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giovedì 23 gennaio 2020

E' possibile la decrescita senza uscire dal capitalismo?

La risposta tradizionale della sinistra consiste nell'attribuire al capitalismo la fonte di tutti i nostri insuccessi e tutte le nostre impotenze e dunque nel definire il luogo della cittadella da abbattere. In realtà oggi dare un volto all'avversario è problematico perché l'entità economica e quindi l'esercizio del potere è anonimo, dall'altra parte la servitù dei sudditi e più volontaria che mai, in quanto la manipolazione del pensiero comune è più insidiosa che mai. In queste condizioni come affrontare politicamente la "mega macchina"?. La critica specifica del capitalismo è stata già fatta in passato e bene...
Tuttavia non basta mettere in discussione il capitalismo bisogna contestare ogni società della crescita e su questo la sinistra tradizionale non ci aiuta. Contestare la società della crescita implica la messa in discussione del capitalismo certamente, ma l'inverso non è automatico. Il capitalismo più o meno liberista e il socialismo produttivista sono due varianti di uno stesso progetto di società della crescita fondata sullo sviluppo delle forze produttive, che dovrebbe favorire il cammino dell'umanità verso il progresso. L'economia capitalistica viene criticata, denunciata, ma la crescita delle forze che  scatena viene comunque qualificata come produttiva, mentre quelle forze sono soprattutto distruttrici.
In sostanza la crescita coltivata dal punto di vista del trinomio produzione/occupazione/consumo viene accreditata di ogni effetto positivo, anche se, considerata invece dal punto di vista dell'accumulazione, viene vista come l'origine di tutti i mali: la proletarizzazione dei lavoratori, il loro sfruttamento,  la loro pauperizzazione, senza prendere in considerazione l'imperialismo, le guerre, le crisi periodiche comprese quelle ambientali.
La concezione della società della decrescita non è un impossibile ritorno all'indietro di un compromesso con il capitalismo. Essa è un superamento della modernità 
"non è possibile convincere il capitalismo a limitare la crisi esattamente come non è possibile per un essere umano  smettere di respirare" scrive  Murray Bookchin
La decrescita va necessariamente contro il capitalismo e non tanto perché né denuncia le contraddizioni e i limiti ecologici e sociali, ma in primo luogo perché ne mette in discussione lo spirito, come condizione della sua realizzazione.

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