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giovedì 5 settembre 2019

Sacco e Vanzetti e la solidarietà degli anarchici torinesi

Quando nel luglio del 1921 gli anarchici italiani Sacco e Vanzetti furono condannati a morte negli Stati Uniti, la loro causa divenne quella del proletariato mondiale. In tutto il mondo vi furono enormi manifestazioni. Anche nell’Italia fascista, in varie località, si tentò di realizzare delle iniziative in loro favore. Il regime, sebbene da un lato – a causa del fatto che in fondo si trattava di due italiani vittime della demoplutocrazia – avesse ufficialmente assunto una tiepida difesa dei due condannati, dall’altro impediva e reprimeva ogni azione pro Sacco e Vanzetti.
Anche a Torino gli anarchici si attivano in sostegno dei loro compagni condannati a morte in America.
Dal giornale «L’Ordine Nuovo»: “Ieri mattina, nel Teatro del Popolo di corso Galileo Ferraris, ebbe luogo l’annunciato comizio pro Sacco e Vanzetti indetto dall’Unione Anarchica della nostra città. Davanti a un foltissimo pubblico apre il comizio il compagno Acutis per gli anarchici torinesi, il quale dimostra il valore e la necessità delle manifestazioni che in tutta Italia si vanno svolgendo.
Finito il comizio, alcune centinaia di operai si recarono a gruppi davanti al Consolato degli Stati Uniti. Quantunque non fosse avvenuto alcun incidente, il solo fatto di vedere alcune centinaia di sovversivi riuniti in una via fece uscire dai gangheri i tutori dell’ordine.
Dal giornale «La Stampa»: “Un gruppo di anarchici si diresse verso il Consolato Americano in via S. Tommaso 29 per iniziarvi una dimostrazione ostile al grido di ‘Viva Sacco! Viva Vanzetti!’, due detenuti in America sotto l’accusa di omicidio. L’ufficio della squadra politica della Questura aveva però stabilito un servizio di polizia ed i manifestanti furono subito sciolti. Il vicecommissario cav. Pailla operò l’arresto di quattro individui.
Nonostante che il corteo fosse sciolto con la forza dalla polizia, un gruppo di manifestanti, alla spicciolata, cerca ugualmente di raggiungere l’obiettivo. Prendendo per diverse vie si riunirono nuovamente nei pressi del Consolato Americano in via S. Teresa, ma il funzionario ivi di servizio li disperse prima che avessero tempo di tentare qualsiasi manifestazione ostile. Furono arrestati 14 individui quasi tutti anarchici.
Dal giornale la «Gazzetta del Popolo»: “Essendo corsa la parola d’ordine di portarsi in corteo fin sotto le finestre del Consolato americano i dimostranti dovettero rinunciare al loro proposito, distolti dal grande apparato di forze stazionanti in corso Galileo Ferraris e adiacenze. Però una ventina di giovani, in maggior parte anarchici, riuscirono ugualmente passando da parti diverse (via Bertola e via Arsenale), ad avvicinarsi inosservati all’angolo di via Santa Teresa, dove si trova il Consolato. Quivi i carabinieri, che erano stati predisposti in forte numero, impedirono ai dimostranti di procedere, sospingendoli verso via XX settembre. Accorrevano intanto dalla questura centrale altri nuclei di Regie guardie e di agenti investigativi. Nei paraggi del Consolato fu operato il fermo di cinque persone e altre nove furono arrestate in via XX settembre. Tutti gli arrestati furono condotti in Questura e quivi trattenuti. Pare che saranno deferiti all’autorità giudiziaria. Nel pomeriggio furono operate delle perquisizioni al domicilio degli arrestati, perché, come si è fatto notare, trattasi per lo più di elementi anarcoidi. In una di queste, e precisamente nell’abitazione di certo Giuseppe Prato, il vice commissario avvocato Camilleri ha sequestrato una bomba SIPE”.
Il giornale «L’Ordine Nuovo»conclude il suo articolo sui fatti del 17 ottobre del 1921, dicendo: “Da quanto ha riferito la questura nella casa di un anarchico furono trovati molti libri sovversivi ed una bomba. Finora non è ancora avvenuto il rilascio degli arrestati. A quanto pare se in America si piange in Italia non si ride”.

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