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giovedì 2 aprile 2020

Testimonianze italiane su Bakunin – parte seconda

Anonimo bolognese 
...fu deciso che Bologna avrebbe dato il segnale della sommossa. Tutte le regioni dovevano in seguito parteciparvi, meno forse il Piemonte, che non aderiva. 
Bakounine aveva ricevuto da più parti l'assicurazione che il 
tentativo non sarebbe fallito e si preparò  a venire a Bologna, dove stette rinchiuso per sette od otto lunghissimi giorni in una casa di  Via Ripa Reno, nell'attesa di prender parte al combattimento ch’egli  stesso avrebbe diretto. Andrea Costa sfogava la sua vitalità correndo da un paese all'altro, conferendo coi capi delle varie Sezioni, animando i tentennanti, rassicurando gli arditi, sperando e... facendo sperare. 
Ma, fosse presentimento, fosse effetto di qualche indiscrezione di compagni, il Governo prima che il moto scoppiasse, intervenne collo scioglimento delle associazioni popolari... Di più, nel pomeriggio del 6 agosto venivano arrestati Andrea Costa e Temistocle Silvani di Forlì. 
 Circostanze tutte che non furono certo favorevoli alla riuscita del  moto e che forse consigliavano di soprassedere. 
Ma la parola era data. Gli internazionalisti bolognesi lavoravano da più settimane a fabbricar cartucce; i fucili aspettavano sepolti nei prati di Caprara e Bakounine che mai aveva dubitato della serietà del movimento fremeva d'impazienza protestando di voler trovarsi 
subito alle prime fucilate. 
"Michele"  — cosi lo chiamavano  antonomasticamente i nostri vecchi  compagni — dichiarava che, di fronte ad una sorpresa della polizia, non si sarebbe lasciato prender vivo ma avrebbe venduta  cara la pelle; ed ad ogni allarme impugnava febbrilmente il revolver.
Di lui è dolce ricordare che, alla vigilia del moto, essendo venuto meno il denaro necessario per sopperire a spese importanti, impegnò presso un barbiere di Via Lame, ora defunto, un anello, caro ricordo di famiglia, da cui non si era separato mai! Il piano — diretto e completato in ogni suo punto da  Bakounine - avrebbe sicuramente avuto un principio d'attuazione senza l'inframettenza del caso". 
La sommossa non ci fu
"Bakounine che, sulla parola degli amici d'Italia, aveva sperato di potere, alla testa degli insorti, battersi per le vie di Bologna, tutta notte, in attesa nella casa di via Reno, inviò amici per avere notizie, di momento in momento più disastrose. Il suo dolore era indescrivibile, vedendo, non per causa sua, fallito un tentativo che tutti gli avevano  dipinto certo e sicuro. 
Rimase ancora alcuni giorni a Bologna, nascosto in via Pietralata; poscia, travestito, partiva dalla stazione centrale per la Svizzera, a continuare la sua lotta per la libertà e per la diffusione del socialismo, di cui è stato indubitatamente per l'Europa latina e per  la Russia il primo ed il migliore apostolo. 
Un aneddoto: Bakounine, per andare da Via Pietralata alla Stazione  dovette servirsi di un fiacre. Com'è noto, egli era di corporatura erculea e, quando fu per entrare nel fiacre, rimase chiuso col corpo a traverso lo sportello. Questo incidente poteva essere causa del suo arresto e per la perdita di tempo e per la folla che aveva attorniato la vettura. 
Ma fortunatamente, come sempre, la polizia, che pur sapeva della sua presenza a Bologna, non conobbe quest'incidente che quando  Bakounine era già partito”.
(Da: "Bologna 1874-Bologna 1898" (Imola), numero unico del 19 settembre 1897)

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