Attualmente la Democrazia versa in uno stato pietoso. È rimasta senza avversario, ma anche senza sostanza. Il disamore dei cittadini nei confronti della sua presunta formula di auto-governo non può più essere nascosta: astensionismo elettorale di massa, discredito generalizzato dei dirigenti e delle loro cricche, alta marea della tendenza apolitica. Regna una diffusa disillusione politica che in realtà è disaffezione per la democrazia. Tutto ciò che la Democrazia ha promesso (il governo del popolo per il popolo, la trasparenza della gestione pubblica, la libertà politica...) è venuto meno; ciò nonostante, sepolte le altre modalità d’organizzazione politica, è questa la formula che ha trionfato. Ma la sua vittoria ha un sapore amaro, i cittadini sono infelici, apatici e indifferenti alle sorti di una Democrazia intorpidita.
Ma è veramente sprofondata nel torpore? O invece questo è il momento in cui la Democrazia comincia a mostrare il suo vero volto, a svelarci le sue intenzioni? Solo adesso, dominante, egemonica, incontestabile, priva della possibilità di legittimarsi per mezzo del contrasto, quando anche i suoi adulatori iniziano ad annoiarsi, incomincia a mostrarci il rachitismo del suo organismo e la malvagità dei suoi propositi. Le democrazie liberali stanno avanzando lungo nuove strade verso un modello di società e di gestione politica che si caratterizza per un’enigmatica e inquietante docilità della popolazione e un letargo del criticismo e della dissidenza che renderà quasi superfluo l’attuale apparato di repressione fisica, dal momento che ogni essere umano agirebbe, in una certa qual misura, come poliziotto di sé stesso.
Auschwitz non è stato uno scivolone della Civiltà, un passo falso dell’Occidente, un incomprensibile smarrimento della Ragione Moderna, ma un frutto della democrazia i cui semi e germogli circolano in modo terribilmente sospetto nel cuore e nel sangue dei nostri regimi democratici. Auschwitz è stato un segnale di ciò che dobbiamo aspettarci dalla nostra Cultura: lo sterminio globale della Differenza. La democrazia totalitaria.
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