L’umano cittadino e la natura di Henry David Thoreau
L’umano cittadino è un sovra socializzato, incapace di vedere al di là dello Stato. Talvolta crede, addirittura, che lo Stato sia un oggetto naturale: come un sasso. Il mio sogno di un governo che governi meno, fino a non governare del tutto, è possibile solo se siamo in grado di immaginare società senza stati e se, abbiamo filosofie che giustifichino razionalmente questa nostra immaginazione. Questa idea è possibile proprio osservando gli animali che, praticamente sono la prova che l’anarchia è possibile: vivono vite in gruppo, non hanno governi, ma godono di esistenze complesse proprio come le nostre. Spesso facciamo della diversità motivo di inferiorità ma questo, ancora una volta, perché abbiamo gli occhi chiusi dal mondo sociale che abbiamo costruito e che dobbiamo, invece, de-costruire. Se gli animali fanno una cosa, e se noi siamo animali, allora anche noi possiamo impegnarci a fare quella determinata cosa. Non che l’anarchia sia assenza di cultura, anzi! Qui, ancora una volta, è il pensare che la specie homo sapiens sia l’unica culturale che ci blocca mentre, al massimo, la nostra specie ha un tipo di cultura ma non l’unica. L’anarchia è la migliore forma di organizzazione sociale anche, e soprattutto, perché è l’unica che si adatta alla nostra forma di vita a meno di non supporre, ma sarebbe da sciocchi, che nel nostro genoma c’è anche la propensione all’autodistruzione.
Per concludere amare e vivere nelle natura guardando gli animali non vuol dire lottare contro il progresso, ma contro la sua degenerazione. Nella nostra natura c’è sia l’anarchia che la tecnologia: non facciamo errori grossolani. Qui è non comprendere che anche la tecnologia, che è neutrale è stata poi assoggettata alle teorie dell’assurdo; se, come me, non poni cesura totale tra naturale e culturale allora anche la tecnica, in senso non banale, è natura: perché ne è emersione.
Utilizzare gli strumenti interni al sistema che si contesta scatenando le contraddizioni, questo è necessario, senza integrazione non c’è disintegrazione: generando paradossi l’anarchia sarà possibile.
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