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giovedì 26 gennaio 2017

Emile Henry

Emile Henry nasce in Spagna, a San Martin de Provensals (oggi un barrio di Barcellona), il 26 settembre 1872.; suo padre Fortune era un ex comunardo in esilio. Tornato con la famiglia in Francia dopo l’amnistia del 1882, Emile frequenta la scuola con brillanti risultati, ma nel 1890, ammesso all’Ecole Polytechnique, abbandona definitivamente gli studi per occuparsi come impiegato. Nella primavera del 1891 si avvicina agli ambienti rivoluzionari e diventa nel 1892 responsabile del giornale anarchico En Dehors. Lo stesso anno viene ghigliottinato Ravachol e Henry comincia a dedicarsi alla chimica.
Come lui stesso dichiarerà dopo il suo arresto, l’8 novembre 1892 depone un ordigno presso gli uffici della miniera di Carmaux in solidarieta con i minatori scesi in sciopero in agosto. La bomba, trasportata presso il vicino commissariato in rue des Bon Enfants, esplode facendo cinque morti. Nel maggio 1893, dopo alcuni soggiorni all’estero, Henry torna a Parigi sotto mentite spoglie. Il 5 febbraio 1894 avviene l’esecuzione dell’anarchico Vaillant e Henry decide di vendicarlo. Il 12 febbraio lancia quindi una bomba all’interno del Cafe Terminus, ma viene inseguito e arrestato alla fine di una furiosa colluttazione in strada, durante la quale resta uccisa una guardia. Processato il 27 aprile, Henry è condannato a morte e recluso alla Grande Roquette. 
Emile viene ghigliottinato a Parigi il 21 maggio 1894.
Che cosa vogliono gli anarchici? L’autonomia dell’individuo, lo sviluppo della sua libera iniziativa che, soli, potranno assicurargli tutta la felicita possibile. Se l’anarchico ammette il comunismo come concezione sociale, e per semplice deduzione, perché comprende che e solo nella felicita di tutti, liberi ed autonomi come lui, che troverà la propria.
Ognuno di noi ha una fisionomia e delle attitudini speciali che lo differenziano dai suoi compagni di lotta.
Cosi, non siamo stupiti dal vedere i rivoluzionari tanto divisi nella direzione dei lori sforzi. Ci si domanda quale sia la buona tattica: essa e ovunque proporzionale alla somma di energia che si apporta all’azione. Ma non riconosciamo a nessuno il diritto di dire: "Solo la nostra propaganda è quella buona; fuori di essa non v’è salvezza". E un vecchio residuo di autoritarismo nato dalla vera o falsa ragione che i libertari non devono tollerare.
Uno dei primi insegnamenti dell’anarchia è questo: "Sviluppa la tua vita in tutte le direzioni, opponi alla ricchezza fittizia dei capitalisti, la ricchezza reale degli individui possessori di intelligenza ed energia".

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