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giovedì 2 febbraio 2023

Francesco Saverio Merlino – Il Socialismo

Contemporaneamente alla critica all'anarchismo, Merlino riprese e sviluppò ampiamente la critica al marxismo e alla politica della socialdemocrazia tedesca; si trattava di critiche iniziate già negli anni precedenti, e che ora trovavano una formulazione più approfondita e organica. Con Pro e contro il Socialismo (1897), L'Utopia collettivista e Formes et essence du socialisme (1898), e l'importante Rivista Critica del Socialismo, che uscì per tutto il 1899 sotto la sua direzione, Merlino si pose al centro del vasto movimento europeo di critica e di revisione del marxismo che caratterizzò gli anni di fine secolo. Merlino, che aveva percorso e in certa misura avviato il fenomeno, divenne l'interlocutore apprezzato di personaggi come Berstein in Germania e Sorel in Francia, ma si attirò pure gli strali polemici, spesso velenosi, di interpreti ortodossi del marxismo come Antonio Labriola e Leonida Bissolati (6). Più che di revisione, nel caso di Merlino è corretto parlare di critica del marxismo, non avendo egli mai aderito propriamente alle teorie marxiane negli anni precedenti (7). Si trattò per Merlino di un periodo di straordinaria operosità intellettuale, nel quale il suo pensiero giunse a maturazione, e vennero tracciate le linee fondamentali della sua originale visione del socialismo, a cui doveva attenersi abbastanza fedelmente nelle opere successive. Nonostante la rilevante diversità di ispirazione politica e le polemiche che lo opponevano agli esponenti di maggior spicco del partito, alla fine del 1899 Merlino aderì al PSI. Egli sembra nutrire in questo periodo la speranza che lo sviluppo della situazione politica generale, o un processo di naturale maturazione teorica e ideologica, potessero portare il partito su posizioni simili a quelle che egli veniva elaborando. L'obiettivo di Merlino divenne quello di stimolare e aiutare ad affermarsi dall'interno un processo di revisione, in modo da fare del partito la trave portante di un progetto politico di trasformazione socialista della società a cui, nella sua visione, dovevano concorrere tutte le forze politiche progressiste, compresi i socialisti anarchici. Le speranze merliniane non tardarono ad essere deluse. Egli dovette sostenere duri e prolungati scontri con i dirigenti del partito e in particolare con Turati. In polemica con Turati, Merlino scrisse nel 1901 gli opuscoli Partito socialista o Partito operaio?, e Collettivismo, lotta di classe e... Ministero (Controreplica a F. Turati), nei quali la discussione era allargata dai temi teorici alle questioni tattiche e contingenti della lotta socialista. Nel 1902, al Congresso di Imola, Merlino venne interrotto con fischi e schiamazzi e potè terminare il suo discorso solo per l'intervento di Enrico Ferri in sua difesa. Dopo una sfortunata candidatura alle elezioni politiche del 1904 in un collegio della Puglia, egli appariva ormai stanco e amareggiato, pressoché isolato all'interno del partito organizzato attorno alle due principali correnti del riformismo turatiano e del sindacalismo rivoluzionario, da lui giudicate entrambe inadeguate. L'esperienza di Merlino nel PSI può dirsi conclusa con la scissione che nel 1907 sancì il definitivo distacco dei sindacalisti. Dopo quella data Merlino si ritirò a vita privata, dedicandosi quasi esclusivamente all'esercizio della sua professione. A parte polemiche occasionali, come quella sulla "fine dell'anarchismo" che nello stesso 1907 lo oppose a Fabbri e Galleani, una ripresa effettiva di attività politica si verificò solo nel primo dopoguerra. Nel clima arroventato e convulso delle lotte sociali e politiche apertesi dopo la conclusione del grande massacro, Merlino non rinunciò, nonostante l'età ormai avanzata, a portare il suo contributo di cultura e di intelligenza alla comprensione dei fenomeni. Buona parte degli scritti merliniani di questo periodo uscirono su giornali e riviste anarchiche (Umanità Nova, Pagine Libertarie, Pensiero e Volontà). Riprendeva in questi scritti, dopo una lunga parentesi e allargandosi anche a Fabbri e ad altri esponenti dell'anarchismo, la vecchia polemica con Malatesta. Ne uscivano alcune tra le più acute, stimolanti e suggestive pagine della letteratura politica italiana, che costituiscono ancor oggi uno dei documenti più alti e difficilmente superabili di riflessione sul nodo democrazia-socialismo-anarchismo. Ostile al bolscevismo, la reazione scatenata dal fascismo e il suo vittorioso avvento al potere, consolidarono in Merlino le particolari convinzioni democratiche cui era ormai approdato. Il suo impegno etico e politico si espresse, con notevoli rischi personali, nella assunzione della difesa in numerosi processi in cui erano implicati antifascisti. Assunse anche la difesa di Malatesta e Borghi nel processo di Milano del 1921, e la difesa al processo del Diana. In polemica diretta contro il fascismo e i suoi metodi, ma con interessanti implicanze teoriche più generali, scrisse gli ultimi opuscoli Fascismo e Democrazia (1924), e Politica e Magistratura (1925). Dopo di ciò, e fino alla morte avvenuta in piena età fascista, Merlino fu costretto a tacere, ma non cessò per questo la sua intransigente opposizione morale alla dittatura. Solo nel 1948 usciva postumo, a cura di Aldo Venturini, Il problema economico e politico del socialismo, scritto da Merlino intorno al 1923, opera di notevole importanza che dava gli ultimi ritocchi al suo sistema teorico e che assumeva, per le circostanze stesse della sua pubblicazione, il valore di vero e proprio testamento spirituale.


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