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venerdì 8 giugno 2018

TERRA LIBERA di Raoul Vaneigem

Io sono di qui e di nessun luogo
il mondo è il mio sguardo
il desiderio giuda i miei passi
la vita è la mia lotta
il mio giardino è senza frontiere
la mia patria è la Terra
e né Stato né mafia
mai se ne approprierà 

Religioni, nazioni, partiti
fomentano conflitti
non voluti da quelli per cui
la vita non ha prezzo
La guerra che combattiamo
è la guerra al profitto
al denaro che invade
il mondo e lo fa marcire

Meglio vivere in piedi
che sopravvivere inginocchiati 
a raccogliere gli spiccioli
che ruberanno i banchieri
basta con una società
in cui i disperati
hanno solo la scelta di ammazzare
come i vostri poliziotti

Il pianeta è un cimitero
redditizio per gli affari
i becchini stabiliscono la legge
che poi impongono allo Stato
ma non è sorprendente
che questi cadaveri eletti
come nostri rappresentanti
stiamo ancora vivendo?

Non esiste libertà 
di opprimere di ammazzare
l’uomo non è una merce
non è soggetto ad appalto
assassini al soldo
di una macchina calcolatrice
sapremo sconfiggervi rifiutando di pagare

i vostri carri armati e le vostre ruspe 
che devastano la terra  
potranno pure distruggere del tutto
scuole orti e campi
noi stringiamo nelle mani
i futuri raccolti
e siamo determinati a ricominciare da capo

lascia i tuoi capelli volare 
al vento folle delle idee
dobbiamo bandire i predatori
dalla nostra società
Per la nostra lotta non abbiamo 
altre armi che la vita
è a lei che brindo alle armi che non uccidono

Io sono di qui e di nessun luogo
il mondo è il mio sguardo
il desiderio giuda i miei passi
la vita è la mia lotta
il mio giardino è senza frontiere
la mia patria è la Terra
e né Stato né mafia
mai se ne approprierà 

(“Nell’agosto del 2016 mi trovavo ad Atene nell’appartamento di un amico. Mi era appena giunta notizia delle nuove minacce che incombevano sull’occupazione di Notre Dame des Landes, quando un fisarmonicista è passato per strada suonando un’aria che mi sono subito annotato. È da questo incontro che è nata la canzone Terre Libre, che Fanchon Daemers ha poi interpretato, trasformando un semplice ritornello in un canto di lotta.” Raoul Vaneigem)
 
 

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