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giovedì 16 novembre 2017

La facoltà di pensare

Se l'uomo non è fatto per essere lo zimbello di una natura cieca, non è fatto neppure per essere lo zimbello di collettività cieche a cui egli dà vita con i suoi simili; ma per non essere più in balia delle società altrettanto passivamente di una goccia d'acqua in balia del mare, sarebbe necessario che egli potesse conoscerla e agire su di essa. E' vero che in tutti gli ambiti le forze collettive superano infinitamente le forze individuali; così un individuo che disponga anche solo di una porzione della vita collettiva non è più facilmente concepibile di una linea che si allunghi per l'addizione di un punto. Almeno così pare; ma in realtà un'eccezione c'è, ed è l'unica: l'ambito del pensiero. Per quanto concerne il pensiero, il rapporto è invertito; in questo caso l'individuo è più della collettività nella stessa misura in cui qualcosa è più di nulla perché il pensiero si forma soltanto in uno spirito che si trova a essere solo dinanzi a se stesso, le collettività non pensano affatto. E' vero che il pensiero per se stesso non costituisce in alcun modo una forza. Si dice che Archimede sia stato ucciso da un soldato ubriaco; ma,  se fosse stato messo a girare una macina sotto  la frusta di un sorvegliante di schiavi, l'avrebbe girata esattamente allo stesso modo dell'uomo più rozzo. Nella misura in cui il pensiero plana al di sopra della mischia sociale, esso può giudicare, ma non trasformare. Tutte le forze sono materiali; l'espressione forza spirituale è essenzialmente contraddittoria; il pensiero può essere una forza solo nella misura in cui è materialmente indispensabile. Per esprimere la stessa idea in altri termini, l'uomo non ha nulla di essenzialmente individuale, nulla che gli sia assolutamente proprio, se non la facoltà di pensare; e questa società, da cui egli dipende strettamente in ogni istante della sua esistenza, dipende inversamente un poco da lui quando ha bisogno che egli pensi. Perché tutto il resto può essere imposto dal di fuori con la forza, compresi i movimenti del corpo, ma nulla al mondo può costringere l'uomo a esercitare la sua potenza di pensiero, né sottrargli il controllo del proprio pensiero. 

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