To’, ora la bottiglia arriva al fondo, siamo vecchi, vecchia mia.
Veri vecchi col semolino, vecchi con la testa che trema
Eccoci al fondo della via, a voce bassa, chi l’avrebbe detto
Al tempo della vita che correva, al tempo che non si rimproverava
Alle stelle di sparire
In pensione
A che ci serve questo cuore se si è svuotato del meglio?
Che ci hanno preso legno e forza e non ci resta che la corteccia…
O forse non è proprio una cazzata che il vuoto venga reso
Che dopo la festa restino ancora le lische della vecchiaia
Per finire la sigaretta
In pensione
Tutto qui sembra vecchio, il caffè puzza di orzo
Il «tiamo» mette le pantofole, l’amore getta via le marionette
E la testa si volta di colpo a rileggere la tappezzeria
Su cui mille volte i cacciatori uccidono un cervo che cercava la fuga
Fra la porta e la finestra
In pensione
Forse ad una certa età più o meno lo spirito evapora
E la ragione traballa, e senti i peli bianchi sulla lingua
Noi saremo i centenari che sognano viaggi lontani
Aver voglia del Perù, anche quando senti caderti addosso
Le palate di terra che arrivano
In pensione
Scende la sera, andiamo via, non ci deve trovare seduti
Se molliamo i ninnoli, l’indispensabile sta in uno zaino
Guarda, alzo il pollice e Hop!… si chiama Autostop!
Tanto peggio se non abbiamo i jeans, se questa scema si crede
Che se ci sei dentro il cuore si fermi
In pensione
Addio il letto… Buongiorno Madrid, non facciamo riposare le rughe
Se ci sbrighiamo a correre, domani saremo a Toledo
A vedere le ombre lente, sentire le case che bruciano
Ciao arancio sul cortile, ciao pigrizia dei giorni…
Avevo fretta di arrivare
In pensione
To’, ora la bottiglia arriva al fondo, siamo vecchi, vecchia mia.
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