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giovedì 23 maggio 2013

VIVERE SENZA TEMPI MORTI


Vivere senza tempi morti e godere senza ostacoli è, ancora oggi, un primo criterio chiaro per definire la linea di demarcazione tra due progetti opposti. Da un lato tutti coloro che agiscono per il gioco e il godimento e dall’altro quelli che operano giustificando comunque il sacrificio implicito nella fatica di vivere.
Tutte le idee del mondo finiscono per separarsi su questo punto pratico.
Noi dobbiamo andare fino in fondo a questa opposizione. La dose di fatica e di difficoltà, obiettivamente presente in ogni attività, non ha niente a che fare con il lavoro, finché la vita resta praticamente l’azione diretta di un gioco desiderabile. E nessuna società egualitaria sarà il regno della libertà e della fraternità finché la fatica sarà risentita e vissuta dal corpo come un dovere ineluttabile.
L’idea di un ritorno a una società agraria è assurda quanto l’allontanamento dalla natura imposto agli uomini dall’industrializzazione.
L’enorme compito di rivoluzionare questo pianeta, diventato quasi invisibile, merita sempre di proporsi la realizzazione di condizioni di vita degne di signori senza schiavi. Noi possiamo operare nella natura in accordo con la parte di godimento del contadino risoluto a realizzarsi, a emanciparsi dalla fatica, come hanno sempre desiderato tutti gli esseri umani. Non esiste dunque alcuna ragione morale né pragmatica per vietarsi a priori un’utilizzazione controllata di un certo numero di macchinari tra quelli che esistono o che si possono ancora inventare. La vera finalità è quella di abolire o trasformare tutto quanto impedisce, ostacola, allontana o diminuisce il godimento di essere al mondo. Le stesse macchine devono essere utilizzate, adattate e dosate a questo scopo da una sensibilità umana biologica, liberata dall’alienazione economica e dalle sue antitesi: le ossessioni moralizzatrici.
Uscire dalla società industriale passerà anche per un impiego deturnato di tutti i mezzi che questa civiltà ha utilizzato per i suoi fini intollerabili, ogni volta che lo riterremo opportuno.
Nessun ritorno indietro è possibile e neppure auspicabile.

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