The million dollar hotel è il viaggio alla scoperta dell’amore vero e quindi della vita e delle vite di tutte quelle persone che si ritengono fantasmi come Eloise. La vicenda, dal tragico epilogo è raccontata dalla voce del protagonista, che sacrificherà se stesso al bene comune suicidandosi a sua volta, tentando di volare, come lo stesso Izzy ha fatto.
Il film vuole essere senz’altro una parabola, un messaggio d’amore verso chi soffre. Naturalmente il tutto è filtrato attraverso gli occhi di chi è vittima della sofferenza stessa, arricchito dalla tormentata ansia dei personaggi protagonisti, dal sentimento di riscatto e dalla voglia di voler essere qualcuno per qualcuno, unito alla voglia di non sopprimere ma anzi di ascoltare lo spazio infinito che c’è in ognuno di noi.
È bravo Wim Wenders a condensare in immagini il desiderio politico di libertà che dipende direttamente dal rapporto tra comunicazione e potere. Un affrancamento sempre più difficile da conquistare nella società contemporanea, non a caso la data 2001 è sottolineata per due volte nel film quasi a suggerire l'ipotesi di un futuro vicino che è già il nostro presente, dominata dai poteri tecnologici che offuscano la verità spacciandola per corretta informazione. L'aggressione dei poteri occulti è per Wenders sempre più inquietante e visivamente apocalittica perché i potenti d'oggi utilizzano strumenti invisibili per spiare, scovare i segreti della gente normale. L'uomo della strada è così costretto a rifugiarsi in quei luoghi che consentono di sottrarsi alla vista, al controllo, alla penetrazione incessante del Grande Fratello.
Il Million Dollar Hotel è l'altro luogo, il piccolo-grande universo pre-tecnologico, il sottosuolo claustrofobico, oscuro e primitivo, abitato da individui diversi, appartenenti a gruppi umani emarginati, rappresentanti di varie etnie, un po’ come il nostro mondo oggi.
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