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giovedì 20 luglio 2023

LA PENSIONE - Allain Leprest

To’, ora la bottiglia arriva al fondo, siamo vecchi, vecchia mia.

Veri vecchi col semolino, vecchi con la testa che trema

Eccoci al fondo della via, a voce bassa, chi l’avrebbe detto

Al tempo della vita che correva, al tempo che non si rimproverava

Alle stelle di sparire

In pensione

A che ci serve questo cuore se si è svuotato del meglio?

Che ci hanno preso legno e forza e non ci resta che la corteccia…

O forse non è proprio una cazzata che il vuoto venga reso

Che dopo la festa restino ancora le lische della vecchiaia

Per finire la sigaretta

In pensione

Tutto qui sembra vecchio, il caffè puzza di orzo

Il «tiamo» mette le pantofole, l’amore getta via le marionette

E la testa si volta di colpo a rileggere la tappezzeria

Su cui mille volte i cacciatori uccidono un cervo che cercava la fuga

Fra la porta e la finestra

In pensione

Forse ad una certa età più o meno lo spirito evapora

E la ragione traballa, e senti i peli bianchi sulla lingua

Noi saremo i centenari che sognano viaggi lontani

Aver voglia del Perù, anche quando senti caderti addosso

Le palate di terra che arrivano

In pensione

Scende la sera, andiamo via, non ci deve trovare seduti

Se molliamo i ninnoli, l’indispensabile sta in uno zaino

Guarda, alzo il pollice e Hop!… si chiama Autostop!

Tanto peggio se non abbiamo i jeans, se questa scema si crede

Che se ci sei dentro il cuore si fermi

In pensione

Addio il letto… Buongiorno Madrid, non facciamo riposare le rughe

Se ci sbrighiamo a correre, domani saremo a Toledo

A vedere le ombre lente, sentire le case che bruciano

Ciao arancio sul cortile, ciao pigrizia dei giorni…

Avevo fretta di arrivare

In pensione

To’, ora la bottiglia arriva al fondo, siamo vecchi, vecchia mia.


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