DAUNBAILO’ di Jim Jarmusch
New Orleans. Jack è un pappone accidioso che si fa incastrare mentre ingaggia una sconosciuta presumibilmente minorenne. Zack è un DJ appena scaricato dalla sua donna, colto in flagrante mentre trasporta a sua insaputa un cadavere nel bagagliaio. Nella cella che i due si trovano a dividere, sono raggiunti da Roberto, un baro italiano che ha incidentalmente ucciso un uomo con una palla da biliardo. Dopo il primo scompiglio, il trio sembra trovare un equilibrio. L'italiano annuncia ai compagni di conoscere una via di fuga: l'evasione riesce, sfruttando un passaggio che porta nei condotti fognari. I tre attraversano boschi e paludi e Zack salva Roberto portandolo a nuoto da una sponda all'altra di un fiume; trovano ristoro per la notte in un minuscolo capanno e, il giorno dopo, vedono affondare nell'acqua la loro barchetta. Zack e Jack litigano e prendono strade opposte, ma poi tornano a riunirsi mentre Roberto arrostisce un coniglio. Giungono nei pressi di una casa fuori mano, e Roberto va in avanscoperta: all'interno c'è una ragazza italiana, Nicoletta. Tra i due scocca fulmineo l'amore; Roberto ha trovato dove gettare l'ancora, i suoi due compagni riprendono il cammino, dividendosi appena il sentiero si biforca.
La pellicola di Jarmush racconta di tre “disadattati” che per qualche tempo si trovano forzatamente a convivere. Al di là di qualche episodio divertente o di qualche situazione surreale, quello che esce fuori dalla storia è la fatica di vivere che compiono tutti coloro che non sono ben integrati nel meccanismo americano. Le paludi della Louisiana diventano un mondo assurdo che rende stranieri e nomadi i tre strambi personaggi, evidenziando una volta di più, l’ennesimo fallimento del sogno americano.
Gli scenari sono quelli crudi del "culo" del mondo: la triste provincia americana, le strade deserte in piena notte, i giri in macchina solitari, le stanze buie di palazzi dimenticati. Gli abitanti di questi scenari sono personaggi strambi, magnetici, indecifrabili. Sono i cosiddetti outsider, di cui la realtà straborda, e che sembrano tuttavia scivolare nascosti al lato delle altre esistenze. Essi respirano all'interno di un altro mondo, sospeso e dark, che in fin dei conti è un mondo esistente, forse più vero e fisico del cosiddetto mondo "normale".
Perché dell’America c’è solo il surrogato di un american dream che ancora una volta, nel cinema di Jarmusch, si sfalda in brandelli di disillusione. Lo preannunciano gli sguardi lontani delle ragazze nelle sequenze iniziali e lo confermano Jack e Zack, impantanati nella realtà dei margini. Persi in spazi troppo vasti, amplificati dalla profondità di campo, o schiacciati a ridosso delle pareti di una prigione, sopravvivono come possono a un’esistenza da reietti, di cui la divisa da galeotto è solo l’ennesima manifestazione.
Down by Law è un'espressione dello slang nero degli anni '20, che recentemente è stata recuperata dalla cultura hip-hop sorta fra i neri e i portoricani del Bronx, a New York. Dire che una persona è «down by law» vuol dire che è in gamba, che sa come cavarsela, come sopravvivere anche nelle situazioni più difficili.
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