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giovedì 2 gennaio 2020

È tempo di uscire dalla preistoria

L’abbondanza tra l’umanità primitiva si basava sul mantenimento di una bassa densità di popolazione. Piccoli raggruppamenti umani utilizzavano il loro ambiente senza trasformarlo in profondità. L’umanità futura sarà numerosa e tecnicamente efficiente. Sbarazzatasi della concorrenza e degli antagonismi che la attraversano e la animano, essa non addizionerà una moltitudine di processi produttivi separati, che si traducono in una incontrollata evoluzione, improvvisa e disastrosa. Ogni trasformazione particolare avverrà in funzione di una evoluzione e di un equilibrio globali.
Non si tratterà tanto di produrre quanto di partecipare al miglioramento e all’arricchimento dell’ambiente umano. Ogni individuo parteciperà agli sforzi e alle gioie senza volere, e senza aver bisogno d’accaparrare una parte del patrimonio comune. Potrà condurre una vita da nomade, perché dappertutto si sentirà a casa propria. Perderà il senso della proprietà, non si attaccherà agli oggetti, perché avrà timore di on averne; non si guasterà, così, né il corpo né lo spirito. Non si può esser liberi, sicuri, disponibili, ricchi di desiderio e di possibilità senza una certa privazione personale. Povero borghese che porta la sua ricchezza come una corazza sulle spalle! E ancor più infelice il proletario che non possiede né l’aereo né lo yacht per trasportare se stesso e i congiunti! Non si tratta di confondere passato e futuro. Il ritorno al paleolitico non è possibile se si esclude l’ipotesi della liquidazione della quasi totalità dell’umanità e della civilizzazione, per esempio con una guerra nucleare. Non è augurabile. I costumi delle società di cacciatori-raccoglitori possono sembrarci crudeli, le condizioni divita poco confortevoli, tuttavia ciò che veramente distingue quell’epoca dalle aspirazioni che ha prodotto il mondo moderno, è il suo carattere limitato. I cacciatori si accontentano di ciò che hanno e si accontentano di poco. Le possibilità sono ridotte, l’orizzonte limitato, le preoccupazioni terra-terra. Questo modo di vita si rivela piuttosto insipido. Le feste, le stravaganze sessuali sono soprattutto frutto dell’immaginazione degli esploratori: preti, sapienti, commercianti che – avendo poche possibilità di comparazione – si montano subito la testa. La vita sessuale degli Esquimesi appariva piuttosto saggia e misurata, anche se a qualcuno fra di essi è accaduto di fracassare il cranio di qualche prete che non voleva fare la cortesia di scopare le loro donne. Il passaggio all’agricoltura, alla società di classe, al capitalismo, sono stati il mezzo doloroso perché si sviluppassero le possibilità della specie; la disumanizzazione del lavoro, il mezzo per accedere ad una attività veramente umana.
È tempo di uscire dalla preistoria.

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