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giovedì 23 febbraio 2023

François Salsou

Figlio di un agricoltore, poi diventato meccanico, e di una domestica a ore, François Salsou nasce il 4 febbraio 1876 a Montlaur (Aveyron). Alla morte del padre nel maggio 1891, la madre si trova a crescere da sola, oltre a lui, che è il fratello minore, anche le sue tre sorelle. A partire da quel momento, François verserà alla famiglia l’intero salario che percepisce come fattorino, mentre l’istruzione scolastica di questo studente modello si interrompe con l’ottenimento del diploma di scuola primaria, che consegue con il voto più alto di tutto il cantone di Saint-Affrique. È proprio grazie ai suoi studi che conserva un pronunciato interesse per la lettura, e infatti, come dirà lui stesso, la sua conversione alle idee anarchiche è il risultato della lettura, a quindici anni, della raccolta di scritti proudhoniani La Révolution Sociale. Da quel momento diventerà un lettore abituale della pubblicistica anarchica, consacrando alla propria formazione tutto il tempo di cui può disporre. Ciononostante, si convince con il tempo che “i discorsi e gli scritti sono vani, che solamente le azioni possono cambiare qualcosa delle ingiustizie del mondo”. Di conseguenza, “decide di sferrare un colpo fatale, sacrificando anche la propria vita”. È dapprima ad Algeri, poi a Lione e infine a Parigi che matura le proprie convinzioni. Dopo aver contemplato l’idea di “attaccare il capitale”, identificato nella persona del barone Rothschild, decide di concentrarsi sul progetto di giustiziare Casimir Perrier, a cui addebita la responsabilità di aver promulgato le “leggi scellerate” (1893-1894). Armato di pistola, attende per quattro ore il passaggio del successore di Sadi Carnot, che però proprio quel giorno cambia il percorso della sua usuale passeggiata. L’iniquità del trattamento riservato da una parte agli addestratori d’orsi persiani, che erano stati trattati con durezza e fermati alle porte di Parigi, e dall’altra allo scià dell’Iran, ricevuto con tutti gli onori in quanto “ospite della Francia” all’Esposizione Universale, farà prendere a François la decisione di sferrare il suo attacco contro questo “onorabile sovrano asiatico”. Il 2 agosto 1900, poco prima delle 9, in via de Malakoff, Salsou attende il passaggio della carrozza reale, poi scansa le guardie e, saltando sul predellino, rivolge il suo revolver verso il torace dello Scià. Pur avendo premuto il grilletto, il colpo però non esplode perché il percussore colpisce il bossolo del proiettile e non l’innesco. Arrestato immediatamente, grida due volte un insolito slogan anarchico: “Viva i figli del popolo!”. Dopo due giorni di silenzio stampa, la sua identità viene infine divulgata ma in modo errato: viene infatti chiamato “Salson”. Peraltro questo cognome è quello che figurava negli atti processuali delle sue precedenti condanne: 3 mesi di prigione nel 1894 per propaganda anarchica; 8 mesi di prigione nel 1899 per lesioni arrecate ad avversari politici nel corso di un’accesa discussione. Per parecchi giorni, a partire dal 4 agosto 1900, François Salson/Salsou occuperà le prime pagine di tutti i giornali nazionali e regionali. La maggior parte dei periodici si atterrà all’esposizione dei fatti, ma qualcuno, in particolare Henri Rochefort su “L’Intransigeant” e André Girard su “Temps Nouveaux”, pubblicherà articoli che mettono in discussione la genuinità dell’atto commesso da Salsou: l’azione viene qualificata come un “attentato burletta”, lui è descritto come un “anarchico pietoso” o viene addirittura accusato di essere un agente al soldo del prefetto di polizia Lépine. L’istruttoria, durata due mesi, dimostra che ha agito da solo, che la sua compagna Augustine Coadet ignorava del tutto il suo progetto e che il suo amico, il cantautore anarchico Auguste Valette, non ha alcuna responsabilità nell’attentato. Tra l’altro, quest’ultimo aveva messo Salsou in contatto con il poeta libertario Paul Paillette, una delle figure di spicco del movimento naturista e vegetariano al quale Salsou aveva aderito. Il processo davanti alla corte d’assise della Senna si svolge il 10 novembre 1900 dalle 12.00 alle 18.30. Me Lagrasse, l’avvocato difensore di Salsou che aveva difeso anche Ravachol e Léhautier, fonda la sua arringa sul fatto che “l’arma non era entrata in funzione”, che il crimine non era stato consumato e che dunque l’accusato non poteva essere deferito davanti a una giuria. Tra assoluzione e pena di morte il tribunale opterà per i lavori forzati a vita. Da Fresnes viene trasferito prima a Saint Martin de Ré, e da qui, il 31 maggio 1901, verso i bagni penali della Guyana Francese. Arrivato alle Ilês du Salut verso metà giugno, vi muore quasi subito, il 19 luglio 1901, a causa di “febbre e diarrea” e “alle sofferenze fisiche e morali subite dal forzato”.


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