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giovedì 5 gennaio 2017

La libertà per l’anarchico

"un sistema sociale definito e in sé concluso, quanto piuttosto una ben determinata tendenza nello sviluppo storico dell'umanità che, in contrasto con la tutela intellettuale imposta da tutte le istituzioni clericali e governative, lotta per il libero e incondizionato dispiegamento delle forze individuali e sociali della vita. La libertà stessa è soltanto un concetto relativo, e non assoluto, poiché tende
costantemente ad espandersi e a coinvolgere sfere sempre più ampie in una crescente varietà di modi. Per l'anarchico, la libertà non è un astratto concetto filosofico, ma la concreta possibilità vitale per ogni essere umano di sviluppare appieno tutte le potenzialità, le facoltà, le doti che la natura gli ha donato,
volgendole a vantaggio della società. Minore è il peso della tutela ecclesiastica e politica in questo naturale sviluppo, e tanto più ricca e armonica diverrà la personalità umana, tanto più decisamente essa diverrà la misura della cultura intellettuale della società in cui è cresciuta." (Rudolf Rocker,)

"Io sono un amante fanatico della libertà, considerandola l'unico mezzo in seno al quale possono svilupparsi e crescere l'intelligenza, la dignità e la felicità degli uomini; non di questa libertà tutta formale, concessa, misurata e sottoposta a regolamento dallo stato, menzogna eterna e che in realtà non rappresenta mai nient'altro all’infuori del privilegio di alcuni fondato sulla schiavitù di tutti; non di questa libertà individualista, egoista, meschina e fittizia, vantata dalla scuola di .-J. Rousseau, come da tutte le altre scuole del liberalismo borghese, e che considera quello che essa dice diritto di tutti, rappresentato dallo stato, come il limite del diritto di ognuno, ciò che tende necessariamente e sempre alla riduzione a zero del diritto di ognuno. No, io intendo la sola libertà che sia veramente degna di tale nome, la libertà che consiste nel pieno sviluppo delle potenze materiali, intellettuali e morali le quali si trovano allo stato di facoltà latenti in ognuno; la libertà che non riconosce altre restrizioni all'infuori di quelle che sono tracciate
dalle leggi della nostra stessa natura: in guisa che, propriamente parlando, non vi siano restrizioni, poiché tali leggi non ci sono imposte da qualche legislatore dal di fuori che si trovi sia accanto, sia al di sopra di noi; esse ci sono immanenti, inerenti e costituiscono la base stessa di tutto il nostro essere, tanto materiale che intellettuale e morale; invece dunque di trovare in esse un limite, noi dobbiamo considerarle come le condizioni reali e come la ragione effettiva della nostra libertà." (Michail Bakunin)

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