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giovedì 23 novembre 2017

Aleksandr Berkman

Berkman era nato nel 1870 in Lituania e all’età di diciott’anni era emigrato a New York, dove aveva conosciuto Emma Goldman, anch’essa russa, che lavorava in una ditta d’abbigliamento. Aveva poco più di vent’anni quando, insieme alla Goldman, decideva di compiere un’azione clamorosa contro il capitalismo: l’uccisione di Henry Clay Frick, un uomo d’affari a capo delle acciaierie Carnegie che durante una vertenza sindacale aveva mandato trecento picchiatori dell'agenzia privata Pinkerton a rompere la resistenza operaia, col risultato che tre persone erano rimaste uccise negli scontri. Nel 1892 Berkman sparava a Frick tre colpi di pistola, trafiggendolo poi con due pugnalate. Nonostante ciò, Frick sopravviveva e Berkman veniva condannato a ventidue anni di prigione.
Le sue memorie, Un anarchico in prigione {1912), sono un classico minore della letteratura detentiva e costituiscono una testimonianza eloquente e dolorosa del suo idealismo giovanile, dei lunghi insopportabili periodi di isolamento, delle proteste contro le condizioni inumane del carcere, della sua disperazione e solitudine e degli inutili piani di evasione. Rilasciato nel 1906 e riunitosi alla Goldman, Berkman tornava all’agitazione anarchica fino al 1936, anno in cui sceglieva di suicidarsi piuttosto che continuare a soffrire per le proprie condizioni di salute e di dipendenza dal supporto finanziario degli amici. Fosse vissuto appena un po’ di più, avrebbe avuto almeno il sollievo di ascoltare le notizie dei tumultuosi avvenimenti che stavano incendiando la Spagna. Nei suoi quattordici anni di prigionia, Berkman approfondiva la propria comprensione del mondo: «La maturità mi ha chiarito la via», confidava in una lettera alla Goldman dopo dieci anni di cella, e l’esperienza fatta gli insegnava la necessità di una «visione pura di cuori che restano caldi».
Nestor Makhno con Alexander Berkman
Una simile notazione può apparire aridamente intellettuale, ma le memorie di Berkman sono radicate nella privazione sensoriale provocata dalla detenzione, mentre la sua capacità di comprensione col passare degli anni è andata aumentando, cosicché l’uomo che cammina libero alla fine del libro abbraccia coraggiosamente, pur se con timore, la ritrovata libertà. Berkman e la Goldman saranno successivamente espulsi dagli Stati Uniti, a causa della loro attività pacifista durante la prima guerra mondiale, e si trasferiranno in Russia attratti dai fuochi rivoluzionari che bruciavano laggiù.


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