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giovedì 10 ottobre 2024

L’Anarchia nel XX secolo – Parte XXXVII

1936 

Il 2 luglio 1926 le autorità francesi annunciano di avere scoperto un complotto per assassinare il re di Spagna Alfonso XIII che il 14 luglio deve venire in Francia. Traditi da un compagno che doveva guidare il taxi nell'attentato progettato per vendicare il pedagogista libertario Francisco Ferrer, vengono arrestati Durruti, Ascaso e Jover. Condannati e richiesti da Spagna e Argentina, pende su di loro la minaccia dell'estradizione che il tribunale penale concede per l'Argentina. Non il garrote ma l'ergastolo nella Terra del Fuoco. Ma un'imponente mobilitazione popolare guidata da Louis Lecoin del comitato per la salvezza di Sacco e Vanzetti ottiene che i tre anarchici vengano accompagnati alla frontiera belga. Ma Belgio e Lussemburgo rifiutano di accoglierli. Anche l'URSS pone condizioni inaccettabili. I 3 anarchici tornano clandestinamente a Parigi.Nel 1927, appena uscito di prigione, Durruti  conosce a Parigi Emilienne Morin, una giovane anarchica che aveva seguito la campagna per la liberazione dei «tre moschettieri» (come la stampa chiamava Durruti, Ascaso e Jover). Emilienne e Buenaventura s'innamorano, e resteranno sempre assieme, senza sposarsi mai, come vuole la morale anarchica. Durruti trova lavoro a Lione, ma scoperto dalla polizia, è condannato a 6 mesi di carcere per avere contravvenuto all'ordine di espulsione. Avviato in Belgio, deve fuggire perché gli viene negato il permesso di soggiorno. Nel 1928 raggiunge con Ascaso, clandestinamente, Berlino. Qui conosce Rudolf Rocker, Fritz Kater e Erich Muhsam. Durruti insiste nella necessità della rivoluzione dal basso. È decisamente contrario al socialismo per decreto legge, e nel suo limitatissimo tedesco frammisto a parole spagnole e francesi cerca di spiegare gli errori compiuti dalla rivoluzione russa. Durruti è ormai un vero militante rivoluzionario, cosciente dei problemi sul piano generale, intellettuale, e pieno di energia fisica. E grande, forte come un atleta, con una testa bellissima. Ha una voce robusta, da tribuno, che sa anche argomentare con intelligenza e rigore e che conosce tane le sfumature della bontà e della tenerezza. Ha un solo vestito, rattoppato: dei milioni delle rapine alle banche non ha tenuto un soldo per sé. Nel 1930 può finalmente stabilirsi a Bruxelles con Ascaso ed Emilienne, avendo ricevuto il permesso di soggiorno. Di fronte alla forza di Durruti, alto e maschio, con folti capelli, Ascaso, stempiato e malinconico,

sembra ancora più piccolo e fragile. La sua dolcezza, la sua ironia, nascondono in realtà una grande energia. Lavora come meccanico in un'officina di pezzi di ricambio per automobili. E lui che progetta le azioni, calcolando ogni dettaglio, in modo che al coraggio e alla rapidità di Durruti vengano risparmiati, più possibile, rischi e incognite. Insieme, sono una coppia perfetta, invincibile, in cui la violenza è messa al servizio di un'idea libertaria, generosa, priva della minima traccia di egoismo. Qualche giorno dopo la proclamazione della repubblica, nell'aprile del 1931 Durruti piomba con Ascaso e Garcia Oliver a casa di una famosa anarchica spagnola, Federica Montseny (futuro ministro della repubblica durante la guerra antifranchista), in Barcellona. La Montseny, più cauta e possibilista, vuole lasciare alla neonata repubblica la possibilità di consolidarsi; i tre reduci dall'esilio affermano invece che se la repubblica borghese si consolida svaniranno le possibilità rivoluzionarie per i lavoratori. La Montseny riconoscerà in seguito, di fronte all'evoluzione degli eventi, che la posizione di Durruti era più giusta e lungimirante. La repubblica, infatti, legata a un timido riformismo, non riesce neppure a portare a termine la riforma agraria, problema fondamentale per la Spagna dell'epoca. Durruti è ora un uomo molto più tranquillo, gentile, dotato di una immensa energia ma consapevole dei grandi problemi che sovrastano il paese e in particolare il movimento operaio. Il 10 maggio il corteo degli anarchici raccoglie a Barcellona 100 000 persone; quello dei comunisti, che pure avevano inondato la città di manifesti, solo 6000. Davanti al palazzo della Generalidad il corteo anarchico è assalito dalla polizia. Gli operai rispondono al fuoco. Interviene l'esercito, ma Durruti convince i soldati a puntare le armi contro la polizia. Viene cosi evitato un massacro. Impegnati nella lotta contro l'apparato statale, gli anarchici tendono a sottovalutare il pericolo di un partito comunista controllato dagli stalinisti e fedele esecutore della politica estera di Mosca. Il quotidiano comunista “La Batalla” scrive in prima pagina: «FAI-ismo = fascismo»  e il dirigente socialdemocratico Fabra Rivas afferma: «Come mi piacerebbe fucilarli sul posto, Ascaso e Durruti!». Dopo un comizio a Gerona che entusiasma la folla per la forza e la semplicità dei sentimenti espressi, Durruti viene arrestato per «avere preparato a Parigi un attentato contro Alfonso XIII». La procura della repubblica finge d'ignorare che esiste un'amnistia generale e che la monarchia era stata rovesciata. La popolazione di Gerona insorge e assalta la prigione per liberare Durruti; sciopero generale, stato d'emergenza. Dopo 3 giorni di sciopero  Durruti viene rilasciato, ma con Ascaso viene  deportato in Africa. Fugge e torna alla lotta in Spagna; la repressione sociale con veste repubblicana continua ad abbattersi sul movimento operaio.



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