Nello spettacolo l'idea di progresso, oggi, non è difesa dai suoi sostenitori che in proporzione al loro fanatismo. Eppure, essa è stata, a suo tempo, un atteggiamento volto a discutere razionalmente gli interessi generali della società. La sua debolezza risiede nell'astrazione che la governa e che la progressivamente ridotta ad una illusione, nella quale credono solo la burocrazia e tecnica. l'astrazione dei linguaggi dominanti, del resto, è oggi scollata da qualunque realtà vissuta. Una realtà che è senza un linguaggio che la rappresenta, se non in forma letteraria. Ogni conoscenza parziale, infatti, ha bisogno di un sapere generale che la sappia collocare nell'astrazione di tutto le determinazioni particolari, diventando metodo e sconfiggendo ogni illusione metaforica, che si forma nelle strutture ideologiche dei vecchi linguaggi. Così, per esempio, l'immaginazione popolare sulla pericolosità del nucleare è stata indotta a chiamare con l'innocua espressione di scorie, quello che con un termine più scientifico produrrebbe immediatamente un allarme socio sanitario. Nella società dello spettacolo anche l'impostura ha i suoi monopoli.
Nel regno della rappresentazione la ricchezza è al sicuro, essa infatti è come lo spirito per l'idealismo, un qualcosa sulla quale tutte le merci misurano le loro manchevolezze. La misurano dal punto di vista dell'astrazione mercantile, la sola capace di neutralizzare l'azione dialettica del negativo sulle parcolarità che la compongono. La merce, infatti, è necessaria solo là dove non ce né bisogno. In questo senso, anche la merce più insignificante deve essere considerata in funzione della complessità del mercato, di cui accresce la circolazione e dal quale riceve ciò che alimenta la sua vita commerciale.
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