La catastrofe che ci attende non è quella di un esaurimento delle risorse. Di energia, in tutte le sue forme, ce ne sarà sempre di più, almeno entro una scadenza temporale al di là della quale non siamo più umanamente interessati. L'energia nucleare è inesauribile, l'energia solare, quella delle maree, dei grandi flussi naturali, quella stessa delle catastrofi naturali, dei sismi o dei vulcani, tutta è inesauribile (ci si può fidare dell'immaginazione tecnica).
La cosa drammatica, invece, è la dinamica dello squilibrio, l’impazzimento del sistema energetico stesso che può produrre una sregolazione micidiale a scadenza molto breve. Abbiamo già avuto alcuni esempi spettacolari delle conseguenze della liberazione dell'energia nucleare (Hiroshirna e Chernobyl), ma qualunque reazione a catena, virale o radioattiva, è potenzialmente catastrofica.
Nulla ci protegge da un'epidemia totale, neppure le murate che circondano le centrali atomiche. Potrebbe anche essere che l'intero sistema di trasformazione del mondo da parte dell'energia sia entrato in una fase virale ed epidemica, corrispondente a ciò che in fondo l'energia per essenza: un dispendio, una caduta, un differenziale, una catastrofe in miniatura, che produce dapprima effetti positivi ma che poi, superata dal suo stesso movimento, prende le dimensioni di una catastrofe globale.
Si può considerare l'energia come una causa che produce degli effetti, ma anche come un effetto che si riproduce da sé e quindi cessa di obbedire a qualunque causalità. Il paradosso dell'energia consiste nel fatto di essere, al tempo stesso, una rivoluzione delle cause e una rivoluzione degli effetti, quasi indipendenti l'una rispetto all'altra, e diventa il luogo non solo di un concatenamento
delle cause, ma di un concatenamento degli effetti.
L'energia è una surfusione. L'intero sistema di trasformazione del mondo entra in surfusione. Da variabile materiale e produttiva l'energia diventa un processo vertiginoso che si alimenta da se stesso (il che d'altra parte è la ragione per cui non rischia di venir meno).
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