Sicuramente il ripristino e lo sviluppo del pensiero critico. Lo sviluppo delle difese immunitarie contro l'abulia intellettuale e il cedimento. Lo sviluppo della nostra propria intelligenza, poiché non deriva da un genoma superiore ma dall'esercizio a cui lo sottoponiamo. Per intelligenza intendiamo il discernimento, questa facoltà di "raccogliere" i fatti dal latino (legere), leggere, scegliere, raccogliere, in vista di ricostituire una forma (eidos), una visione ordinata (theoria), sullo sfondo confuso (chaos) del mondo. Non che la conoscenza del mondo non sia sufficiente alla sua conservazione, ma non possiamo fare niente se non sappiamo niente. Senza forzare l'analogia, tutta questa attività di raccolta, vaglio, bricolage e caccia alle idee, per noi, aveva a che fare con il "pensiero selvaggio". Ma i nostri percorsi e le nostre visioni non sono piaciute. "Concretezza!", "Azione!", hanno urlato quanti preferivano pensare con i piedi, piuttosto che far funzionare la testa. Ci hanno trovato "pesanti", "pessimisti", "catastrofisti", "disfattisti". - "A cosa serve allora?", ci hanno detto, "A che pro?" In effetti, non abbiamo abbellito la realtà per "offrire delle prospettive". Avremmo voluto dire qualcos'altro e incontrarci con altri, ma siamo indagatori e liberi pensatori; non dei militanti, non degli accademici. Siamo incapaci di falsificare i nostri rapporti per compiacere, e tantomeno delle persone che agiscono solo su garanzia di successo. Diciamo quello che vediamo. Per quanto cupa sia la nostra situazione, dobbiamo guardarla in faccia senza distogliere lo sguardo e non meritare la nostra sorte arrendendoci. (Pièces et main d’oeuvre)
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