Il 4 novembre 1936 Buenaventura Durruti alle nove e mezza di sera, dalla radio della CNT-FAI di Barcellona, teneva un discorso in risposta alla promulgazione, da parte del governo di Madrid, del decreto di militarizzazione delle milizie rivoluzionarie, impegnate fin dal 19 luglio nella lotta contro Franco. Va ricordato che nel medesimo giorno del discorso tenuto dall’anarchico spagnolo la stampa annunciava l’entrata nel governo di Madrid di quattro esponenti del movimento anarchico: Federica Montseny, Juan García Oliver, Juan López e Joan Peiró. Durruti esprimeva nel discorso tutta la sua indignata protesta anche a nome dei miliziani del fronte di Aragona, per il pericoloso corso controrivoluzionario che le decisioni del governo di Madrid imprimevano alla conduzione della guerra, o meglio, della rivoluzione sociale spagnola. Durruti, a nome della colonna che comandava, prendeva una posizione decisamente contraria al decreto di militarizzazione delle milizie e alla costituzione dell’esercito regolare repubblicano. Nascita che significò, come è noto, l’inizio della fine della rivoluzione sociale in Spagna, con la messa fuori legge dei partiti rivoluzionari come il POUM e degli anarchici, e che portò alla dura resa dei conti con i comunisti stalinisti nelle famose giornate di maggio a Barcellona, dove venne assassinato tra gli altri, dai sicari di Stalin guidati dall’inviato di Mosca Palmiro Togliatti, Camillo Berneri. In relazione alle decisioni prese dal governo do Madrid, la “Milizia antifascista colonna Durruti, Quartier generale”, prepara un importante documento inviato dal fronte di Osera il 18 novembre 1936. Si tratta, in particolare, di un comunicato ufficiale indirizzato al consiglio della Generalitat catalana contro il decreto di militarizzazione delle milizie. Dopo un’appassionata discussione interna alla colonna Durruti veniva infatti deciso di non accettare il decreto in quanto non avrebbe migliorato le condizioni di lotta dei miliziani, ma al contrario le avrebbe svilite e non avrebbe risolto il vero problema di quel momento: la mancanza di rifornimento di armi. La colonna Durruti negava poi la necessità di una disciplina militare alla quale opponeva nei fatti la superiorità dell’autodisciplina rivoluzionaria: “Milicianos sí; soldados nunca”.
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