1917
Giugno - Il programma di rivendicazioni del Comité Obrero (comitato operaio) della CNT, pubblicato da "Solidaridad Obrera" anticipa le realizzazioni dei Soviet russi. Mentre la febbre rivoluzionaria suscitata dagli eventi russi percorre la Francia e la Spagna, il Comité Obrero inizia la preparazione di uno sciopero generale insurrezionale, negozia con la borghesia liberale catalana un'alleanza politica e si prospetta il rovesciamento della monarchia. Il boom industriale e commerciale del tempo di guerra rinforza la borghesia soprattutto in Catalogna, ostile alla vecchia aristocrazia terriera e all'amministrazione regia, arcaica e non più funzionale allo sviluppo del capitale spagnolo. Si rafforza anche un proletariato vivace e combattivo, che non ha ancora avuto il tempo di formare un'aristocrazia operaia, di imborghesirsi. I bassi salari (un operaio guadagna in media 4 pesetas al giorno, equivalenti a tre quarti di dollaro) provocano lotte per rivendicazioni economiche immediate, che si aprono però sempre più al problema della rivoluzione. La combattività aumenta, soprattutto a Barcellona; la CNT vede un afflusso di forze nuove nella sue file. L'animatore della Barcellona proletaria è Salvador Ségui, soprannominato affettuosamente Noy de Sucre: un coraggioso uomo politico che non ha nulla del politicante; un operaio forte e astuto, grande, attraente sotto la scorza dura, una sorta di Durruti. Ma il Comité Obrero non si pone i problemi nella loro dinamicità: la lotta comincia senza che i dirigenti prevedano fin dove sarebbe arrivata, senza un calcolo realistico delle conseguenze. In una certa misura tutto ciò è inevitabile, perché il Comité Obrero rappresenta una forza in ascesa, che non può restare inattiva. Inoltre, se Barcellona è matura per la rivoluzione libertaria, i legami col resto della Spagna sono ancora tenui. I repubblicani della Catalogna, guidati da Marcelino Domingo, contano sulla forza operaia per strappare alla monarchia una certa autonomia, pronti a ripiegare una volta soddisfatti i bisogni della borghesia. Ségui si rende conto del calcolo della borghesia catalana progressista, ma ha bisogno dei mezzi che essa possiede per iniziare la rivoluzione, della stampa per sostenerla, della rispondenza dell'opinione pubblica. Ségui un libertario di tipo nuovo, che si fa beffe della vecchia tradizione anarchica, ingenua e naturista, e che pone invece con forza e competenza i problemi immediati del salario, dell'organizzazione, degli affitti, del potere rivoluzionario. Alla metà di luglio squadre di militanti armati pattugliano la città. Ma all'ultimo momento i parlamentari catalani si spaventano e si ritirano dalla lotta; la folla attacca ugualmente, la Guardia civil carica, il Comité Obrero ordina la ritirata.
9 luglio - la rivoluzione è vinta quasi senza combattimento. Una nuova insurrezione scoppia in agosto, questa volta con violenti scontri stradali. I morti sono oltre un centinaio da una parte e dall'altra. La lotta si spegne, ma l'avanzata rivoluzionaria della Catalogna non si ferma: riprenderà, vittoriosa, il 19 luglio 1936, con Durruti, con Ascaso, con Germinal Vidal e tutti i mille e mille eroici, oscuri militanti della CNT, della FAI, del POUM.
12 luglio - Nel tentativo di spezzare uno sciopero nelle miniere metallifere dell'Arizona, le autorità deportano da Bisbee nel deserto del Nuovo Messico oltre 1200 Wobblies (lavoratori aderenti all'IWW).
Agosto - A Torino scoppia una rivolta contro la guerra. Per cinque giorni si hanno scontri tra gli operai e la popolazione da una parte e la polizia e l'esercito dall'altra. L'origine della rivolta è negli scioperi contro il carovita e per la pace che vengono proclamati nelle fabbriche torinesi. Nella repressione cadono centinaia di operai. Non si tratta di un fenomeno isolato: anche la Francia attraversa una crisi rivoluzionaria soffocata senza eccesso di repressione. In Champagne un'armata in aprile sta per marciare su Parigi; si hanno casi di ammutinamento di numerosi reggimenti, e cosi pure in tutti i paesi belligeranti: Il grande massacro, i gravi problemi economici e politici provocano fermenti violentissimi, ma l'entrata in guerra degli Stati Uniti (6 aprile) risolleva i militari alleati. In Francia (nel novembre) il potere è assunto dal risoluto bellicista Georges Clemenceau e l'esercito è affidato al generale Pétain. Nelle democrazie si formano governi di coalizione nazionale che imbrigliano i socialisti e catturano le masse con l'oppio dello spirito patrio; in Germania invece si risponde al fermento con la dittatura militare e la militarizzazione delle industrie. Dappertutto, viene sospesa l'attività parlamentare, inasprita la censura e la lotta contro il «disfattismo».
25 ottobre (7 novembre) - Occupazione del Palazzo d'inverno (sede del Governo Provvisorio di Aleksandr*Kerenskij) e di altri punti strategici di Pietrogrado da parte dei marinai e soldati rivoluzionari. Proclamazione del governo rivoluzionario (consiglio dei commissari del popolo) da parte del secondo congresso panrusso dei soviet. Lenin alla testa dello «stato operaio» e Trotzki commissario alla guerra cercano di riorganizzare su basi nuove la produzione, l'esercito, la vita sociale. La guerra civile scatenata dai reazionari russi e dalle democrazie occidentali contro il primo paese socialista finirà per costringere i due grandi rivoluzionari a gravi misure di carattere autoritario. La critica degli anarchici e di Rosa Luxemburg molto dura, pur riconoscendo che il merito di Lenin e di Trotzki è stato quello di comprendere che nessuna soluzione intermedia (del tipo «compromesso democratico» con Kerenskij), è possibile tra la dittatura reazionaria di un generale Kornilov e la dittatura rivoluzionaria dei soviet.
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