Il film fu scritto nel '68 e girato nel '69, in un momento storico-politico particolare per l'Italia, sullo sfondo della strage di Piazza Fontana, e all'inasprimento dello scontro sociale in atto, e dell'affaire del commissario Luigi Calabresi, ritenuto il responsabile da un parte della sinistra extraparlamentare della morte dell'anarchico Giuseppe Pinelli alla Questura di Milano.
In questo clima di tensione la pellicola fu messa sotto processo dalla censura per il soggetto narrato - per la rappresentazione che si faceva della Polizia (e molti videro nel personaggio del Commissario più di una somiglianza con Calabresi) - e rischiò di non uscire nelle sale
cinematografiche. Ma il film non fu bloccato dalla censura perché tutti si resero conto che la cosa avrebbe provocato uno scandalo enorme. Il particolare contesto politico del momento, una crisi di governo e la volontà della Democrazia Cristiana di trovare un accordo con i socialisti dopo le bombe di Milano rese possibile l'uscita del film. Certo il contenuto di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto non era tenero nei confronti delle autorità, mostrate nella loro arroganza.
Ricorda Elio Petri :”la polizia della Repubblica italiana nei venticinque anni successivi alla caduta del fascismo, nonostante l'abolizione della pena capitale, ha perpetrato nelle strade e nelle piazze decine e decine di condanne sommarie contro masse indifese di operai e di contadini colpevoli unicamente di lottare contro la miseria e l'ingiustizia. Nessun poliziotto ha mai pagato per tutti questi morti. Io provavo, e provo tuttora, un odio profondo nei confronti dei mandanti appartenenti alle classi dominanti e degli esecutori di questi assassinii. Tuttavia nel film mi interessava soprattutto descrivere il meccanismo che garantisce l'immunità ai servi del potere. Volevo fare un film contro la polizia, ma a modo mio”.
L'esercizio del potere diventa azione sistemica di controllo della masse attraverso l'uso della coercizione, dell'intimidazione, della rappresentazione dell'essere al di sopra della legge che vale per il popolo e non per i suoi servitori. E l'omicidio dell'amante da parte del Commissario fin dall'inizio è l'affermazione estrema del suo esercizio. Si tratta di un personaggio autoritario, intransigente e carismatico, un poliziotto di stampo scelbiano che, proprio per queste sue caratteristiche, viene promosso all'inizio del film al ruolo di dirigente dell'ufficio politico della Questura. Perfettamente caratterizzante da questo punto di vista è il suo discorso di insediamento all'insegna della legalità repressiva: "Sotto ogni sovversivo può nascondersi un criminale, sotto ogni criminale può nascondersi un sovversivo. [...] Noi siamo a guardia della Legge, che vogliamo immutabile, scolpita nel tempo. Il popolo è minorenne, la città malata. Ad altri il compito di educare, a noi quello di reprimere! La repressione è il nostro vaccino”.
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