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giovedì 26 giugno 2014

Il processo di standardizzazione

Il grado di invadenza del governo occidentale contemporaneo non trova uguali, per quantità di ambiti e meticolosità della prescrizione, in circuiti culturali di altri luoghi e tempi. Mai nella storia dell’umanità sono stati regolamentati in maniera così vincolante i seguenti campi. È stato codificato come e dove i cadaveri possono essere seppelliti. Non si può esercitare qualsiasi commercio senza autorizzazione. Sono stati vietati innumerevoli alimenti di produzione casalinga o artigianale, attraverso normative che rendono illegali certe composizioni e modalità di produzione del bene. È reato urinare in qualunque luogo che non siano bagni predisposti. In diverse città le norme urbanistiche sono ferree ed arrivano a specificare una ristretta gamma entro cui scegliere il colore delle persiane. C’è l’obbligo per ogni cittadino di frequentare la scuola; non si tratta qui di discutere sulla bontà del processo di alfabetizzazione ma del fatto che questo venga obbligatoriamente imposto nella forma scolastica statale. Vaccinare i figli è indispensabile, anche per malattie oggi praticamente inesistenti. Ogni spazio sia pubblico che privato, sia finalizzato alla produzione che all’abitazione, sia agricolo che commerciale, è stato sottoposto a una sterminata, capillare serie di vincoli e certificazioni. È proibita la coltivazione e il consumo di marijuana e di tutte le droghe non legalizzate. Per molti cittadini del mondo non è più possibile spostarsi liberamente. Non si possono più raccogliere castagne, funghi o legna secca per riscaldarsi perché a tutto è stata assegnata una proprietà. Non si possono cantare canzoni in pubblico perché protette dai diritti d’autore. Non si possono fare fotocopie di libri. In diversi luoghi non si può dormire all’aperto e non si possono fare fuochi. Non ci si può riposare orizzontalmente su panchine. Non si può distillare la grappa o piantare una vigna senza prima pagare e ottenere una autorizzazione. È illegale utilizzare diversi oggetti e strumenti anche se funzionanti, se non approvati tramite autorizzazione e certificazione. Questo elenco è, ovviamente, incompleto. Potrebbe proseguire per pagine. Considerato che viviamo nell’auto-proclamata società della libertà, la lista di ciò che non si può fare, almeno legalmente, è davvero lunga. La maggior parte sono attività che l’umanità, nei secoli, ha sempre svolto senza pensare che potessero essere rese illegali.
Va riconosciuto che oggi, rispetto ad altri contesti culturali, viene esercitato un uso della forza limitato e una invadenza contenuta in certi ambiti (costruzione identitaria, vestiario, preferenze sessuali, libertà di espressione). Allo stesso tempo, questo insieme di divieti rende, di fatto, criminosi certi stili di vita, che pur non danneggiano nessuno, se non gli interessi della burocrazia e del mercato. Si tratta di prevaricazioni che, evocando la tutela dei cittadini, permettono allo Stato di ergersi a censore di prassi difformi da quelle prevalenti. L’amministrazione, come lo Stato moderno ora viola tutti gli ambiti della vita, in modo da rendere virtualmente impossibile ignorare o sottrarsi alla sua influenza. Le sanzioni colpiscono la diversità proprio negli ambiti del lavoro, della distribuzione proprietaria, della capacità di esercitare un peso politico, della gestione del territorio che abbiamo delineato come essenziali nel processo di standardizzazione.

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