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giovedì 7 aprile 2016

IL DIAVOLO PROBABILMENTE… di Robert Bresson

Siamo nel 1977, il film racconta le vicende di Charles, giovane esponente della contestazione, il quale ha lasciato gli studi dopo il liceo e vive la vita alla giornata, in modo edonistico, passando da un amore all’altro, indeciso su chi sia la donna della sua vita tra Alberte, che ha lasciato la famiglia per vivere con lui e Edwige, da cui è fortemente attratto. Il rifiuto dei valori tradizionali, non significa per Charles una pace interiore e un appiattirsi sui valori politici della contestazione. C’è in lui un travaglio interiore, una critica della massificazione dell’individuo che è tale sia nella contestazione che nella società tradizionale. Charles vuole essere persona originale e arriva a vivere un’esperienza che è simile a quella di Kirillov ne I demoni, ovvero porta all’estremo questa sua indipendenza sfidando la morte nel suicidio per affermare sé stesso, fuori dagli schemi precostituiti. 
Il film è  una denuncia della società contemporanea e delle sue storture, non da ultimo ecologiche. Immagini forti che inframmezzano le vicende narrate, mostrano disastri naturali causati dall’uomo e fanno riflettere sul modo in cui l’uomo opera nei confronti della natura, degli animali e dell’ambiente naturale con l’inquinamento dei fiumi e dei mari, dimentico della salvaguardia dell’equilibrio ambientale. Oltre a questo fenomeno, trasversalmente, Bresson ci parla della droga che in quegli anni ebbe una diffusione capillare tra i giovani. Il titolo del film prende spunto da queste storture e da questi conflitti, mettendo in luce come alla base vi sia un’evoluzione negativa della società umana, guidata probabilmente dal diavolo.
"Non solo il rumore, l'espulsione di ossido di azoto distrugge la fascia protettiva di ozono.
Quando il traffico sarà raddoppiato, non ci sarà più cielo azzurro. La Terra, sempre più abitata, sarà invivibile. Distruzione di intere specie per il profitto.
280 specie di uccelli e di mammiferi scomparsi in oltre cento anni, 400000 elefanti, mille rinoceronti abbattuti quest'anno in Kenya.
18000 cuccioli di foca per due milioni di dollari. Il tutto, più o meno, autorizzato. I fanghi rossi..."
Premiato con l'Orso d'argento al festival di Berlino, Il diavolo probabilmente..., è il penultimo film di Robert Bresson. Il regista inseguendo un suo ideale estremista di giustizia e verità, non c’è da stupirsi se, superati i settanta anni, guarda con orrore il mondo in cui sopravviviamo: corrotto dall’inquinamento fisico e spirituale, devastato dal mito del profitto, portato sull’orlo dell’Apocalisse dall’indifferenza morale. Forse nessun intellettuale educato all’umanesimo individualista può oggi reggere senza disperazione il momento di trapasso attraversato dalla specie umana. Nell'anno di grazia 1977 le problematiche, i mali endemici e le afflizioni che struggono il pianeta non sono poi così distanti dai panorami odierni: disagio giovanile, amore, morte, politica, famiglia, ambiente, religione, energia nucleare, droga, psicanalisi... 
Nella sua foga, la società dei consumi ha incalzato l’industria nello sfruttamento di qualcosa che all’umanità non appartiene, ma che è le dato solo in prestito: la Natura.
In un contesto sociale dove la lotta di classe ha esaurito ogni spinta eversiva, dove l'imborghesimento delle coscienze ha dischiuso scenari sempre più grigi ed apocalittici, dove anche il microcosmo giovanile ha smarrito identità, illusioni e forza interiore, l'unica, estrema via di fuga può condurre soltanto verso la morte. Il diavolo probabilmente... è il racconto in flashback di questo viaggio al termine della notte.

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