Lavoriamo, mangiamo, leggiamo, dormiamo, consumiamo, ci svaghiamo, assorbiamo cultura, siamo oggetto di cure e di premure e in tutti questi momenti sopravviviamo come piante di appartamento. Sopravviviamo contro tutto ciò che ci incita a vivere. Sopravviviamo per un sistema totalitario e disumano, una religione di cose e di immagini, che ci recupera sempre e ovunque per aumentare i profitti e le briciole di potere della classe burocratico-borghese. Né giovani né vecchi, nella spettralità sempre uguale della sopravvivenza, solo individui più o meno viventi. I nostri nemici sono tutti coloro che credono e fanno credere che un cambiamento globale è impossibile, sono i morti che ci governano e quelli che si lasciano governare. Non saremmo che delle protesi atte a far sopravvivere il sistema della merce se, a volte non ci risentissimo sospinti verso noi stessi, colti dal bruciante desiderio di vivere appassionatamente. Allora non più passioni vissute per procura, frustrazioni accettate, immagini pietrificate che congelano i nostri desideri. I momenti autenticamente vissuti e i piaceri senza riserve, unitamente al rifiuto di ciò che li intralcia e li falsifica, sono altrettanti attacchi portati al cuore del sistema mercantile; si tratta solo di dare loro maggiore coerenza per estenderli, moltiplicarli e rafforzarli.
Creando appassionatamente le condizioni favorevoli per il libero sviluppo delle passioni, vogliamo distruggere tutto ciò che ci distrugge. La rivoluzione è la passione che permette tutte le altre. Passione senza rivoluzione non è che la rovina del piacere.
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