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giovedì 14 giugno 2018

Viviamo in un mondo dove nulla è a misura dell'uomo

Il movimento operaio tutte le volte che ha saputo fuggire alla demagogia ha fondato le rivendicazioni dei lavoratori sulla dignità del lavoro. Proudhon osava scrivere: "Il genio del più semplice artigiano è altrettanto superiore ai materiali che egli utilizza dello spirito di un Newton rispetto alle sfere inerti di cui calcola le distanze, le masse e le rivoluzioni"; Coloro, che pongono al centro della questione sociale la dignità del produttore in quanto tale, si ricollegano alla stessa corrente di pensiero. Nell'insieme, possiamo essere fieri di appartenere ad una civiltà che ha portato con sé il presentimento di un ideale nuovo. E' impossibile concepire qualcosa di più contrario a questo ideale della forma che ai giorni nostri ha assunto la civiltà moderna, al termine di una evoluzione durata parecchi secoli. Mai l'individuo è stato così completamente abbandonato ad una collettività cieca, e mai gli uomini sono stati più incapaci non solo di sottomettere le loro azioni ai loro pensieri, ma persino di pensare. I termini di oppressori e di oppressi, la nozione di classe, tutto ciò sta perdendo ogni significato, tanto sono evidenti l'impotenza e l'angoscia di tutti gli uomini dinanzi alla macchina sociale, Diventata una macchina per infrangere i cuori, per schiacciare gli spiriti, una macchina per fabbricare incoscienza, stupidità, corruzione, ignavia, e soprattutto vertigine. La causa di questo doloroso stato di cose è molto chiara. Viviamo in un mondo dove nulla è a misura dell'uomo; c'è una sproporzione mostruosa tra il corpo dell'uomo, lo spirito dell'uomo, e le cose che costituiscono attualmente gli elementi della vita umana; tutto è squilibrio.

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