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giovedì 26 marzo 2020

Testimonianze italiane su Bakunin - Parte prima

Terenzio Mamiani
«In casa dell'ottimo amico Tourghenieff conobbi e conversai alla famigliare con due personaggi, di cui l'uno Luigi Blanc, nato di madre corsa, stima di avere un legame di naturale affinità con noi italiani, l'altro era  russo e  nomavasi Bacounine, nome diventato famoso di più in più. Bell'uomo  e ben fatto, aveva impressi nel volto due sentimenti e due note dell'anima che spesso procedono insieme: gravita e malinconia. Parlava rado e concettoso e nel generale scuopriva pensieri d'un disilluso e che vede in ogni negozio il rovescio della medaglia. Alcuna fiata celiava con molta  arguzia e con ironia amara e pungente; nel qual caso spesso parlava in russo con i suoi conterranei quivi presenti. E mi sovviene una sera averli egli fatti scoppiare in gran riso a cui non ponevano fine. Laonde ricercati da me della ragione di quel riso inestinguibile e omerico, il Tourghenieff sorridendo pur tuttavia mi disse di aver significato al Bacounine la propria speranza che alla fin delle fini anche la Russia godrebbe a debito tempo d'un reggimento politico costituzionale. Il che udito dal Bacounine subito rispondeva che i cani ed i bovi  prima dei russi avrebbero posseduto governo e libertà statutali». 
(Terenzio Mamiani, Parigi or fa cinquant'anni in Nuova  Antologia, del 15 ottobre 1881) 
Aurelio Saffi
«Il Bakounine, già noto nel campo rivoluzionario europeo sino dal 1848 per la parte da lui presa ne' moti di Germania a que' giorni, arrestato e consegnato dall'Austria al Governo russo, relegato da questi in Siberia, poté sottrarsi avventurosamente  alla vigilanza de' suoi custodi e ridursi, libero di nuovo, da prima in Inghilterra  — dov'io ebbi occasione d'incontrarlo in casa di Alessandro Herzen —   indi in Italia dove prese stanza a Napoli, fondandovi un gruppo di giovani seguaci delle sue dottrine in antagonismo colle dottrine di Giuseppe Mazzini, ch'egli fece segno sovente a polemiche acerbe e spesso scurrili. Ingegno irrequieto, dotato di non comune coltura negli studi della filosofia contemporanea, ma inasprito dalle persecuzioni patite, e pieno d'un odio slavo contro le vecchie civiltà europee, il Bakounine, traducendo in atto la critica dissolvente del suo pensiero negativo, non sognava che annientamento della realtà presente dietro larve d'idee incompatibili con ogni esperienza della vita civile»
(Proemio a: Scritti editi e inediti  di Giuseppe Mazzini, Vol. XVII.  Roma, 1889)

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