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giovedì 9 febbraio 2023

Ricordando Merlino – Errico Malatesta

Una lettera privata ci dà la dolorosa notizia della morte di Francesco Saverio Merlino, avvenuta il 29 scorso giugno. Fu uno dei più dotti, chiari e convincenti scrittori di cose nostre. Le sue opere complete formerebbero un buon numero di volumi, soprattutto se si potesse riunire quanto ha scritto e pubblicato in molti giornali che ebbero brevissima vita, in riviste internazionali, in numeri unici, in opuscoli quasi introvabili. Da un quarto di secolo e forse più, Merlino si era ritirato dal movimento nostro, dicendolo esaurito, negandogli quasi una ragione d'essere. Non sappiamo quale insieme di cause lo condussero a conclusioni tali; certo si è che l'eccessiva tolleranza trovata in mezzo a noi da pazzoidi, stravaganti e corrotti deve aver contribuito al suo allontanamento. Dal constatare che un male ha origine sociale, il concludere che non solo non va condannato, ma neppur combattuto, non solo spiegato, ma elogiato addirittura, condurrebbe i partigiani d'un rinnovamento totale, ad un'accettazione dei suoi degradanti adattamenti. Ma come mai lo spirito acuto, perspicace del Merlino non si avvide che era più che mai la nostra ora, di fronte ad un accentramento economico, con relativo assolutismo politico, divenuti poco a poco, soprattutto dopo la guerra, il bolscevismo ed il fascismo, una specie di credo universale? Oggi pur di fronte al fallimento catastrofico della dittatura e rispettive economie, i più si ostinano a darne la colpa agli uomini e non soprattutto al sistema. Agli anarchici il dimostrare al mondo la possibilità di armonizzare libertà individuale e solidarietà universale. Anche fuori dalle nostre file, il Merlino ebbe sempre però un contegno coraggioso, leale, si trovò sempre dal buon lato della barricata. Di fronte al fascismo non piegò, mantenne un'attitudine degna d'oppositore che non si è mai illuso né ricreduto. Fino a quando gli fu possibile il difensore di Gaetano Bresci, non esitò ad assumere con calore di fede e convinzione di dottrina il patrocinio delle nostre vittime. Sulla sua tomba, deponiamo il fiore della riconoscenza, augurando che la nuova generazione sia messa in grado di conoscerne l'opera anarchica che ignora totalmente. (Errico Malatesta dal "Il Risveglio", 26/7/1930)


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