bene, sono la tua Venere, sono il tuo fuoco

Al tuo desiderio


Venere


Lei ha quel non so che

Eh già, tesoro, lei ha quel non so che

Sono la tua Venere, sono il tuo fuoco

Al tuo desiderio

Bene, sono la tua Venere, sono il tuo fuoco

Al tuo desiderio


Dea sulla cima della montagna

Brucia come una fiamma d’argento

Il vertice della bellezza dell’amore

E Venere era il suo nome


Lei ha quel non so che

Eh già, tesoro, lei ha quel non so che

Sono la tua Venere, sono il tuo fuoco

Al tuo desiderio

Bene, sono la tua Venere, sono il tuo fuoco

Al tuo desiderio


Venere era il suo nome


Si piccola, lei ha quel non so che

Si piccola, lei ha quel non so che

Si piccola, lei ha quel non so che

Si piccola, lei ha quel non so che



L’Anarchia nel XX secolo – Parte LV

1951

24-25 febbraio - dopo il congresso di Ancona i gruppi che fanno capo a "L'Impulso" si riuniscono a Genova-Pontedecimo per una conferenza nazionale, nella quale si delibera la costituzione dei Gruppi Anarchici di Azione Proletaria (GAAP), dei quali "L'Impulso" rimane l'organo ufficiale. La conferenza dichiara in un comunicato di non riconoscere alcuna decisione presa nel congresso di Ancona,  «arbitrariamente presentato come congresso della FAI». GAAP criticano il basso livello ideologico del movimento anarchico, sentimentalmente legato all'esperienza «perdente» (sul piano rivoluzionario) della resistenza antifascista, ancora interna alla  società borghese, e indicano una via d'uscita dalla crisi dell'anarchismo nella formula: «non si entra né si resta nella storia se non rappresentando una realtà di classe». Animatori dei GAAP sono Arrigo Cervetto, Pier Carlo Masini, Tancredi Maroncelli, Ugo Scattoni, Renzo Sbriccoli, tutti dei gruppi tosco-laziali eccetto il giovane savonese Cervetto. La loro posizione ricorda quella dei «piattaformisti russi» del 1926 (viene diffusa infatti la traduzione italiana della Piattaforma di Arginov). La FAI giudica questi giovani   «troppo marxisti». Il loro «efficientismo» e il loro «classismo» ricordano in realtà la posizione dell'anarchico francese Georges Fontenis (con cui i GAAP entreranno in contatto) che in quello stesso periodo svolge un'analoga azione di revisione dell'anarchismo a Parigi. I due maggiori esponenti dei GAAP, Cervetto e Masini, daranno vita nell'ottobre 1956 alla Federazione comunista libertaria, in cui la corrente guidata da Cervetto avrà una   posizione chiaramente marxista, con l'accettazione della «dittatura del proletariato» giustificata da necessità «obbiettive». Marx, Lenin, Gramsci sono visti come pensatori libertari, avversi all'anarchismo solo sul piano tattico. Più cauta la posizione di Masini. Entrambi confluiranno comunque nella primavera del 1957 nel gruppo di Azione Comunista guidato da Bruno Fortichiari, Luciano Raimondi e   Giulio Seniga, tutti e tre provenienti dal partito comunista, dando  vita al Movimento della sinistra comunista. Viene stemperato il primitivo astensionismo parlamentare, viene incrementata la partecipazione alla vita sindacale nella CGIL e in generale una azione di pungolo sulla base comunista per aprirle gli occhi sui pericoli dei cedimenti revisionistici della direzione e sui tradimenti recenti e remoti della politica, giudicata «stalino-riformista» di Palmiro Togliatti. Dissolto negli Anni Sessanta questo gruppo, Masini diverrà il segretario provinciale della sezione di Bergamo del Partito socialista democratico italiano e fonderà la Biblioteca Max Nettlau dedicata alla storia del movimento anarchico e operaio, mentre Cervetto animerà tra Savona e Genova il gruppo leninista-bordighista, di forte impronta operaistico-economicista regressiva, «Lotta comunista». Alcuni seguaci di Masini faranno ritorno all'anarchismo, mentre altri aderenti ad Azione Comunista si divideranno tra il partito socialista italiano e i neo-gruppuscoli maoisti sorti anche  in Italia nella seconda metà degli Anni Sessanta. 


