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giovedì 5 novembre 2020

Alle origini dell’anarchia - parte quattordicesima

 

1856 

Muore quasi completamente dimenticato Johann Caspar Schmidt, intellettuale tedesco che nel 1844, col nome di Max Stimer, aveva pubblicato il manifesto dell'anarchismo individualista ed “egoista”: L'Unico e la sua proprietà. Nato nel 1806 a Bayreuth (Baviera), di famiglia poverissima, sposa nel '37 una ragazza che muore subito di parto; discepolo di Hegel, membro del gruppo dei Liberi a Berlino negli anni 40 con i fratelli Bruno e Edgar Bauer, Marx ed Engels, si risposa stile bohéme nel '43; viene abbandonato nel '47 dalla moglie, scrive una mediocre Storia della reazione per guadagnare qualche soldo; l'uomo che Nietzsche chiamerà l'intelletto più fertile dell'epoca muore in miseria e solitudine.  

1858 

17 novembre - Muore a Newton, sua città natale, l'utopista gallese Robert Owen. Nato nel 1771 da famiglia di artigiani, divenne industriale, si lanciò nelle riforme sociali verso il 1800, ridusse la durata della giornata lavorativa ai suoi operai e appoggiò la costituzione di una cassa mutua e di una cooperativa di consumo nella fabbrica di New Lanark, in Scozia. Lottò contro il bestiale sfruttamento dei bambini nelle fabbriche e nelle miniere: sensibilizzati al problema alcuni parlamentari, stese in collaborazione con Robert Peel nel 1815 il primo progetto di legge operaia che, tra l'altro, vietava le assunzioni di persone al di sotto di dieci anni. Il problema non era con ciò risolto, perché la miseria della condizione operaia spingeva molti bambini in cerca di lavoro a dichiarare in complicità con i padroni un'età superiore. La reazione industriale procrastinò l'adozione della legge fino al 1819 e ne snaturò poi per lungo tempo le principali disposizioni. Owen si dedica allora alla creazione di comunità autonome di lavoratori, associati nello sforzo produttivo industriale e agricolo per combattere il pauperismo. Rimasto senza finanziamenti, raggiunge gli Stati Uniti, ove fonda nel 1825 la comunità di New Harmony. Tornato in Inghilterra, è attivo nel movimento cooperativo e sindacale di cui accetta l'impostazione classista; cerca di mettere in piedi un sistema di produzione e distribuzione di tipo socialista, ma i suoi sforzi generosi sono segnati ancora una volta dall'insuccesso, anche se le sue proposte non mancano di suscitare ampia risonanza nella classe operaia britannica. Aveva esposto la sua  “utopia” cooperativistica, solidaristica, comunitaria, nell'opera The Book of the new Moral World (1836-1844). 

1862 

Muore in un borgo non lontano da Ginevra, in circostanze non chiarite, e forse tragiche, il giovane medico anarchico Ernest Coeurderoy, nato in Francia nel 1825. Medico dei poveri, rivoluzionario, peregrinò per Svizzera e Inghilterra, Spagna, Savoia e Piemonte. Nel 1854 pubblica a Londra Jours d'exil, Trois lettres au journal "L'Homme”, organe de la démagogie francaise à l'étranger e, in ottobre, il più controverso Hurrah! ou la Révolution par les Cosaques, in cui, vista l'impotenza  popolare, si augura la catastrofe di una guerra distruttrice, o più esattamente di un'invasione dei cosacchi, i nuovi barbari che avrebbero la funzione, come gli antichi con Roma, di eliminare una società decadente e corrotta. Nel dicembre 1855 pubblica la sua ultima opera, la seconda parte di Jours d'exil, poi da Londra va a Ginevra e non si sa più nulla di lui. Aveva annunciato la continuazione di Hurrah!  con Les Braconniers ou la Révolution par l'Individu, in cui voleva rappresentare la distruzione dell'autorità probabilmente per mezzo della guerriglia anti-autoritaria. Immaginifico, generoso, eccessivo. Coeurderoy non poteva più vivere in una società troppo arretrata. Il suo pensiero ha influenzato dopo un secolo l'Internazionale Situazionista: in esso ha trovato molti spunti per avviare un discorso sul “superamento del bolscevismo” per esempio Raoul Vaneigem, che ha anche curato una edizione francese di scritti di Coeurderoy con l'introduzione intitolata Terrorisme ou révolution e pubblicato Banaltés de base (1962) e Avis aux civilisés relativement à l’autogestion  généralisée (1969) sulla rivista "Internazionale Situazionista". 


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