Nella controcultura, le strutture sociali sono spontanee e provvisorie. Coloro che partecipano alla rivoluzione culturale si uniscono costantemente per dare vita a nuove molecole, scindendosi e raggruppandosi in configurazioni adatte agli interessi del momento, come particelle che si urtano in un acceleratore di grande energia e si scambiano cariche dinamiche. In tali configurazioni, questi traggono benefici dallo scambio di idee e innovazioni attraverso un feedback veloce in piccoli gruppi, producendo una sinergia che permette ai loro pensieri e alle loro visioni di crescere e mutare quasi nello stesso istante in cui vengono formulati.
La controcultura fiorisce dove e quando alcuni membri di una società scelgono stili di vita, espressioni artistiche e modi di pensare e di essere che abbracciano incondizionatamente l'antico assioma secondo cui l'unica vera costante consiste nel cambiamento in sé. Il segno distintivo della controcultura non è una particolare forma o struttura sociale, ma piuttosto l'evanescenza di forme e strutture, l'abbagliante rapidità e flessibilità con cui appaiono, mutano, si trasformano una nell'altra e poi scompaiono. Coloro che partecipano al cambiamento in modo radicale prosperano all'interno di questa zona di turbolenza. È il loro ambiente originario, dove tutto è ancora malleabile, plasmabile e riplasmabile con una velocità che sta al passo con il balenio delle loro visioni interiori. Sono esperti del flusso, ingegneri del caos, eco-ambientalisti, zapatisti occidentali che migrano seguendo il moto perpetuo del fronte d'onda del massimo cambiamento.
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