Mickey e Mallory sono giovani ed hanno un'infanzia di violenza alle spalle: Mallory è stata violentata per anni dal padre, e Mickey ha visto suo padre spararsi spappolandosi il cranio. I due, dopo aver massacrato padre e madre di Mallory, si sono sposati in automobile celebrando il rito su un ponte. Uccidono per il piacere di farlo, decidendo a caso, volta per volta, o spinti dalla necessità di eliminare un poliziotto "molesto", o un corteggiatore della provocante giovane che è diventato troppo audace. Il cronista televisivo Wayne Gale, che ha creato la serie "American Maniacs", li ha resi celebri con un serial basato sulle loro imprese. L'unico omicidio che amareggia i due è quello di un vecchio indiano che li ha ospitati, uno sciamano ucciso per errore, perché aveva visto il demonio in Mickey e lo stava aspettando. Il poliziotto Jack Scagnetti, che ha perso la madre uccisa da un folle omicida, riesce a catturare i due. Al processo la folla simpatizza per i due assassini, che in carcere continuano la loro attività non appena ne hanno l'occasione: Mallory riesce addirittura ad uccidere il suo psichiatra. Frattanto Gale cerca di realizzare lo scoop della sua vita: intervistare Mickey prima che venga lobotomizzato. Il direttore del carcere McClusky, decide di trasferire i due, affidandoli a Scagnetti. Mentre Mickey rilascia l'intervista, Scagnetti si fa rinchiudere in cella con Mallory e tenta di sedurla, ma viene violentemente malmenato. Nel contempo avviene una rivolta nel carcere: Mickey disarma le guardie e, liberata Mallory e con Gale in ostaggio, riesce a fuggire. Dopo aver ucciso Gale, Mickey e Mallory si ricostruiscono una vita, mettendo al mondo dei bambini. Natural Born Killers è un'opera molto nuova. Il linguaggio adottato dal regista è espressivamente e tecnicamente sensazionale: mai visto nulla di più contemporaneo, di più pertinente al racconto del caos del mondo. Sensazionale è pure la mistificazione operata dai media su questo film pre-giudicato, pre-discusso, pre-condannato, pre-etichettato secondo i canoni della banalità giornalistica per quello che non è: presentato come espressione delle solite problematiche sociali, la violenza e la sua spettacolarizzazione, il culto americano del sangue, del sesso e della celebrità alimentato dai media cinici, l'atteggiamento collettivo di paura-attrazione per la ferocia, la perdita dei valori e via dibattendo. Natural Born Killers è invece un'operazione sperimentale, stilistica e linguistica, il regista rinuncia alla narrazione realistico-psicologico-social-melodrammatica di tipo ottocentesco e crea un war game, uno splatter più insanguinato d'ogni macelleria dell'horror, un trip allucinato, una irrisione della violenza pari a quella dei disegni animati di Tom & Jerry. In una forsennata accumulazione visuale, rappresentazione ed esasperazione dell'anarchia delle immagini in cui viviamo, Stone mescola colore, bianconero, Superotto, video, a velocità diverse rallentate o accelerate; adopera immagini in negativo o solarizzate, frammentate, sovrapposte, alterate, e lampi d'immagini animali (lupo, serpente, scorpione, pesci); mette insieme disegni animati, brani di programmi televisivi, pezzi di film, deformazioni che per un attimo disfano le facce, luci rosse dorate o acide, aloni abbaglianti che mettono in rilievo dettagli, esplosioni luminose che invadono l'inquadratura. Il fatto che la ragazza protagonista, venga sistematicamente violata dal padre è raccontato attraverso una falsa e briosa sitcom televisiva d'ambiente famigliare. Sulle magliette di lei e di lui appaiono d'improvviso le parole «Demonio» oppure «Troppa tv». E letto su cui la coppia fa l'amore è circondato da un diorama d'immagini crudeli. Gocce di sangue si mutano in vipere. Compare un ghignante diavolo di porpora. Oliver Stone, ha fatto una cosa straordinaria: la parodia d'una vita e d'una cultura già di per sé parodistiche.
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