giovedì 6 febbraio 2025

L’Anarchia nel XX secolo – Parte LIV

1950 

8-10 dicembre - Ad Ancona, IV congresso nazionale della Federazione anarchica italiana. Passata l'euforia legata alla caduta del  fascismo, anche all'interno del movimento anarchico ha inizio un più serio e intenso lavoro di assestamento. Non sipensa più a possibili moti rivoluzionari ma si cerca di indirizzare le forze e le varie iniziative alla precisazione delle idee e dei metodi anarchici e alla formulazione di nuove linee programmatiche, aggiornando, quando risulti necessario, quelle del passato. Hanno intanto abbandonato la FAI, o stanno per abbandonarla, diversi militanti (per lo più giovani) che si dichiarano favorevoli a un'organizzazione più vincolante e strutturata: all'uopo, dopo il congresso di Livorno dell'aprile 1949, si era costituito in quella città un comitato interregionale «per un movimento orientato e federato». Organo del comitato il mensile "L'Impulso", che esce dal settembre del '49. Questi giovani non partecipano al congresso di Ancona, che li  dichiara «in tal modo fuori dalla FAI». Anche i gruppi Bologna 1 e Milano 1 hanno affermato, per essere più liberi nel loro lavoro, di non potersi più considerare aderenti alla FAI. Il congresso «auspica che i Gruppi che seguono il periodico "L'Impulso" si convincano che il metodo da essi seguito contrasta con quelli dell'anarchismo conducendoli ad involuzioni autoritarie; e ritornino liberati dalle loro incrostazioni ideologiche marxiste, da anarchici, in seno al movimento della FAI». Il congresso infine si dichiara aperto a tutto il movimento, e non soltanto alle federazioni e gruppi aderenti alla FAI. La norma varrà anche per i congressi successivi. Nel clima della guerra fredda che vede minacciosamente contrapposti blocco occidentale capeggiato dagli Stati Uniti, e blocco orientale capeggiato dall'Unione Sovietica, a chiusura dei lavori il congresso lancia un manifesto al popolo: «La guerra è alle porte. La guerra, comunque venga, sarà lotta tra due imperialismi: il russo e l'americano, ambedue nemici dei popoli. Solo l'azione dei popoli potrà arrestarne il flusso mortale, avviando la costruzione rivoluzionaria di una società in cui non vi siano più né padroni, né generali, né politici, né preti, ma solo lavoratori liberamente all'opera per il bene comune: la società senza Stato, l'Anarchia». 


LO SCIACALLO DI NAHUELTORO – Miguel Littin

Ricostruzione fedele di una vicenda reale accaduta in Cile nel 1960, che ebbe per protagonista un contadino analfabeta, José del Carmen Valenzuela Torres, poi soprannominato lo sciacallo di Nahueltoro» per i suoi crimini. Dopo essere stato ospite di una vedova, Rosa, di cui diviene l'amante, José un giorno la uccide in preda all'alcool mentre tenta di rubarle la pensione. Anche i cinque figli di Rosa subiscono la stessa sorte. La fuga, e ancora un vagabondaggio  che sarà di breve durata: catturato, viene condannato alla fucilazione. Losciacallo di Nahueltoro è un'opera «didattica», nella sua più alta accezione, su come si semini nella coscienza umana l'idea di un massacro, come germogli questa idea e diventi operante e produttiva, e come poi questa violenza sia negata dallo stesso sistema che la produce, per non essere smascherato, con una esecuzione «esemplare». Il taglio didattico  scelto da Littin esclude ogni approccio moralistico al tema, e il linguaggio, che pretende d'essere scarno e rigoroso, fa trapassare non senza scosse, il realismo nella crudezza della metafora politico-sociale: Littin smonta gli avvenimenti e il «personaggio» di José. Attraverso una narrazione spezzata in «capitoli» che segnano la  parabola di José con accenti che rifiutano ogni adesione sentimentale alla vicenda, Littin esprime in prima istanza il grande delitto che lo Stato repressivo commette contro l'uomo concreto, un delitto di classe: lo «sciacallo» ci appare già morto prima di essere giustiziato, ironia della sorte, dopo che un barlume di coscienza cominciava a nascere nella sua «mostruosa» esistenza ormai in via di trasformazione, o meglio, come suggerisce l'autore, in via di «addomesticamento»: José, in tre anni di carcere, ha già imparato a leggere, a vestirsi, a riconoscere i valori della religione e della patria, a pentirsi e a pagare per la sua «diseducazione» sociale e civile, e a comprendere persino le colpe dell'alcolismo. Egli esprime l'acquisita tragica coscienza sociale nell'amara risposta al giudice che gli chiede le «ragioni» dell'infanticidio: «Perché non soffrissero, i poveretti». 

Ci siamo fatti avanti per realizzare film  con idee molto chiare, solo con poca pellicola, accantonando i moduli abituali della produzione cinematografica. E abbiamo potuto constatare che questa maniera di risolvere i problemi della produzione materiale risolveva contemporaneamente un certo numero di problemi politici inerenti al contenuto del film. Perché sappiamo che non è assolutamente possibile fare un cinema politicamente giusto se sul piano economico la produzione poggia sul compromesso. (Miguel Littin, in «Cahiers du Cinema» n. 251-252, luglio-agosto 1974)



La lotta contro l'ingiustizia

La lotta contro le ingiustizie ha smesso di dissimulare ciò che è sempre stata: la conquista da parte degli uomini di una merce che li conquista e rimpiazza con una forma umana - un'astrazione - la realtà vivente che esaurisce.

Scendere in strada con le armi della rivendicazione? Per fare che? Per reclamare dei diritti che mi saranno accordati al prezzo di nuove rinunce, mi arricchiranno a mie spese  e impoveriranno la mia vita?

La gente si è battuta per secoli per l'uguaglianza e prende oggi coscienza che la sola uguaglianza effettiva è il dovere imposto a tutti di sacrificarsi per lavorare, e di lavorare per niente o così poco, poiché l'avere declina, il potere rende ridicoli e la sopravvivenza si annoia.

Solo mi concerne la creazione di un mondo dove non ci sia più da pagare.