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giovedì 21 novembre 2019

La nostra è una cultura di morte

Noi sappiamo cosa significano questi luoghi introvabili: se la fabbrica non esiste più, è che lavoro è ovunque - se la prigione non esiste più è che il sequestro e la reclusione sono ovunque nello spazio/tempo -  se il manicomio non esiste più, è perché il controllo psicologico e terapeutico si è generalizzato e banalizzato - se la scuola non esiste più, è che tutte le fibre del processo sociale sono impregnate disciplina e di formazione pedagogica - se il capitale non esiste più (nè la sua critica marxista) è che la legge del valore è passata nell'autogestione della sopravvivenza in tutte le sue forme ecc., ecc.. Se il cimitero non esiste più, è che le città moderne tutte intere ne assumono la funzione: sono città morte e città di morte. E se la grande metropoli operativa è la forma perfetta di un'intera cultura, Allora la nostra è semplicemente una cultura di morte.

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