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giovedì 17 ottobre 2013

PAURA E LIBERTA'


L’effetto più crudele e più efficace  che la società delle merci ha prodotto sugli individui, e che più di ogni altro ne condiziona le scelte, si identifica in un  disagio psichico invalidante e costante, che ne compromette ogni forma di razionalità, di felicità, di passione e di sentimento di solidarietà. L’origine di questo stato mentale, si colloca in quella dimensione di grande paura architettata ad arte dal Sistema Potere, in virtù della quale è in grado di influenzare e suggestionare i comportamenti individuali, omologandoli ai suoi interessi particolari e più nefandi. Questa eccezionale forma di omologazione, dettata dalla paura, costringe gli individui ad adeguarsi ad una sottocultura dominante, inattiva e monolitica, impedendo ogni impulso liberatorio e rivoluzionario. La paura di essere additato come “diverso” fa precipitare in uno stato di angoscia persistente che solo un rientro nell’omologazione, può attenuare. Questo è lo spaccato delle nostre moderne società liberiste, che per tale motivo, non sono in grado di aspirazioni, personalizzazioni e di rivoluzioni. L’uso politico della paura, brandita come arma, attraverso l’opera di mistificazione della verità e di contraffazione della realtà, si prefigge lo scopo di allertare e dissuadere la gente da scelte personali, incompatibili con le strategie populiste e perverse del potere. La paura indotta dall’incertezza economica, dalla precarietà del lavoro, dall’assenza di futuro, dal trauma della separazione, e ancora, la paura del diverso, sono le forme patologiche della paura, indotte da una condizione sociale e ambientale già oltre i ragionevoli limiti della comprensione. Tutte quante insieme, sono l’estensione di quel primario disagio esistenziale che si identifica nella paura della morte.
Un tale stato di cose, non è che risultato dell’assenza di spiritualità, congiunta alla perdita di autonomia, di autosufficienza e indipendenza culturale e, più in generale, di quella autentica libertà che trasforma in civile una società devastata dalla barbarie.

Abbiamo mercificato le nostre originarie responsabilità individuali, rinunciando agli indispensabili parametri di riferimento, in cambio di subdole dipendenze, effimera vanità e quotidiana trasgressione. Ci hanno spacciato licenza per libertà, e omologazione per benessere, e tutto questo si è tradotto in paura, incertezza e frustrazione. La paura, coincide con la perdita della speranza e con l’impossibilità di intravedere un futuro. Questo perché, l’uomo tecnologico si è trasformato in un idolatra,  in perpetua adorazione di un mondo che ha mitizzato vergogne, menzogne e infamia, a fronte di paura e schiavitù.
Solo se saremmo in grado  di  riaffermare la nostra autonomia, se saremo capaci di non delegare ad alcuno le nostre aspettative di felicità, le nostre speranze, se torneremo a gestire noi stessi le nostre capacità, se saremo fino in fondo meravigliosamnete disubbidienti, se scacceremo gli stregoni del mercato, gli stregoni del lavoro, gli stregoni della conoscenza e della medicina, potremo liberarci dalla paura e tornare a ricostruire comunità di uomini liberi.

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