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giovedì 14 novembre 2019

PIAZZA FONTANA Cinquant’anni fa - Antefatto parte seconda

Il 27 marzo 1969, a Roma, a ridosso del portone di accesso al deposito di falegnameria sito nel seminterrato dell’edificio che ospita il Ministero della Pubblica Istruzione, angolo via Enrico Dandolo e via Emilio Morosini, esplodeva un ordigno che causava la rottura del portone, della soglia di travertino e di un gradino, nonché la lesione dell'architrave, la rottura di un tubo dell'impianto di riscaldamento e il danneggiamento del legname lì conservato. Lo spostamento d'aria provocava la rottura di numerosi vetri delle finestre del Ministero e delle case circostanti. Riportavano alcuni danni anche due autovetture, alla carrozzeria e ai vetri, una Fiat 500 e una Fiat 850 parcheggiate nelle due vie.
Il 31 marzo 1969, a Roma, in via Ulpiano n. 2 oltre il cancello d'ingresso secondario, scoppiava un ordigno posto al settimo gradino della scalinata del Palazzo di Giustizia producendo molti danni. L’esplosione infatti cagionava lo scardinamento della parte inferiore terminale del battente sinistro, di una doppia lastra in ferro, e di alcune sbarre; causava il lancio a circa 2 metri di distanza sul marciapiede antistante della piastra metallica interna, di circa cm. 160x45, con contorsione e foro, di circa cm. 50x20, di una sbarra di ferro di cm. 145, di un’altra sbarra più piccola e di 2 bulloni; provocava la frantumazione nell'androne retrostante il cancello, dell'intonaco dei muri, di una porta a vetri, di una lampada di illuminazione, e di varie finestre a vetri e porte di ingresso di uffici; determinava la frantumazione dei vetri delle porte d'ingresso di alcuni uffici, contraddistinti con i numeri civici 3,5, e 7, siti a livello strada di via Ulpiano; procurava lo sfondamento della vetrata di esposizione della Libreria Utet, sita al n. 17 della stessa via, ad opera della lastra di ferro scardinata dal cancello che attraversò diagonalmente la via per circa 25 metri cadendo dietro al bancone di vendita. Il
bancone, i libri e altre suppellettili riportavano danni; causava la rottura dei vetri delle finestre e della vetrata dell'androne del Palazzo dell'Opera Nazionale per i Combattenti, e arrecava danni di varia entità a cinque autovetture parcheggiate di fronte al cancello o sul lato della strada antistante la Utet. 
Il 01 aprile 1969, a Milano, un metronotte, nell'effettuare un giro di perlustrazione della zona di corso Magenta, notava in via Ruffini, nei pressi della Chiesa di Santa Maria delle Grazie, un giovane con un pacco sotto il braccio e con fare circospetto. Dopo un vano inseguimento il metronotte raccoglieva il pacco abbandonato, che esaminato anche dalla Polizia accorsa sul posto, risultò contenere 9 candelotti di dinamite, innescata con un detonatore di alluminio collegato ad una miccia a lenta combustione, lunga 1 metro. 
Il 25 aprile 1969, a Milano, nel corridoio dello stand FIAT alla Fiera campionaria, dove venivano proiettate delle diapositive, deflagrava un ordigno. Oltre ai vari danni 20 persone riportavano ferite. 
Il 25 aprile 1969, a Milano, nell'ufficio Cambi della Banca Nazionale delle Comunicazioni della Stazione Centrale 
esplodeva un ordigno che provocava un incendio domato dai vigili del fuoco. 
In seguito alla sentenza-ordinanza del 24 luglio 1970 e a chiusura della istruzione dell’inchiesta, in parziale difformità dalle richieste del Giudice, venivano rinviati a giudizio Angelo Pietro Della Savia, Paolo Braschi, Tito Pullsinelli, Paolo Faccioli, Giuseppe Norscia e Clara Mazzanti, in stato di detenzione ed accusati dei reati di associazione per delinquere, strage pubblica intimidazione per mezzo di materiale esplodente, furto, detenzione e fabbricazione di ordigni esplosivi. Giangiacomo Feltrinelli e Sibilla Melegari vengono invece processati per il reato di falsa testimonianza. Con la sentenza-ordinanza veniva inoltre dichiarato di non potersi procedere nei confronti di Giovanni Corradini e Eliane Vincileoni per insufficienza di prove in ordine a tutte le imputazioni. Caddero anche le accuse nei confronti di Della Savia e di Faccioli per le imputazioni di lesioni volontarie lievi e danneggiamento per estinzione dei reati a causa dell’amnistia, e per l’attentato alla Montedison per non aver commesso il fatto. Il dibattimento si svolge dal 22 marzo
1971 al 28 maggio 1971. 
Il 28 maggio 1971 la Corte di Assise di Milano condanna per gli attentati del 1968 e 1969 Paolo Braschi a complessivi 6 anni e 10 mesi di reclusione e 460.000 lire di multa per i reati di detenzione di esplosivo, fabbricazione di ordigni, possesso di esplosivi, attentato continuato; Angelo Pietro Della Savia a complessivi 8 anni di reclusione e 450.000 lire di multa per i reati di detenzione di esplosivo, fabbricazione di ordigni, attentato continuato, e all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni; Paolo Faccioli a 3 anni, 6 mesi, 20 giorni e al pagamento di 140.000 lire di multa per i reati di trasporto in luogo pubblico di esplosivi. Vengono invece assolti Tito Pulsinelli, Giuseppe Norscia, Clara Mazzanti, Giangiacomo Feltrinelli, Sibilla Melega. 
Il 7 aprile 1976 la Corte di Assise d’Appello di Milano riduce la pena di tutti gli imputati: Della Savia viene condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione e 300.000 lire di multa; Braschi a 3 anni, 2 mesi e 290.000 lire di multa; Faccioli a 1 anno, 4 mesi e 140.000 lire di multa. 
Il 02 dicembre 1977 la Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di Dell Savia e rigetta i ricorsi di Braschi e Faccioli condannando i ricorrenti a pagare in solido 100.000 lire ciascuno. 







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