E’ tempo che il memento vivere prenda il posto del memento mori che bollava le conoscenze sotto il pretesto che niente è mai acquisito.
Ci siamo lasciati troppo a lungo persuadere che non c’era da attendere altro dalla sorte comune che la decadenza e la morte. É una visione da vegliardi prematuri, da golden boys caduti in senilità precoce perché hanno preferito il denaro all’infanzia. Che questi fantasmi di un presente coniugato al passato cessino di occultare la volontà di vivere che cerca in ciascuno di noi la via della sua sovranità!
Per spezzare l’oppressione, la miseria, lo sfruttamento, non basta più una sovversione avvelenata dai valori morti che essa combatte. É venuta l’ora di scommettere sulla passione incomprimibile di ciò che è vivo, dell’amore, della conoscenza, dell’avventura che chiunque abbia deciso di crearsi secondo la sua “linea di cuore” inaugura ad ogni istante.
La società nuova comincia dove comincia l’apprendistato di una vita onnipresente. Una vita da percepire e da comprendere nel minerale, nel vegetale, nell’animale, regni da cui l’uomo deriva e che porta in sé con tanta incoscienza e disprezzo. Ma anche una vita fondata sulla creatività, non sul lavoro; sull’autenticità, non sull’apparire; sull’esuberanza dei desideri, non sui meccanismi di rimozione e di sfogo. Una vita spogliata della paura, dell’obbligo, del senso di colpa, dello scambio, della dipendenza.
Perché essa coniuga inseparabilmente la coscienza e il godimento di sé e del mondo.
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