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giovedì 20 febbraio 2025

L’Anarchia nel XX secolo – Parte LVI

1951

Al IV congresso della FAI (Ancona dicembre 1950) si dibatte dell'intervento sindacale. Prevale la linea di Armando Borghi, contraria sia alla riattivazione dell'Unione Sindacale Italiana (USI), sia all'entrismo nella CGIL. A  seguito del deliberato che «conferma il concetto tradizionale di movimento anarchico  aperto non esclusivamente politico», si verifica la fuoriuscita degli «orientatori». Questi, forti di circa trecento militanti, si costituiscono (1951) in GAAP. Contro l'immobilismo degli anarchici italiani, il documento programmatico della nuova organizzazione - estensori Arrigo Cervetto e Masini rilancia l'iniziativa della Federazione Francese per un Terzo Fronte antiimperialista. In campo internazionale propone invece una curiosa apertura alla «eresia titoista». 

Nella prima metà degli anni '50 del XX secolo, in una dimensione internazionale caratterizzata dalla dura contrapposizione tra i due blocchi egemoni (USA vs URSS), i Gruppi Anarchici di Azione Proletaria cercarono di sottoporre a una rigorosa analisi la mutata struttura dello sfruttamento capitalistico, sforzandosi di coglierne no vita e linee di tendenza, analizzarono l'azione dell'imperialismo internazionale, comunque mascherato, cercando di coglierne le caratteristiche e tentarono di formulare una proposta strategica capace di opporsi al disegno complessivo dell'imperialismo. Particolare attenzione venne posta all'analisi della cosiddetta fase di transizione dalla società capitalistica a quella post-rivoluzionaria, con un'attenta analisi del ruolo dello Stato, apparato di classe, da liquidare nella  fase rivoluzionaria. Iniziato nel 1949 all'interno della Federazione  Anarchica  Italiana, il percorso di questi operai comunisti  anarchici si separerà in modo lacerante dalla FAI nel 1950. Dal 1951 al 1956 i GAAP avranno una costante presenza all'interno del movimento operaio, perseguiranno una strategia di alleanze con tutte le forze rivoluzionarie, per la costituzione di un Terzo Fronte di avanguardie politiche antimperialiste, che li porterà ad approdi distanti dal comunismo anarchico. 

Dopo la scissione, la consistenza della FAI è così raffigurata da Fedeli: «Umanità Nova» stampa sulle quindicimila copie e «Il Libertario» attorno alle dodicimila, il «Seme Anarchico» di propaganda semplice ottomila e la rivista «Volontà» attorno alle duemila. La FAI si compone di almeno trecento gruppi sparsi in tutta Italia e riuniti in Federazioni locali e in Federazioni regionali, delle quali le più importanti sono: la Federazione Toscana, con sede in Livorno, quella Romagnola, con sede in Ravenna, la Marchigiana con sede in Ancona, la Federazione Ligure, in Genova, ecc. C'è in questo periodo una grande attenzione dell'opinione pubblica sul processo ai tre giovani anarchici aderenti al gruppo genovese «Inquietudine» - Gaetano Busico, Eugenio De Lucchi e Gaspare Mancuso - colpevoli di aver assaltato e devastato, per protestare contro il regime franchista, il consolato spagnolo a Genova. Insigni giuristi  come Giuliano Vassalli ne prenderanno le difese. Ciò mentre, dopo il caso di Pietro Pinna, nuovi clamorosi rifiuti intransigenti del servizio militare - quelli di Pietro Ferrua, Mario Barbani e Angelo Nurra - interrogano e scuotono dal torpore conformistico le coscienze più sensibili. I temi dell'antimilitarismo necessario e della guerra quale «follia omicida degli Stati»  rimangono costantemente all'ordine del giorno. La lotta sociale e la dimensione etica della disobbedienza individuale sono  le uniche concrete risposte da dare ai «guerrafondai di ogni colore». Insieme a questo vi è la denuncia aperta delle scoperte collusioni fasciste da parte del regime democristiano. 


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